Avevano spento anche la luna Avevano spento anche la luna

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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    03 Febbraio, 2023
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...ma c'è chi ha il fiammifero in mano

Una bellissima testimonianza storica e umana. La madre e il padre di Lina sembrano persone di un altro mondo. E' bello vedere come in una situazione di grandi privazioni siano rimaste vive solidarietà e bontà. Vedere il bene nell'altro, vedere l'uomo e non il nemico riesce a sciogliere i cuori più duri.

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Opinione inserita da Patrizia    16 Dicembre, 2018

Avevano spento anche la luna

ìÈ un romanzo drammatico, una testimonianza delle crudeltà volute da Stalin in Unione Sovietica per eliminare intere popolazioni o coloro che avevano la sorte di essere sospettati di crimini contro lo Stato. Nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, mentre l’Europa era sconvolta della tragedia immane della guerra , mentre cominciava il calvario degli ebrei che venivano braccati e condotti nei campi di sterminio, ecco che altrove, in Lituania, si consuma un’altra tragedia: l’eliminazione sistematica di un intero popolo che ha il torto di esistere; i metodi utilizzati sono i soliti: retate, 20 minuti per preparare le valige, lunghi, estenuanti viaggi stipati in carri bestiame, senza aria, senza cibo se non una brodaglia grigia ogni tanto e infine I lavori forzati. Gli aguzzini non sono MOSTRI ma sono solo uomini, soldati educati ad essere crudeli e senza anima. Così, con un estenuante viaggio verso la gelida Siberia, comincia il racconto di Lina, una quindicenne, strappata alla sua casa insieme alla bella madre e al fratellino, del padre non se ne saprà nulla. Il racconto di Lina è terribile, il freddo, la fame, la sete, la paura..i lavori forzati sono I suoi carnefici. Eppure questa massa di disperati di aggrappa alla vita, molti e la stessa Lina vogliono vivere a tutti i costi, ma vivere è una sfida continua giorno dopo giorno , malnutriti, esposti al gelido inverno, umiliati, lì, nei campi la pietà ed il rispetto sono rari, la lotta per la sopravvivenza più forte. E’ incredibile di quanta forza inaspettata sia capace un individuo che non vuole arrendersi, che non vuole lasciarsi andare ad un destino crudele, anche quando tutto sempre perduto, infatti Lina trova il coraggio e la forza nei suoi ricordi, nella sua casa, nella sua vita precedente e si impegna con tutte le sue forze a vivere e a ricordare. Disegna, disegna tutto ciò che vede, le persone, le cose, gli aguzzini, usa il disegno come arma! Eppure in tutto questo, spesso, si accende una speranza ogni qual volta qualcuno compie un gesto di altruismo, di solidarietà, di pietà verso un altro. Lina è coraggiosa, promette a se stessa di uscire da quella voragine e dedicare la sua vita ad onorare la memoria di migliaia di uomini e donne che sono morti in nome della più cupa barbarie. E’ un libro da leggere e da far leggere soprattutto ai giovani per dar loro la consapevolezza che la libertà e la democrazia non sono valori astratti, conquistati una volta per sempre ma il risultato di un lungo cammino tortuoso e tormentato, i cui nemici, sempre in agguato, sono l’indifferenza, la cultura dell’odio, l’arroganza, la prevaricazione!

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siti Opinione inserita da siti    31 Agosto, 2014
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Un altro capitolo di storia

Premetto: il libro mi è piaciuto.Ha toccato la mia sensibilità e mi ha aperto una pagina di storia che ignoravo e che forse è ancora da scrivere. Mi ha lasciato lo stimolo a saperne di più ; ad approfondire la realtà storica e per questo ringrazio l'autrice. Eppure ho fatto fatica, non tanto a leggerlo (lo divori un libro come questo) ma a calarmi dentro "l'invenzione romanzata" anche se ispirata ad una storia vera e principalmente per questi motivi:
- ambientazione storica poco efficace: cenni brevi alla storia della Lituania, sporadici riferimenti culturali;
- scrittura poco efficace (il senso di annientamento così ben descritto da Levi viene reso bene ma non abbastanza da farmi dimenticare di non essere al cospetto di una scrittura autobiografica, probabilmente quella più vicina alla mia natura per affrontare queste tematiche)
Rimane un parere comunque positivo e il merito di aver portato alla nostra attenzione un altro capitolo di storia. Evidente anche la sua utilità didattica.

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Francesca2213 Opinione inserita da Francesca2213    11 Ottobre, 2013
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Un libro commovente ed unico

Non si sente molto parlare delle vittime del comunismo,delle vittime dei gulag ma solo di i milioni di ebrei morti nei campi tedeschi e credo che questo libri ti porti a scoprire parti di storia un pò più nascosta,perchè come sappiamo molta della nostra cultura è data dai mass media che molto spesso omettono certe storie soprattutto per paura,come si dice alla fine del libro le vittime di quelle torture non possono,ancora tutt'oggi,assolutamente parlarne perchè potrebbe costargli la vita.
La storia è forse una delle più belle che abbia mai letto,questa ragazza costretta a crescere in fretta a diventare donna e ad affrontare l'impensabile,questo fratellino di soli 10 anni che invece si comporta da vero uomo,questa adolescenza rubata come i genitori! Si legge la forza e l'unione di una famiglia perchè uniti si può vincere tutto! Un bellissimo romanzo che serve ad aprire gli occhi e a cercare delle risposte,altri libri sull'argomento ma sono moltooo pochi e questo mi dispiace perchè MILIONI di persone sono morte nei gulag come nei campi e bisogna ricordare entrambi non solo una parte della storia.!

ecco la mia video recensione:
http://www.youtube.com/watch?v=cZlXL59Xqdo

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aeglos Opinione inserita da aeglos    14 Settembre, 2013
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UN VIAGGIO TERRIBILE VERSO L'IGNOTO

Ecco un libro che sicuramente non mi ha lasciata indifferente....Affronta un tema troppo poco conosciuto, di cui si è pubblicato quasi niente. La storia viene raccontata attraverso gli occhi di una ragazzina di appena quindici anni, cresciuta troppo presto in così poco tempo, dovendo affrontare una dura prova, malattie, morti, la fame..... Descrive in maniera dettagliata i particolari di un viaggio terribile verso l'ignoto dove morte e violenza ne fanno da padroni. Mi è piaciuto anche il modo di scrivere dell'autrice, riuscire a includere momenti presenti di terrore e tristezza dei vari personaggi a momenti passati, in cui la famiglia stava bene ed era felice. Bella l'immagine di questa madre che adora i figli, cerca di dare loro ogni tipo di conforto, che spera fino all'ultimo di tornare a vivere e che ama tutti, persino i suoi nemici, dando un buon esempio ai suoi due figli. Mette in evidenzia angoscia, amarezza, tristezza e paura di ogni personaggio e quanto può essere utile e terapeutica la pittura. Leggendo questo libro mi è venuto un nodo alla gola sapendo che comunque non è solo un libro, ma è stata una storia vera purtroppo, davvero delle persone sono morte e hanno sofferto....e sicuramente fa apprezzare le piccole cose della vita, da un semplice fiore a un pezzettino di carta.... E' un bellissimo libro carico di emozioni, commovente per la tristezza delle situazioni e l'atroce destino al quale sono abbandonate persone che non hanno commesso nulla. Un libro toccante, dove ogni persona ha lottato per mantenere la sua dignità e per cercare di sopravvivere in un modo o nell'altro. La cosa che più mi ha fatto "tremare" è stata la durata di questa loro prigionia..un tempo infinito..... Ogni personaggio ha lasciato una traccia indelebile nel mio cuore.

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LA CHIAVE DI SARA.
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Opinione inserita da mariateresa    13 Settembre, 2013

struggente e appassionante

Ho appena finito di leggere questo libro, che considero il più bello che abbia mai letto. Sono commossa e faccio fatica a staccarmi dai personaggi e dalle situazioni. Ho vissuto con Lina e la sua famiglia questa storia, ho attraversato l’Unione Sovietica insieme a loro, ho diviso con loro la vita in Siberia. Ho pianto in più di una occasione in quanto il racconto è appassionante e struggente allo stesso tempo. La potenza narrativa ti introduce nel romanzo accompagnandoti ad ogni capitolo, rendendo il racconto fluido e scorrevole nonostante la drammaticità dei fatti .
Non conoscevo questo libro e la sua autrice e sono approdata a questo racconto al rientro di un viaggio nelle tre repubbliche baltiche, dove sono rimasta colpita dalla storia agghiacciante che ancora pulsa in ogni angolo delle città e dei paesaggi e che è ancora presente nella popolazione adulta. Ho visitato alcuni musei che mi hanno aiutato a comprendere un tratto di storia ancora a noi troppo sconosciuto. In particolare sono rimasta affascinata dalla dolcezza e dalla generosità del popolo lituano che ancora oggi porta i segni del terribile genocidio.
“Parlatene” dice l’autrice nella nota, affinchè tutti possano conoscere le atrocità commesse insieme alla forza di questi popoli, che nell’avvicendarsi della storia, non hanno mai smesso di sperare.
Consiglio la lettura ad ogni età, ma soprattutto ai giovani , in quanto nonostante la brutalità di quanto narrato è un romanzo scorrevole ed ogni pagina viene letta con grande passione. Credo che a loro debba essere indirizzato, affinchè non si commettano nel futuro gli errori compiuti del passato.
“Io avevo sedici anni, ero in Siberia, ma non conoscevo la risposta. Era l’unica cosa di cui non avevo mai dubitato. Volevo vivere. Volevo rivedere la Lituania, volevo annusare il mughetto nella brezza sotto la mia finestra. Volevo dipingere nei prati. C’erano solo due possibili esiti in Siberia. Il successo significava sopravvivere. Il fallimento significava morire. Io volevo la vita. Volevo sopravvivere.”

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    23 Aprile, 2013
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Between shades of gray

Lina ha solo quindici anni quando la sua vita cambia improvvisamente.
Si trova sbalzata insieme a molte altre persone in una realtà ben diversa da quella in cui era abituata a vivere.
Da quella brutta notte la sua famiglia si dividerà, lei partirà con la madre ed il fratello mentre il padre verrà spedito in tutt’altra parte con un altro convoglio.
Il treno porterà Lina e la sua famiglia nella steppa russa.
Questi poveri malcapitati passeranno settimane con i morsi della fame, con la sete, non riusciranno a riposarsi e verranno sottoposti a molte altre angherie.
Questo viaggio ai limiti della sopportazione porterà tutti loro ad un campo di lavoro.
Lina anche se è ancora una bambina ci farà vedere tutta la sua forza, la sua dignità e la sua perspicacia .
Questa ragazzina documenterà la sua brutta esperienza attraverso lettere e disegni fatti di suo pugno.
Lina, sua madre e suo fratello si batteranno ogni giorno per la vita.
Faranno di tutto per sopravvivere e tenere altro l’orgoglio della famiglia.

L’autrice per scrivere questo libro si è ispirata ad una storia vera.
Una storia terribile, che parla di genocidi, deportazioni, stupri ed altri atti ignobili.
Lo stile è semplice e molto scorrevole.
La suddivisione in brevi capitoli facilita la lettura e fa in modo che il lettore termini in breve tempo questo libro.
È un romanzo che racconta una storia forte e sconvolgente.
Lina è una ragazza forte che riesce a sopravvivere anche quando tutto intorno a lei diventa cupo e senza forma.

Si tratta di un libro che ti toglie il fiato e che non si può lasciarsi fuggire.
È il grido disperato di un’adolescente che si trova di fronte ad un mondo pieno di crudeltà.

Buona lettura!

“Ma io voglio vivere. A ogni costo.”

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Opinione inserita da alice    20 Febbraio, 2013

munch

mi ha fatto riflettere. sul mondo e sul mio principio di vita. non sono menefreghista, ma ora sono più cosapevole di ciò che è stato: non bisogna dimenticare. Lo dobbiamo a quelli che hanno sofferto e dato un futuro a noi, lo dobbiamo alla pace nel mondo e alla felicità universale.

è un libro che emoziona che divora l'anima perchè vorresti che tutto ciò non fosse successo. Lo vorrebbe Lina e lo vorrei anche io. il male lo puoi fare a tutti, mail bene lo puoi fare solo alle persone buone, diceva Piranello. Citazione assolutamente sincera ed efficace.
Lina racconta ciò che vede, come Munch. amo la sincerità e anche se ne si ha paura non evitalela.
leggetelo.
non che l'opinione di una 14enne conti tanto, ma se volete essere consapevoli di quel che ora siamo leggete questi libri.

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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    24 Giugno, 2012
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Davai! Krasivaja.

Ona, Sigra Rimas, Andrius, cattivissima Uljuska, guardia bionda Kretzskij, il calvo, Signor Lukas (l'uomo che caricava l'orologio), signa Grybas, sigra Arvydas, scorbutica e figlie, Janina e la sua bambola Liale: vi conosco, vi vedo, vi sento, vi rispondo, con gli occhi, le orecchie, il cuore, le lacrime. Vi voglio tanto bene, in modo atavico e con tutta me stessa. Vi sento madre, sorella, fratello, amica, nemico, odioso conoscente...e vi amo tutti.
La storia narrata è quella della famiglia Vilkas: Elena, Lina, Jonas e tanti altri esseri umani che in un giorno qualsiasi si ritrovano ad essere bestie, ma nell'animo veri partigiani della solidarietà umana. Un racconto straziante e bellissimo: è possibile.

14 giugno 1941: "Mi portarono via in camicia da notte". "Jonas corse nella mia stanza. Si era vestito per andare a scuola, con la divisa e il cravattino, e teneva in mano la cartella. I capelli biondi erano accuratamente pettinati con la riga da parte. Sono pronto mamma, disse con la voce che tremava."


"Uljuska si alzò dal suo pagliericcio e latrò qualcosa alla mamma.
Smettila di gridare. Ce ne andiamo le dissi.
Lei cominciò a dare alla mamma patate, barbabietole e altro cibo che aveva messo da parte. ... Non potevo crederci. Perchè ci stava regalando quelle provviste?"


"La sigra Rimas si inginocchiò di fianco a noi. Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla, iniziò a recitare.
Mamma, gridò Jonas.
Le lacrime mi rigarono le guancie.
Aveva uno spirito bellissimo, disse l'uomo che caricava l'orologio.
Janina mi accarezzò i capelli.
La sigra Rimas continuò: Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perchè tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei amici.
Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca.
Si, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni.
Amen."
Il calvo aveva lo sguardo fisso nel vuoto e, per una volta, non disse nulla.
...Io e Jonas camminavamo davanti, la signora Rimas e l'uomo che caricava l'orologio al centro, e il calvo chiudeva il corteo. Janina si trascinava di fianco a me. Persone che non conoscevo si unirono a noi....Kretzskij stava parlando con le guardie sotto il portico. Ci vide e smise di parlare."

Non ho parole per dire....leggetelo. Raramente un racconto vi arricchirà di conoscenza e amore.

Davai! significa sbrigarsi, sempre sbrigarsi.
Krasivaja significa bella, ma con forza. Unica.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    04 Febbraio, 2012
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Restare uniti

Bellissimo romanzo che racconta la storia di una famiglia di deportati lituani che vengono caricati su un carro bestiame e portati fino in Siberia. Lungo le tappe di questo viaggio, nel corso del romanzo, sono frequenti i ricordi narrati, scritti proprio in corsivo, di quando ancora questa famiglia viveva momenti sereni. Il punto di vista è quello di Lina, ragazzina di 14 anni, che vede sgretolarsi la sua famiglia, ma che trova la forza di reagire, perché ama la vita. Ci sono momenti di rabbia incontrollata, di tristezza intensa, di buio e di luce. Lina si guarda allo specchio la mattina in ci viene portata via e non ha idea di quanto in fretta cambierà il suo viso, così come non sa ancora quanto un sorriso che si accende o si spegne su un viso può cambiarne i lineamenti. Emozionante è la sua continua ricerca di un legame con il padre, il suo desiderio di trovarlo e di fargli sapere che lei è viva. Commoventi sono i suoi pensieri e i suoi gesti da bambina.

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ant Opinione inserita da ant    16 Dicembre, 2011
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Pagina triste di storia vera

Un libro imperniato sull'odio profondo che Stalin aveva verso chi poteva mettere in discussione la sua leadership.
In particolar modo in questo testo vengono analizzate e approfondite tematiche relative alla deportazione del popolo lituano, e soprattutto di una famiglia, i Vikas, la cui figlia quindicenne Lina è l'io narrante del romanzo.
La trama: nel giugno 1941 Lina figlia del rettore dell'Università di Kaunas, in Lituania, viene trascinata via nel cuore della notte dagli agenti dell'NKVD, la polizia segreta sovietica, e riesce a portare con sè solo della matite colorate e dei fogli.
Inizia un lungo viaggio per Lina,i suoi familiari e per tanti deportati di origine baltica verso la Siberia, la forza e la capacità di incuriosire il lettore sta proprio nell'intelligenza della scrittrice di saper mettere a fuoco tutte le sensazioni, le suggestioni, gli stati d'animo,le ansie,i tormenti,le paure...insomma tutta una gamma di emozioni umane riportate con sensibilità e precisione da parte della Sepetys.
Quello che colpisce più di tutto, e che propompe più di ogni cosa da queste pagine a proposito dei sussulti dell'animo, è proprio la "dignità" dei protagonisti del libro e parallelamente di tutto il popolo lituano, incapaci di portare rancore e serbare odio ma vogliosi di ricominciare daccapo e di godere delle libertà perdute.
Un libro sì molto triste ma allo stesso ricco di speranza e di profonda umanità.
Saluti

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libri che parlano delle deportazioni e delle atrocità perpetrate da uomini ad altri esseri umani della stessa razza
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Ally79 Opinione inserita da Ally79    10 Dicembre, 2011
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....................................

"Non devi concedergli niente, Lina, nemmeno la tua paura."

Tre ore per leggere questo libro,non puoi chiuderlo e andare a berti un caffè.Non puoi chiuderlo e mandare un sms.Non puoi chiuderlo e mangiare un biscotto.Il rispetto verso la storia ti impedisce di compiere le tue normali azioni quotidiane.
180 minuti di dolore profondo.
L'ho appena chiuso e scrivo sull'onda emotiva che ho dentro.
Non ho vergogna nel dire che mi tremano le mani.
Nel 1940 è iniziata l'occupazione,lo sterminio,la deportazione dei cosiddetti antisovietici.Inutile sottolineare che non erano antisovietici:erano donne,uomini,bambini,anziani,giovani.Erano esseri umani che hanno subito la privazione di se stessi.Non gli hanno tolto la libertà,non la dignità,non le comodità,non la vita:gli hanno tolto se stessi.
E'la giovane Lina a raccontarci questa storia.E'lei a essere strappata alla sua vita con la fiera madre e il piccolo Jonas costretto a diventare uomo a undici anni.
Non avrebbe alcun senso raccontare la trama perchè non è una trama.E'la più orribile pagina che la storia abbia mai scritto e tutti noi la conosciamo sia che siamo informati sull'Unione sovietica di Stalin,sia se conosciamo il terzo reich di Hitler.


«Quello che intendo dire è che abbiamo a che fare con
due demoni che vogliono governare entrambi l’inferno.»

Comunismo o fascismo...che importa?Entrambi hanno creato lo stesso inferno.Anche se sfogli le pagine stesa comodamente sul tuo letto,con la dispensa piena e la libertà di cui mai ti hanno privato non puoi non sentire il male dentro.
L'autrice non ha vissuto in prima persona tutto questo ma ti basta sapere che tutto ciò che viene raccontato è il riporto fedele delle testimonianze di chi l'orrore l'ha vissuto e grazie al miracolo del corpo e della mente è sopravvissuto.
Non parlerò di stile,non parlerò della bravura della Sepetys,non posso dirvi se è un bel libro.Vi suggerisco solo di leggerlo e se lo farete non posso augurarvi una buona lettura.

"Questa testimonianza è stata scritta per tramandare una documentazione autentica,per parlare in un mondo in cui le nostre voci sono state soffocate. Può essere che i presenti scritti la sconvolgano o la facciano inorridire, ma non è questa la mia intenzione.La mia più grande speranza è che le pagine contenute in questo barattolo stimolino in lei la fonte più profonda della compassione umana.Spero che la inducano a fare qualcosa, a raccontare a qualcuno.Solo allora potremo essere sicuri che a questo genere di malvagità non sia più permesso di ripetersi."

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alessandra84 Opinione inserita da alessandra84    05 Dicembre, 2011
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avevano spento anche la luna

volevo fare solo un breve commento su questo libro... ma adesso le parole non vengono... è bellissimo è crudo e reale...
mi sono immedesimata così tanto che non ho fatto altro che piangere soprattutto perchè sono cose realmente successe! è incredibile che l'essere umano sia capace di tanta crudeltà...
ma la cosa che mi ha veramente colpito è lo spirito con cui queste persone hanno affrontato queste difficoltà... il coraggio di continuare a vivere di attaccarsi alla vita e non lasciarla andare! la frase di albert camus con cui si conclude il libro lo riassume alla perfezione... "alla fine ho imparato che, anche nel profondo dell'inverno, dentro di me regnava un'invicibile estate"...

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    17 Novembre, 2011
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Per ricordare

Il romanzo della Sepetys riporta alla luce l'ennesima pagina di dolore e morte, scritta durante il secolo scorso: la deportazione e la soppressione del popolo lituano per mano dei russi.
Dittature, stermini di massa, crudeltà cieca sono tematiche oramai passate e ripassate sotto la lente d'ingrandimento e sono oggetto di continuo spunto per la saggistica e la letteratura, tuttavia, partendo dal fatto che è doveroso non dimenticare mai i crimini commessi dall'uomo, è sempre interessante e proficuo affrontare una simile lettura.
L'ottimo lavoro di ricerca e di ricostruzione documentaristica infonde alla lettura quella forza che solo un estremo realismo narrativo dei fatti può dare; le condizioni aberranti in cui uomini, donne e bambini furono costretti, sono esposte minuziosamente, tanto da superare i confini spazio-tempo e far piombare il lettore nel gelo delle aride terre siberiane, in mezzo a gente martoriata dalla fame e dalle malattie, dove la prospettiva della morte arriva perfino ad apparire preferibile alla vita.
Immagini strazianti e agghiaccianti che fanno un male terribile al cuore e che la mente rifiuta di accettare; ma questa è storia.
Orrore su orrore percorre queste pagine, dandoci la misura della follia umana.
Si tratta di un romanzo oggettivamente ben scritto, la cui peculiarità è data da una suddivisione in capitoli brevissimi che, dettando un ritmo serrato e rapido di lettura, fanno sì che il pubblico rimanga partecipe fino all'ultima riga, scosso da una commozione che strada facendo assume i connotati della indignazione e del ribrezzo.
L'unica nota dolente riscontrabile è una potenza narrativa alquanto acerba, complice uno stile linguistico a tratti troppo asciutto; sicuramente non ne viene compromesso il valore del lavoro, poiché la durezza delle immagini riesce a parlare da sé, tuttavia è lecito chiedersi come un abile narratore avrebbe dato voce a questi protagonisti.
E' un romanzo che tutti dovrebbero leggere, per prendere piena coscienza del passato e per avere la gioia , poi, di assaporare con più consapevolezza la tranquillità di una vita lontana da certe brutture.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    18 Ottobre, 2011
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AVEVANO SPENTO ANCHE LA LUNA

Difficile recensire questo libro. Qualsiasi cosa si scrive è una nullità rispetto alla portata del romanzo. L’unica cosa che forse è opportuno dire è il fatto che durante la lettura ho cercato di credere che tutto quello che leggevo era pura invenzione dell'autrice, perché non è concepibile, per persone che vivono nella nostra realtà, accettare i maltrattamenti a cui sono stati sottoposte queste povere persone. Purtroppo le atrocità decritte sono tremendamente vere, perché il male esiste ed è esistito, magari con nomi diversi, ma sempre con lo stesso denominatore comune: la malvagità. Ho da poco finito di leggere un libro su hitler (volutamente scritto con la lettera minuscola), ma devo dire che questo libro sembra il continuo dell’altro, con l’unica eccezione del nome: Stalin. Non per niente ad un certo punto della storia questi due personaggi si sono alleati per spartirsi intere nazioni come se giocassero ad un gioco di società, prima di dichiararsi guerra. La storia ci ha insegnato che gli “Alleati” per liberarsi di uno di questi due personaggi sono dovuti scendere a patti con un l’altro, che non era certo migliore.

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katia 73 Opinione inserita da katia 73    12 Ottobre, 2011
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avevano spento anche la luna

Devo essere sincera, questi sono i “miei” libri, ultimamente avevo abbandonato un po’ il genere , ma c’è poco da fare a me questi libri piacciono, si vede che io devo struggermi di dolore e commozione quando leggo , si vede che mi piace molto più la realtà per quanto brutta piuttosto che la fantasia, fatto sta che avevo nostalgia e ho dovuto a tutti costi comprarlo.
L’ho finito in tre/quattro sere, non è lunghissimo, i capitoli sono molto corti e poi non riuscivo proprio a chiuderlo , quando ho per le mani qualcosa che mi appassiona così tanto è difficile smettere di leggere.
E’ la storia di Lina, una ragazza di quindici anni, che all’improvviso una sera viene portata via da casa sua in Lituania dai soldati dell’armata russa, i soldati di Stalin. Irrompono in casa e gli danno venti minuti per preparare le valige, è il caos, sua mamma cerca di raccogliere più cose utili possibili, suo fratello non sa cosa mettere in valigia, e Lina abbandona un pezzo di pane appena sfornato a favore di matite e album da disegno, e, nonostante la fame che patirà non lo rimpiangerà, il disegno è la sua grande passione, che non abbandonerà mai, nemmeno nei momenti più disperati.
Partono così, Lina è ancora in camicia da notte, la loro destinazione è sconosciuta, ammassati nella carrozza di un treno che porta la scritta “Ladri e prostitute” passeranno diverse settimane tutti schiacciati uno sopra l’altro, il treno si ferma solo per permettere alle guardie di sbarazzarsi dei cadaveri di chi non sopravvive.
La loro destinazione è la Siberia e i campi di lavoro .La vita nei gulag è durissima, ma la natura umana, fortunatamente spesso porta ad aiutarsi nelle difficoltà e qui Lina sua madre e suo fratello troveranno degli amici e un po’ di solidarietà.
L’altro giorno si facevano commenti sul fatto se fosse giusto o no scrivere la biografia di Hitler,io credo che sia sempre giusto conoscere i fatti della nostra storia, e, anche la vita di chi ha cercato di sterminare interi popoli, questo non per giustificarli, ma solo per sapere.
Hitler sotto la bandiera del fascismo ha ucciso milioni di persone , Stalin sotto quella del comunismo ha fatto altrettanto , non sono le ideologie politiche a sterminare intere popolazioni, sono i dittatori che si nascondono dietro ad esse, e tolgono la libertà alle persone, anche la libertà di esistere , ma loro in fin dei conti non credono a niente, se non hai rispetto per la vita non puoi averlo per null’altro, nemmeno per un’ideologia , che sia essa di destra o di sinistra.

Un libro che consiglio, sicuramente molto crudo ma merita di essere letto.

Ho dato voto tre per la piacevolezza solo perchè l'argomento trattato non è per nulla piacevole non perchè il libro non è scorrevole, anzi...

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wandererinbooks Opinione inserita da wandererinbooks    06 Ottobre, 2011
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prometto di non dimenticare

lo consiglio, sul serio, credetemi, sto facendo una violenza a me stessa, perchè...sono gelosa di questo libro, sono gelosa che qualcun altro possa leggerlo,questo libro ha rubato una parte della mia anima e del mio cuore!
racconta di un lato della Russia che devo ammettere non mi era del tutto nascosto, sapevo che potevano esserci cose tenute segrete al resto del mondo, ma non ho mai dato voce ai miei dubbi perchè io amo la Russia, ma dopo aver letto questo meraviglioso romanzo, non posso più negare una realtà che seppur dolorosa,non può essere celata. bisogna raccontare, tramandare, in modo che certe cose non succedano ancora. e poi una scintilla, la luce i fondo al tunnel...la possibilità che nel mondo anche tra tanta crudeltà c'è del buono, c'è gente che si ribella, Kretzski mi ha davvero commossa!

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