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L'americano tranquillo di Graham Greene
Nella dedica iniziale a degli amici di Saigon, Greene precisa che questo è un racconto, non un libro di storia, per cui i fatti reali sono stati in qualche modo rimaneggiati, ciò non toglie che i fatti stessi narrati rispecchiano riflessioni, considerazioni ed attività realmente vissuti dallo scrittore durante la sua esperienza come inviato speciale anche in Indocina.
Siamo nel marzo 1952, a Saigon, durante la guerra tra Francia e Indocina, il cinquantenne cronista, o meglio come ama definirsi reporter, inglese Thomas Fowler conosce un giovane funzionario americano della Missione per gli aiuti economici Alden Pyle; tra i due nasce, nel breve rapporto intercorso, una forma labile di amicizia messa in crisi dall’amore per una stessa giovane vietnamita, la dolce Phuong “Fenice”. Il giallo assume i connotati del poliziesco psicologico nell’istante in cui Pyle viene ucciso in circostanze misteriose e Fowler cercherà la verità ripercorrendo nella memoria
tutti i momenti passati insieme, da quando tutto era cominciato, a Pyle che si era seduto al suo fianco al Continental e…alla sua morte che gli arreca dispiacere. Al centro dell’opera si pone il confronto tra due personaggi implicati in uno stesso conflitto, ma con atteggiamenti opposti: Fowler disincantato e cinico, con un matrimonio in rotta di collisione ricorre all’oppio come rimedio al tormento delle sue angosce private e Pyle, apparentemente ingenuo, è considerato un uomo tranquillo, mosso da ideali patriottici che legittimano la presenza degli USA nei punti caldi del mondo. Emergono due tipologie umane bifronti, Fowler considera con triste distacco e consapevolezza e la ruvidezza di cui è fatta la sua professione: “Ero un corrispondente e pensavo per titoli: Funzionario americano assassinato a Saigon. Nel giornalismo non si impara come comunicare le cattive notizie” e gli accadimenti bellici che diventano una sorta di amara riflessione sugli uomini e il mondo, Phyle imbevuto del sogno americano non esita a diventare complice di una serie di sanguinosi attentati su civili per favorire il sospetto dell’opinione pubblica contro i comunisti. La storia narrata ha tutti gli ingredienti tipici del giallo e del giallo di marca Greene: la suspense, i colpi di scena, il messaggio altamente etico sugli uomini sia carnefici sia vittime, l’amore tormentato per una donna più giovane. Greene nell’intreccio privilegia la dimensione morale e una posizione personale emotiva più che politica di fronte ai tragici eventi militari; i dubbi interiori di Fowler cozzano con le certezze granitiche di Pyle, ma “prima o poi bisogna scegliere con chi stare, se si vuole restare esseri umani”. Sul piano linguistico, la scrittura scivola come la sabbia nella clessidra, regolare, precisa e chiara: un formidabile uso dello strumento espressivo che rende agevole e interessante la lettura.