Assassinio sull'Orient Express Assassinio sull'Orient Express Hot

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lapis Opinione inserita da lapis    23 Novembre, 2021
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Celluline grigie all’opera

Se esistono romanzi che possono essere definiti intramontabili, capaci di attraversare gli anni senza farsi corrodere dalla ruggine del tempo, “Assassinio sull’Orient Express” non può non essere annoverato tra essi. Linearità di intreccio, limpidezza di penna e fascino d’ambientazione ne fanno uno dei più pregevoli classici del genere giallo, in grado di solleticare le menti di ieri e di oggi con i suoi meccanismi dall’incastro perfetto. Il risultato? Puro, intelligente, matematico intrattenimento.

"È così pazzesco, amico mio, che talvolta sono perseguitato dalla sensazione che in realtà debba essere molto semplice. Ma è solo una delle mie piccole idee."

La cifra stilistica di Agatha Christie è la chiarezza che contraddistingue trama, stile e atmosfere. La storia ruota invariabilmente intorno a un’indagine dalla logica rigorosa, dove nulla è mai nascosto all’investigatore dilettante che, dalla comodità della sua poltrona, affianca Monsieur Poirot nel raccogliere indizi e dichiarazioni. In virtù di un tacito patto di trasparenza, il lettore non si sente mai ingannato e, in fondo, nemmeno sfidato alla soluzione, ma accompagnato per mano da una prosa brillante e squisitamente descrittiva, che dispone ogni elemento sulla scacchiera con geometrica meticolosità. In fondo, l’assassino non può che nascondersi tra i dodici passeggeri intrappolati con noi nel vagone Istanbul-Calais, fermo in mezzo al nulla a causa di una tempesta di neve, ma quale? Si può stare comunque tranquilli, se anche non si riuscisse a risolvere lo stuzzicante enigma, arrivati all’ultima pagina, ci penserà il buffo ometto dalla testa a uovo e i baffi impomatati a fornire tutte le spiegazioni.
Il passo è svelto, scandito da capitoli brevi e frequenti dialoghi, ma non ci si aspetti adrenalina, batticuore o sospiri mozzati. Persino in un’ambientazione ristretta e isolata come quella qui proposta, il fascino del lussuoso convoglio prevale sulle note cupe e claustrofobiche. Il crimine, in fondo, con Agatha Christie, appare grazioso, sereno e ordinato.

"Dobbiamo basarci solo sulla deduzione, e questo rende per me le indagini di gran lunga più interessanti. Non si tratta di seguire una procedura, si tratta di far lavorare il cervello."

“Assassinio sull’Orient Express” si iscrive nella classica tradizione del giallo inglese di cui la Christie è maestra eppure, come sempre, ogni romanzo della scrittrice apporta qualche elemento nuovo. Qui è il ruolo della giustizia, che si intravede attraverso le maglie dell’indagine, e la dolorosa riflessione sul fatto che, a volte, possa essere più giusto lasciare la verità nell’ombra.

“L’impossibile non può essere accaduto; quindi l’impossibile deve essere possibile, nonostante le apparenze.”

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Calderoni Opinione inserita da Calderoni    16 Agosto, 2021
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Trattato di sociologia

Se vuoi goderti un intreccio travolgente e mai banale, non puoi non scegliere Agatha Christie. In Assassinio sull’Oriente Express ogni tassello è al proprio posto, puntuale. È un puzzle da comporre nella propria mente, capitolo dopo capitolo. Seguire le annotazioni e i pensieri del mitico belga Hercule Poirot fa sentire il lettore partecipe in prima persona dell’indagine. Si è con lui, in tutto e per tutto, ma si rischia seriamente di fare la fine di Monsieur Bouc, direttore della Compagnia internazionale dei vagoni letto, e del dottor Constantine. Quando all’inizio della terza parte Poirot chiede “chiudiamo tutti e tre gli occhi e pensiamo… Uno o più di questi passeggeri ha ucciso Ratchett. Chi di loro?”, viene spontaneo fermarsi, abbassare le palpebre, far lavorare la mente e riflettere perché ormai si è coinvolti mani e piedi nella vicenda. La Christie in ogni suo romanzo giallo si dimostra un’abile psicologa. Sa cogliere le sfumature del volto, i gesti più inconsci, le vibrazioni della voce. Ti invita a osservare meglio gli interlocutori che quotidianamente hai di fronte: nulla dev’essere lasciato al caso perché le parole non sempre trovano corrispondenza negli atteggiamenti fisici. Approfondisce dubbi e perplessità di uomini e donne. Scava fino a raggiungere l’apice delle loro debolezze. È un romanzo, inoltre, che mette in luce tanti luoghi comuni, che ogni giorno ci offuscano la reale visione del mondo, il reale giudizio su una persona. Sull’Oriente Express si ribadisce, ad esempio, che l’inglese è serafico e introverso mentre l’italiano è impulsivo e capace di violenza. Si procede per idee maturate dalla collettività, facendo, come troppo spesso capita, di “ogni erba un fascio”. I fatti, poi, andranno a smentire quanto il luogo comune poteva lasciare immaginare, perché ogni singolo essere umano ha una sua personalità che travalica i confini della propria area geografica. Si è influenzati da chi ci circonda, ma non si è fotocopie. In questo, perciò, è un’Agatha Christie sociologa. Tra l’altro, a tal proposito, ho scoperto che durante gli anni Trenta e Quaranta in Italia, sotto il regime Fascista, il buon Antonio Foscarelli, personaggio di origini italiane del romanzo, fu fatto tramutare in un sudamericano dalla censura mussoliniana affinché non venisse leso l’onore del popolo italiano, non adeguatamente rappresentato proprio da Foscarelli sull’Oriente Express. Un bel esempio di come il sistema letterario sia sempre intrecciato insolubilmente con quello editoriale.

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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    09 Settembre, 2020
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Delitti, poliziotti, investigatori, tribunali

Questo è il romanzo poliziesco forse più noto della celebre Regina del giallo, anche per merito di fortunate trasposizioni cinematografiche, e di valenti interpretazioni della figura di Hercule Poirot, il piccolo investigatore belga, protagonista assoluto, insieme a miss Marple, della stragrande maggioranza degli enigmi della scrittrice inglese.
Direi che la fortuna di Agatha Christie risieda certamente nella sua abilità a confezionare dei classici del genere, con il consueto format delitto-investigazione-soluzione, ma non solo.
Agatha Christie piace, si legge volentieri, senza alcuna fatica, scorrendo le pagine piacevolmente, con curiosità, interesse, oserei dire con passione, si termina la lettura piacevolmente sorpresi, soprattutto distesi, perché la Christie prima di ogni altra cosa sa scrivere, prima ancora di creare intrecci all’apparenza inestricabili ed infine estremamente logici, addirittura semplici una volta visti a cose fatte, è una scrittrice come Dio comanda, lasciate perdere di cosa scrive, lo scrive veramente bene, in maniera gradita, comprensibile, deliziosa. Fluente, scorrevole, sciolta. Spesso incantevole.
La scrittrice inglese rende, innanzitutto rende la lettura un piacere, come ogni bravo scrittore deve saper fare. Rappresenta bene, scrive, descrive, ci offre delle storie originali e ben congegnate, e rese ancora meglio sulla pagina.
Se non avesse questa cura e attenzione, tanto impegno, riguardo e dedizione nel confezionare il parto della sua fantasia, qualsiasi enigma, anche il più difficile e misterioso, perderebbe pathos ed interesse, riuscirebbe niente più che un passatempo da settimana enigmistica.
Il suo talento, e il conseguente successo di pubblico ma anche di critica, sono davvero pochi i critici che storcono il naso davanti ai suoi libri, che dir si voglia, e si sa quanto spesso cattedratici e soloni della critica siano ostili a considerare la paraletteratura, sta in questo: Agatha Christie confeziona dei quadri, degli affreschi.
Riflette sul soggetto, ne inventa uno, poi è anche capace di realizzarlo riversando l’immagine fantastica sulla tela, scegliendo le tinte giuste, ombreggiando e schiarendo, sottopone il soggetto alla luce più adatta, occupandosi anche della cornice più adeguata.
Dopodiché, taglia il quadro in tanti pezzi, uguali e simmetrici.
Si badi, non crea un puzzle, non sono pezzi confusi ad incastro difficile a trovarsi, la Christie non bara mai con i suoi lettori, non imbroglia o depista o omette, tutti i pezzi del quadro sono lì, alla portata di chiunque, facili da assemblare, se visti con logica, solo che non sono in ordine, sono sparsi su un piano. Vanno rimessi insieme con ordine e senza preconcetti.
Serve ricostruire l’immagine, individuando dapprima i riquadri a bordi confinanti, di modo da ricostruire il perimetro, poi riempire l’area circoscritta in ordine logico, infine osservare il quadro nella giusta prospettiva.
Il risultato finale è uno, e uno solo, quello giusto.
Questo è quanto fa Hercule Poirot, un investigatore sui generis, in realtà un ometto pretenzioso e un po' buffo, un poliziotto, anzi ex poliziotto che è soprattutto un uomo dotato di comune buon senso e altrettanto comune senso pratico. E di pazienza e di costanza: non è che serva di più.
Poirot non fa altro, per prima cosa, che procurarsi tutti, ma sopra ogni cosa TUTTI i pezzi del quadro, tenendo bene a mente quali sono le passioni umane che portano un individuo a commettere il più grave dei delitti.
Esclusi i delitti di malavita e gli attacchi di follia, Poirot sa benissimo che i moventi possibili sono sempre e soltanto due: il denaro, o quanto altro nelle sue svariate forme in cui può presentarsi, la bramosia di potere, per esempio; e l’Amore, quello con la maiuscola, il solo in grado di spingere a commettere reati gravissimi, e quindi anche ogni altro sentimento ad esso collegato, la gelosia, il tradimento o la vendetta, per esempio.
Una volta ricostruita bene l’immagine, e offerta alla vista del suo uditorio come fosse esposta su un cavalletto, per quanto possa sembrare inverosimile a prima vista, se è quella giusta, è l’unica soluzione possibile.
Per questo, quando come spesso accade, Poirot e per lui Agatha Christie, nella ricostruzione finale delle sue storie, in cui inchioda inappellabilmente il colpevole alla sua responsabilità, riscuote appalusi a scena aperta, perché è una ricostruzione logica, perfetta, l’unica plausibile, e soprattutto…descritta, anzi scritta, ancora meglio.
Magari è una soluzione semplice, ma è il modo come ci è offerta, i viali per cui ci conduce la scrittrice alla meta finale, che sono deliziosi, alberati, piacevoli e deliziosi. Anche ripetibili.
Un bel libro, un bel romanzo, da leggere, questo e gli altri di Agatha Christie, una brava scrittrice.
La caratteristica in particolare di questo “Assassinio sull’Orient Express”, il tocco di classe in più rispetto agli altri della stessa autrice, è quello che ritroviamo anche in altri analoghi, come l’”Assassinio sul Nilo” o “Dieci piccoli indiani”: sono enigmi della camera chiusa.
L’azione cioè si svolge in un ambiente limitato, confinato; vale a dire, il colpevole è necessariamente uno di quelli insito nei limiti, un personaggio noto e ben delineato frammisto agli altri presenti e con la vittima, non viene né può provenire dall’esterno in alcun modo, da fuori contesto, l’azione cioè si svolge in una camera chiusa, o metaforicamente tale, come un battello su un fiume, magari su una piccola isola, giusto per spaziare un poco, o addirittura su un treno in corsa.
Un treno particolare, un treno dal sapore esotico, il mitico e fascinoso Orient Express, un treno da vip, su cui Poirot si ritrova quasi per caso.
Senonché una bufera di neve blocca il treno sui binari, e nel mentre si attendono i soccorsi, un delitto ha luogo a bordo.
Un passeggero, una persona un po' infida e ambigua, in verità, viene rinvenuto nel suo vagone letto trucidato a coltellate.
Il delitto rappresenta quasi una sfida per Poirot, sia perché avviene quasi sotto i suoi occhi, sia perché si sente chiamato indirettamente in causa: la vittima aveva provato ad assoldarlo in precedenza come guardia del corpo, temendo per la propria esistenza.
Senza successo, malgrado il compenso allettante, Hercule Poirot è un uomo profondamente onesto, di una tempra morale tale da rifuggire dall’ambiguità e dalla cattiveria intuita sotto gli abiti costosi e l’apparente ricchezza dell’uomo.
Soprattutto, Poirot ha certamente modo e valori tali da poter rifiutare un ottimo compenso, tra l’altro neanche adeguato alla sua figura considerandosi egli un fine pensatore investigativo ma meno che mai una bodyguard.
Infine, perché ha un sesto senso per la malvagità dell’animo altrui, non lavora cioè per la salvaguardia di uno, ma per la giustizia di tutti, e avverte una qualche meschinità nel vissuto della vittima.
Tutti i romanzi di Agatha Christie sono permeati da un profondo senso della giustizia: i suoi libri non sono a lieto fine, spesso lasciano l’amaro in bocca, come spesso succede per le miserie umane, ma sempre il colpevole viene assicurato alla giustizia.
Quella degli uomini, o quella divina, o qualche altra ancora, Poirot non si dilunga mai oltre.
Ecco quindi Poirot che indaga, e per indagare risale, ricerca l’origine del quadro.
Prima di ricostruire, guarda, vede, osserva, ricerca il bozzetto, lo schizzo, il progetto d’immagine, la prima pennellata: tutto il resto poi viene da sé.
Pian piano, o anche in fretta, tutta la storia si svolge in poche ore, ricostruisce il quadro, sistema i riquadri nel giusto ordine, poi la tela risultante è l’unica possibile, e ancora una volta il senso della giustizia conduce alla soluzione, e trattandosi di un ambiente chiuso, non raggiungibile dall’esterno, Poirot rievoca tutto come in un aula di tribunale, descrive il delitto ed un probabile progetto, poi un evento imprevedibile, a parte la sua presenza sul posto, che come in tutti i delitti perfetti rischia di essere il classico granello di polvere negli ingranaggi, e ancora l’investigazione, l’azione di polizia, il referto medico, il tribunale, il giudice, la giuria, la sentenza, insomma tutto l’armamentario della dea Minerva.
Tranne la pena, da quello Poirot si tira fuori, non è suo compito giudicare, sono azioni che lascia agli altri, lui avalla solo la soluzione più equa e moralmente accettabile.
Ne viene fuori un quadro logico, spietato nella sua interezza, crudo e crudele, ma potentemente reale, banale quanto sa esserlo veramente il male, il Male con la maiuscola.
Però un bel quadro, scritto bene, veramente un bel romanzo che rende immagini vivide e potenti, e questo lo sanno fare solo i bravi scrittori. E le bravi scrittrici, ancora meglio.



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Agatha Christie, of course.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    29 Giugno, 2020
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Psicologia forense : gli inglesi non accoltellano

Basta il nome Orient-Express per riempire le pagine con quel suo fascino perduto di lusso e leggenda. Poco importa che la piu’ famosa giallista del mondo collochi la vicenda su un treno omonimo ma successivo, noi viviamo di associazioni logiche e quando si dice Orient Express la mente vaga verso il mito, e mito sia.
Da Istanbul a Calais, il vagone di prima classe procede tra bottiglie di Evian e pranzi rinomati nell’elegante ristorante, dodici persone ed il controllore. Una tempesta di neve ed un freddo glaciale bloccano il convoglio, isolando tutti i suoi ospiti.
Il ricco signor Ratchett si sente minacciato, pagherebbe qualsiasi cifra per la protezione del celebre Poirot; “Voglia perdonare l’insolenza, ma la sua faccia non mi piace, Monsieur Ratchett”, è la caustica risposta di chi può permettersi il privilegio di scegliere.

Personaggi ben delineati e giallo perfettamente strutturato, io non trovo la minima sbavatura in questo elegante lavoro della Christie. Affascinante come in un contesto così statico e limitato, l’autrice mantenga sempre accesa l’attenzione del lettore e accattivante l’evolversi dell’indagine.
Bellissimo l’epilogo, se l’assassinio sull’Orient Express gode di tanta fama, un motivo sicuramente c’è.
Pietra miliare, da collezionare.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    12 Marzo, 2020
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L'impossibile è possibile

«L’impossibile non può essere accaduto, quindi l’impossibile deve essere possibile malgrado le apparenze»

Costretto a muoversi da Istanbul per l’Inghilterra Hercule Poirot, investigatore di origine belga, si ritrova a bordo dell’Orient Express diretto a Calais. Il viaggio ha inizio, le cabine sono affollate, i passeggeri numerosi. Un colloquio con Samuel Edward Ratchett, americano in viaggio d’affari, rivela al detective del suo crescente timore per la propria incolumità tanto da arrivare a chiedere protezione. Non a caso, a riprova del proprio e fondato allarme, dispone di un’arma della quale far uso in caso di necessità. Una bufera di neve, il treno è costretto a fermarsi. Un omicidio e niente di meno di colui che nella giornata precedente aveva richiesto aiuto adducendo, oltretutto a fondamento della propria tesi di pericolo, due presunte lettere minatorie. Chi lo ha ucciso e perché? Chi può aver avuto l’efferatezza di interromperne la vita con ben dodici fendenti all’altezza del cuore? Poirot, coadiuvato dal signor Bouc, amico di vecchia data, e dal Dottor Constantine, medico greco, dovrà indagare su questa eclettica morte muovendosi dalla convinzione che l’assassino non possa essere altro che uno dei viaggiatori presenti sul convoglio.
Da questi previ assunti ha inizio una vera e propria ricerca dell’omicida con tanto di interrogatori, perquisizioni, teorie che vengono a susseguirsi, a smentirsi e a riconfermarsi in un continuo di colpi di scena e di rivelazioni che porteranno il lettore a scoprire del mistero e a decidere dell’interpretazione prediletta dell’epilogo.
La trama è solida e lineare, i personaggi sono ben articolati, concreti e tangibili con mano, lo stile fluido ma meticoloso. Pagina dopo pagina la sensazione è stata quella di trovarsi di fronte ad un tipico giallo all’inglese che illustra analiticamente i fatti, esplorandoli e ripercorrendoli profondità e meditazione senza lasciare alcunché al caso.
Unica nota leggermente dissonante che ho riscontrato è stata una certa lentezza nella parte centrale dove si susseguono tutti i vari interrogatori sino a conseguire ad una sintesi dei medesimi. Ciò è necessario per giungere poi alla risoluzione del caso, tuttavia, li ho trovati un poco ridondanti, a lungo andare.
“Assassinio sull’Orient Express” resta comune una lettura godibilissima, piacevole e interessante. È inoltre un ottimo testo di tecnica narrativa per chi desideri avvicinarsi all’universo della scrittura e in particolar modo al settore del giallo.

«Se vuole prendere un coniglio, mon ami, metta un furetto nella sua tana, e se il coniglio c’è, scappa. È quello che ho fatto.»

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GioPat Opinione inserita da GioPat    04 Agosto, 2018
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Vedo il male su questo treno

Hercule Poirot, noto investigatore belga, arriva a Istanbul ma una volta in albergo riceve un telegramma che lo costringe ad andare in Inghilterra a risolvere questioni importanti di lavoro, dunque prenota un posto sull’Orient Express diretto a Calais. La notte successiva Samuel Edward Ratchett, un passeggero americano in viaggio d’affari, viene trovato morto nel suo scompartimento. Dal momento che il treno è fermo in Jugoslavia per via dell’abbondante neve caduta sui binari, Poirot capisce subito che l’autore dell’efferato delitto è uno degli occupanti del convoglio in viaggio per Calais. L’investigatore per questo caso può contare solamente sul proprio ingegno e su quello dei suoi due collaboratori, nonché il signor Bouc, amico di vecchia data, e il dottor Constantine, un medico greco. Dunque Poirot comincia a cercare indizi in giro per gli scompartimenti e interroga i dodici passeggeri più il controllore a bordo della vettura, e passo dopo passo scoprirà che qualcuno cerca di depistare le indagini lasciando indizi in giro che facciano ricadere i sospetti sui passeggeri con gli alibi più forti. Tuttavia ricomponendo i pezzi del puzzle dati dagli indizi trovati e dalle deposizioni degli occupanti del treno, Poirot arriverà in fondo alla vicenda, che si dimostrerà più complessa di quanto egli creda, ma per farlo dovrà sfoggiare tutte le armi a sua disposizione.

Ho acquistato questo libro alcuni anni fa, tuttavia non lo avevo mai letto. Cercando una bella lettura all’interno della mia libreria mi sono imbattuto in questo capolavoro e ho deciso di leggerlo. Mi ha entusiasmato molto il modo in cui Agatha Christie è riuscita a raccontare, in poco più di duecento pagine, una storia di per sé molto complessa. Il fiore all’occhiello di questo giallo, a mio parere, sono i personaggi: la scrittrice ha dato vita a più di quindici personaggi, rendendo ciascuno unico a modo suo. I sospettati differiscono tra loro per comportamenti, provenienza, classe sociale, background e scelte di vita, nonostante ad un certo punto si scoprirà che tutti i sospettati, seppur così differenti tra loro, hanno qualcosa in comune a parte il bisogno di recarsi da un luogo ad un altro. Sono personaggi complessi, che non amano scoprirsi troppo e a tal proposito rendono l’opera ancora più accattivante poiché sono tutti sullo stesso piano e non si riesce, neanche una volta arrivati all’ultima pagina, a capire chi di loro possa essere maggiormente tacciabile di omicidio.

Lo stile del libro mi è piaciuto molto perché l’equilibrio riscontrato tra i dialoghi, molto presenti nell’opera, e le descrizioni, ha contribuito alla buona riuscita del racconto. La storia è suddivisa in tre parti: nella prima vengono narrati gli antefatti del delitto e il delitto stesso con conseguente inizio delle indagini, nella seconda parte vi sono le deposizioni dei sospettati e nella terza vengono messe insieme tutte le tessere del mosaico, le quali consentiranno all’investigatore e ai suoi aiutanti di risolvere il caso. Sono rimasto colpito positivamente da questa scelta, in quanto aiuta il lettore a scandire bene i tempi del racconto; in particolar modo ho apprezzato la scelta di dedicare un’intera parte alle deposizioni, che vengono spiegate in maniera chiara e approfondita. Tuttavia, dal momento che i sospettati sono tredici e ricordarsi le versioni dei fatti di ognuno risulterebbe impossibile, la scrittrice ripropone attraverso una sorta di riassunto fatto da Poirot, le deposizioni di ciascuno con relativo movente, alibi e prove a proprio carico che consentono al lettore di avere un quadro chiaro della situazione e provare, a quel punto, ad indovinare chi possa essere l’autore del delitto.

La trama è stata ben elaborata ed è ricca di intrecci, suspance e colpi di scena, in particolar modo nel finale. Nel corso del racconto, quando si ritiene che il mistero sia stato risolto, spunta un altro indizio che costringe il lettore a tornare sui propri passi e a far combaciare questo indizio con quelli precedentemente raccolti. L’unico aspetto del libro che non ho apprezzato, ma a parer mio è poco rilevante, riguarda la scelta di inserire, in particolar modo nella prima parte del racconto, frasi in francese, talvolta complesse, che potrebbero risultare fastidiose da leggere per chi non comprende la lingua.

Consiglio vivamente di leggere questo libro perché ogni capitolo, quando finisce, induce il lettore ad iniziare quello successivo ed è in grado di far immedesimare pienamente nella storia. Sono rimasto personalmente molto soddisfatto da questa lettura perché pur trattandosi di un’opera scritta negli anni Trenta l’ho trovata molto attuale e a tal proposito sono convinto che sia una storia che non morirà mai.

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Cathy Opinione inserita da Cathy    26 Gennaio, 2018
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Il giallo perfetto

Un luogo che si rivela una trappola mortale: il vagone-letto Instanbul-Calais del celebre Simplon Orient-Express, il treno che collega l'Europa occidentale e l'Europa orientale, rimasto bloccato dalla neve in piena notte, in Jugoslavia.
Tredici passeggeri: un'istitutrice inglese, un segretario americano, un'insegnante americana, un conduttore francese, una missionaria svedese, un cameriere inglese, una principessa russa, un conte e una contessa ungheresi, un commesso viaggiatore americano, un uomo d'affari italiano, un colonnello inglese, una cameriera tedesca.
Un cadavere: quello del signor Ratchett, trovato morto nel suo scompartimento, ucciso la notte in cui la vettura, sorpresa dalla neve, è costretta a una fermata imprevista.
Un omino con la testa a uovo, un paio di baffi arricciati all'insù e l'accento francese: Hercule Poirot, l'ultimo passeggero.
All'interno di questo gruppo di viaggiatori, fortemente eterogeneo per origini, età e occupazione, nessuno sembra avere un motivo valido per accoltellare brutalmente il signor Ratchett, tutti possiedono un alibi inattaccabile e dichiarano di non avere nulla a che fare con il rapimento e l'omicidio di una bambina, Daisy Armstrong, di cui Ratchett è responsabile, sebbene sia riuscito a sottrarsi alla giustizia. Eppure a causa della neve, un ostacolo imprevedibile, nessuno può essere salito o sceso dalla vettura senza lasciare tracce e di conseguenza l'assassino deve nascondersi tra i viaggiatori. Questa volta il grande Hercule Poirot si trova per le mani un autentico rompicapo, un mistero complesso che si infittisce sempre più tra indizi creati per gettare polvere negli occhi e misteriose figure avvistate dai passeggeri e poi scomparse nel nulla, e intanto nella mente di Poirot si fa strada una certezza, quella di trovarsi nel bel mezzo di una commedia accuratamente preparata fin nei minimi dettagli… Eppure sembra impossibile! Per venire a capo dello sconcertante mistero dell'Orient-Express, l’investigatore belga dovrà dimostrare proprio questo: che l’impossibile può essere possibile.
Pubblicato per la prima volta nel 1934, "Assassinio sull'Orient-Express" è uno dei più celebri e amati tra i romanzi di Agatha Christie e da molti considerato il suo capolavoro. Se Agatha Christie è la regina del giallo, "Assassinio sull'Orient-Express" è il re dei gialli, il giallo perfetto, in cui il meccanismo tipico delle più grandi opere della Christie (un luogo "chiuso" e circoscritto, un cadavere, una manciata di possibili colpevoli e nessun aiuto esterno né per l'investigatore né per il lettore, costretti a contare esclusivamente sulla propria materia grigia per risolvere il mistero), raggiunge la perfezione assoluta e si sposa con uno stile raffinato, limpido, essenziale. L'ambiguità dei personaggi, l'ambientazione claustrofobica, la logica lucida e schiacciante di Poirot, che mai come in questo romanzo è pura mente che pensa, l'azione serrata e avvincente culminano in uno scioglimento geniale e imprevedibile che lascia il lettore senza fiato, un finale nel quale una miriade di particolari e indizi senza senso si incastrano finalmente alla perfezione, dimostrando che l'impossibile può essere possibile.
Un capolavoro che non tramonterà mai.

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Altri romanzi di Agatha Christie. Imperdibile per chi ama la regina del giallo.
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    15 Gennaio, 2018
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L'assassino è con noi, su questo treno...

Rileggere, dopo circa 30 anni dalla prima volta, questo grande classico della letteratura gialla è stato per me .. illuminante, potrei dire.
All'epoca ero ancora un novellino, timoroso, goffo giovincello alle prese con le prime avventure letterarie, un esordiente di primo pelo nel vasto ed ancora inesplorato mondo dei romanzi.
Poca esperienza, pochissima, per poter apprezzare pienamente e con adeguata consapevolezza critica la qualità di un'opera.
E soprattutto pochi termini di paragone utili per esprimere un giudizio più misurato sulla base di un confronto tra diversi stili di scrittura se non addirittura tra diversi modi di interpretare un genere letterario come quello del 'giallo'.
Per questo motivo rileggere adesso questo romanzo di Agatha Christie ha per me il sapore della novità: in questi anni, infatti, il genere giallo ha assunto diverse sfaccettature, si pensi ad esempio al noir, al thriller psicologico, al poliziesco.
Ed indipendentemente dal gusto personale è innegabile che esse rappresentino deviazioni abbastanza rilevanti dall'impostazione classica del giallo, di cui Assassinio sull'Orient Express rappresenta uno dei migliori esempi.
Il giallo di Agata Christie è un problema, quasi matematico direi, ci sono ipotesi e dati di partenza; spetta al lettore trovarne la soluzione, esporre una tesi, individuare l'assassino e dimostrarlo.
E' una vera e propria esperienza logico-deduttiva, un rompicapo che solo il lettore più tenace e più attento potrà districare.
Il perimetro è ben circoscritto, la carrozza letto Istanbul-Calais di un treno dal nome altisonante, tanta è la notorietà che ha conquistato negli anni, l'Orient Express, o per essere più precisi il Simplon Orient Express.
Era il Titanic dei treni, sia per la lunghezza del tragitto che si estendeva per mezza Europa ed oltre sia per il lusso che sfoggiava ovunque, dalle carrozze letto dotate di ogni comfort per l'epoca al vagone ristorante che deliziava i passeggeri con una cucina ricercata e raffinata.
Anche le variabili del problema sono ben individuate: i 12 passeggeri ospitati nei relativi scompartimenti di prima e seconda classe della carrozza sulla quale viene trovato morto e ferocemente pugnalato il signor Ratchett, occupante lo scompartimento n.2, proprio adiacente a quello del signor Hercule Poirot, detective belga in viaggio per lavoro verso Londra e che suo malgrado si ritroverà così ad indagare su questo efferato omicidio.
Variabili molto eterogenee tra loro: il segretario del signor Ratchett, un investigatore privato assunto dallo stesso Ratchett, la principessa Natalia Dragomiroff e la sua cameriera, un conte ed una contessa, un colonnello dell'esercito, una bambinaia, un'istitutrice ed un'anziana signora americana alquanto petulante.
Apparentemente nessuno di questi passeggeri ha legami stretti col signor Ratchett, se si esclude ovviamente il suo segretario, ma l'assassino è sicuramente uno di loro visto che al momento dell'omicidio il treno è fermo a causa di una tempesta di neve e nessuno può essere sceso o entrato nella vettura.
Non mancano naturalmente anche gli indizi, in primis le ferite inferte sul corpo del signor Ratchett che lasciano presupporre addirittura la complicità di un'altra persona.
Tutto viene presentato con rigore quasi scientifico, le ipotesi sono raccolte e catalogate con precisione maniacale, il taccuino di Poirot potrebbe essere benissimo confuso col manuale di un ingegnere, per l'accurata analisi con cui indizi ed indiziati vengono passati al setaccio alla ricerca di possibili legami e concatenazioni.
La signora Christie, d'altro canto, contribuisce col suo stile a rendere godibile a tutti l'indagine investigativa di Poirot attraverso un'esposizione dei fatti e dei personaggi non contaminata dall'aridità e dalla monotonia di una dimostrazione matematica ma arricchita da dialoghi e racconti che incoraggiano, piuttosto che intimorire, il lettore a seguire sino alla fine l'evolversi della vicenda.
E da grande maestra del giallo, Agatha Christie sbalordirà tutti con un colpo di scena finale tanto imprevedibile quanto ben congegnato.

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deborino Opinione inserita da deborino    21 Giugno, 2017
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E SUL TRENO L ASSASSINIO

Voglio premettere due cose, la prima è che non avevo mai letto un libro di Agatha Christie prima, la seconda è che non amo generalmente il genere giallo nei romanzi nel senso che preferisco più i thriller o comunque romanzi dove vengono analizzati più i personaggi e meno incentrati sulla ricerca di chi ha commesso qualcosa.
Non posso per niente dire di conoscere lo stile della scrittrice non avendo mai letto nulla scritto da lei ma una cosa l ho notata...che già a partire dal titolo la Christie si prende gioco di noi.
Solo con le quattro parole del titolo ci dice già cosa è successo e dove si svolgerà il caso è questo implica che tutta la prima parte, fino a che non arriva questo punto verrà letta con uno stato di ansia data da questa suspanse perché da un momento all'altro ci aspettiamo che avvenga il delitto.
Una volta compiuto avviene la parte del l analisi del caso con il nostro protagonista Poirot e ovviamente il lettore cerca di seguire tutto alla lettera pur di capire prima di Poirot chi è L assassino tra più di dieci sospettati è una volta che si arriva a una conclusione e si è sicuri di aver capito ecco che tutto ti si stravolge sotto gli occhi e il finale non sarà mai come te lo aspettavi.
Un giallo quindi geniale e molto scorrevole, lo si legge in pochissimo tempo e poi a dicembre esce il film quindi un motivo in più per entrare su questo treno e diventare investigatori per un giorno.

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    22 Novembre, 2014
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Dall’Oriente con odio

L’Orient Express è un treno annerito dalla morte, dalle menzogne e i complotti. Urlante di dolore per quella vita spezzata sul vagone Istanbul-Calais, seppur quell’esistenza meritasse l’ignobile fine. L’anima all’interno di quel corpo martoriato da dodici pugnalate era più nera dell’Orient Express dopo la tragedia. Hercule Poirot, il piccolo grande investigatore belga partorito dalla penna di Agatha Christie, capitato a fagiolo e quasi per caso sul treno della morte, proverà a far luce sul delitto che vi è stato consumato. Poirot vi stupirà con la sua sagacia studiando un assassinio all’apparenza non molto intricato, ma che si rivelerà sempre più complesso mentre i minuti e le pagine scorrono. Solo il piccolo investigatore belga sembra in grado di tenere ben legato il filo logico della complessa vicenda, dando prova delle sue grandi abilità di deduzione, investigazione e oratoria. Sarà un’abile scrutatore degli animi di quei passeggeri così insospettabili e così diversi tra loro. Agatha Christie non lascia nulla al caso, descrivendo un caso originale e intricato in maniera coinvolgente, stupendovi con la sua abilità nel tessere un giallo che non darà vita nella mente alla tipica frase: “Come ho fatto a non pensarci?”. Pensarci non era poi così semplice. Non rimproveratevi, non tutti siamo come Hercule Poirot.

“A questo punto, avendovi fornito la mia soluzione, ho l’onore di abbandonare il caso.”

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MrsRiso13 Opinione inserita da MrsRiso13    22 Agosto, 2014
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il più giallo dei gialli

Un omicidio su un treno bloccato dalla neve, pochi indiziati tra cui reperire il colpevole e nessuna possibilità di fuga dal luogo del delitto. In queste due righe la sinossi non di un romanzo, ma di un capolavoro del genere giallo. Assassinio sull'Orient Express è un emblema nel campo della letteratura di genere, uno dei più famosi romanzi della scrittrice inglese, con protagonista l'altezzoso investigatore belga Hercule Poirot.
Semplicemente complesso, ha nella scrittura e nella capacità descrittiva dei particolari il suo punto di forza, con maestria viene attirata l'attenzione del lettore su peculiarità indiscutibili (es. le impronte mancanti sulla neve), proponendogli conclusioni evidenti al limite dell'ovvietà, almeno fino al paragrafo successivo, dove le certezze precedenti vengono rimesse in gioco. L'analisi sotto altri punti di vista genera nuove sicurezze dalla breve durata e di questo passo si viene condotti fino alla fine del libro dove la verità palesata mette tutti d'accordo e fa quadrare tutti i punti. In questo susseguirsi di convincimenti e di dissuasioni si scopre un progetto criminale altezzoso e imponente, tuttavia logico e perfetto nella sua realizzazione.
Con poche pagine, il romanzo non supera le 250 pagine, vengono descritti una miriade di fatti e vengono caratterizzati una ventina di personaggi provenienti da paesi diversi, messi a stretto contatto dallo spazio angusto delle cabine e dei vagoni del treno su cui viaggiano. L'attenzione si pone sui loro modi di fare e di dire, sulle loro emozioni e su come il tutto trapeli dalle loro parole durante le domande di Poirot, messo a capo dell'investigazione in maniera un po' arbitraria e impropria. Pagine di conversazione che tracciano i protagonisti e i luoghi, dialoghi illustratori delle scene e pochissime narrazioni esterne a delineare il contesto.
Se la soluzione finale lascia a bocca aperta o forse fa storcere il naso ai meno amanti del genere di sicuro chiede a tutti un'analisi e un pensiero sul tema proposto e su quanto ci sia di esatto, accettabile e perpetrabile nello spunto di riflessione presente nel romanzo, che potremo riassumere nella frase di machiavelliana memoria “il fine giustifica i mezzi”?

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adij Opinione inserita da adij    05 Aprile, 2014
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Assassinio sull’Orient-Express

Assassinio sull’Orient-Express è tra i libri gialli più famosi di Agatha Christie, una perla del genere poliziesco e una delle sue prime opere, pubblicato nel 1934. Divenuto il treno più famoso della letteratura inglese e di cui hanno fatto pure una trasposizione cinematografica, anch’essa molto fortunata. Il libro si presenta come tra il più classico degli enigmi: un delitto, dodici pugnalate, la soluzione inspiegabile, i personaggi appartenenti ad ogni estrazione sociale, un investigatore costretto ad utilizzare soltanto il suo intelletto e il suo intuito. Protagonista dell’opera è difatti il famosissimo investigatore belga, conosciuto come Hercule Poirot, in viaggio sull’Orient-Express che unisce Parigi con Istanbul e vittima di una sosta forzata a causa delle nave, la quale diventa l’ occasione perfetta per commettere un brutale assassinio. Come da copione per i romanzi gialli, l’opera si presenta con una lettura scorrevole, un ritmo incalzante e un detective ingegnoso e notevolmente acuto. Ogni indizio presentato è inserito ad arte e conduce ad un personaggio per indurre ad un’idea e subito dopo smontarla, e così via, un tempismo assillante che sorprende continuamente insinuando nella mente del lettore una conclusione ogni volta differente, fino ad un finale dove l’impossibile diventa possibile. Un libro che rapisce e trasporta in un viaggio lungo duecentoquindici pagine straordinariamente intriganti, liberando il lettore solo in conclusione.

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AndCor Opinione inserita da AndCor    27 Agosto, 2013
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Poirot contro dodici indagati: chi la spunterà?

"È un esercizio intellettuale, questo."

Penso che questa breve frase pronunciata dal detective Poirot nella parte centrale del romanzo sia sufficiente per introdurre la recensione di questo bellissimo e famosissimo giallo.

Ci troviamo a bordo del treno Orient Express che dovrà portare il nostro protagonista da Istanbul a Londra, quando un certo Ratchett viene rinvenuto morto.
Poirot, che inizialmente non doveva nemmeno trovarsi su quel treno, dà il via alle indagini per scoprire l'autore del misfatto, lasciando intravedere un grande senso pratico ed uno spiccato acume sin dalle prime pagine in cui viene posto al centro della scena.

Il detective belga condurrà le ricerche secondo un preciso modello razionale e pragmatico: partirà con gli interrogatori, poi li riassumerà ed analizzerà i vari indizi confrontandoli con dieci domande specifiche del caso da lui scritte.
Col procedere delle indagini, verrà alla luce una fitta trama di contraddizioni e bugie, volte a mascherare una storia ben più antica e profonda di quanto si possa immaginare: infatti, Poirot scoprirà che la vittima era sfuggita alla condanna in un processo in cui era accusato di aver rapito ed ucciso la piccola Daisy Armstrong (episodio ricollegabile alla reale vicenda che coinvolse Charles Lindbergh nel 1932), ma soprattutto sarà decisiva la scoperta dei legami, più o meno diretti, fra dodici passeggeri del treno e la brutale vicenda di cronaca nera statunitense.

Come da 'copione del gialli', il ritmo risulta abbastanza scorrevole, ma il romanzo si lascia leggere con assoluta tranquillità anche grazie ai frequenti segni di punteggiatura, che inframezzano i periodi, e alla relativa calma, scientifica e razionale, che caratterizza la figura del detective francese, altresì guardingo, ingegnoso e notevolmente acuto.

Dodici coltellate inferte alla vittima, dodici sospettati... Solo una coincidenza, oppure la soluzione è effettivamente così semplice e scontata?
Vi consiglio di leggerlo, sia che siate appassionati del genere o meno; non ne rimarrete delusi.

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silvia t Opinione inserita da silvia t    15 Giugno, 2013
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Assassinio sull' Orient- Express

La conoscenza del giallo deve passare da questo titolo, poiché nel tempo è diventato paradigma di ogni altro, il Giallo per antonomasia e una volta giunti alla risoluzione del mistero il motivo è ben chiaro nella mente del lettore.
L'enigma è dei più classici: il delitto in un ambiente chiuso; i personaggi appartenenti a tutti i generi e a tutte le classi sociali; la soluzione inspiegabile, dodici pugnalate sferzate con rabbia, un uomo ucciso, un investigatore privato di ogni possibile aiuto tecnico obbligato a utilizzare solo la forza della propria intelligenza.
Lo stile è asciutto e incalzante, il ritmo veloce e accattivante, la trama priva di qualsiasi falla narrativa, ogni indizio, ogni particolare è inserito ad arte per far correre i sospetti da un passeggero all'altro, per creare un'idea e subito distruggerla giungendo al finale che dà una spiegazione a ogni dubbio, che fa divenire l'impossibile possibile e spiegabile. Il lessico è molto ricco e adatto al personaggio che viene delineato, la quantità di dialoghi serrati, quasi senza soluzione di continuo, rubano qualcosa alle descrizioni dei luoghi, delle atmosfere, ma creano quel ritmo che obbliga a continuare.
I personaggi sono caratterizzati quanto basta per essere funzionali alla risoluzione del caso, vengono descritte e studiate le reazioni più che le emozioni, le espressioni più che la psicologia, ponendoci nella stessa situazione di monsieur Poirot, affannati a cercare di capire con le nostre sole capacità intellettive chi sia l'assassino; avremmo fatto le stesse domande? Avremmo tratto le stesse conclusioni? Avremmo compiuto le stesse azioni? Tutto questo crea un gioco divertente che ci traghetta fino all'inevitabile finale che rimane l'unica spiegazione possibile.
Se Poirot è, come è logico, caratterizzato molto bene, non è da meno il suo amico monsier Bouc, che la Christie pone come l'alter ego del lettore: sicuro della propria intelligenza si colloca in un primo tempo sullo stesso piano di Poirot per poi capitolare di fronte alla sua superiore forza deduttiva e, perché no, intuitiva; monsier Bouc è forse il personaggio che alla fine del libro rimane più simpatico, più comprensibile.
La Christie decide di utilizzare le deposizioni per farci conoscere le ultime ore di ogni passeggero e attraverso quelle ogni elemento viene svelato, nascosto tra le pieghe del racconto, ma presente, quasi evidente, deposizioni che hanno la capacità di apparire criptiche, ma che lasciano intravedere tutta la potenza rivelatrice che posseggono.
Alcuni indizi sono forzati soprattutto il più importante che dà inizio a tutta la vicenda, un espediente che seppur necessario appare quanto meno poco probabile, altri di una delicatezza e verosomiglianza incredibile, così celati da non essere notati, così mimetizzati nella trama da sembrare inutili puntualizzazioni, altri ancora geniali.
Ciò che rimane alla fine della lettura è una riflessione importante, sulla necessità di svelare la verità, anche se questo porterebbe delle conseguenze ancor peggiori del delitto in sé, monsieur Poirot è un privato cittadino e come tale può esimersi dallo scegliere, ma per il lettore qual'è la decisione più giusta, quale prenderebbe nella medesima situazione?
Molti sono gli spunti di riflessione che si creano durante la lettura, ma forse la più grande perplessità che può rimanere sta proprio nella soluzione, che per quanto perfetta, appare macchinosa e artificiosa, al di sopra del bene e del male, quasi a giustificare il gesto, comunque ignobile, che viene compiuto. Questo aspetto disturba alla fine, non si rimane del tutto persuasi dal movente, ma resta comunque il fatto che se un giallo riesce a generare così tanti pensieri oltre a divertire non può che aver raggiunto il suo scopo.

Da un punto di vista del tutto personale, ma che mi sento di voler esprimere e che esula del tutto dall'oggettiva valutazione del libro, non mi ha convinto del tutto, mi sono mancate molto le descrizioni dei luoghi, della stazione, dei singoli vagoni, delle cuccette, ma soprattutto del vagone-ristorante, insomma quella sensazione di essere lì, magari nascosta dietro il bancone a godermi tutte le deposizioni. Consigliato in ogni caso, sia che si ami il genere sia che lo si odi, poiché è un tassello che non può mancare.

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marte_ Opinione inserita da marte_    05 Giugno, 2013
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un viaggio

"ASSASSINIO SULL'ORIENT EXPRESS " non è un libro è un viaggio che ti rapisce fino al momento in cui arrivi alla fatidica ultima pagina

i fatti si susseguono ad un ritmo asfissiante e ogni volta riescono a sorprendere,ogni volta riescono ad insinuare nella tua mente un diverso svolgimento dell'intera vicenda.
la storia è affascinante,all'interno di una ''vettura-letto'' vi è racchiuso un mondo intero che viene snocciolato poco alla volta

All'improvviso arrivi all'ultima pagina,il libro finisce e tutto ti appare così chiaro....e il tuo viaggio finisce

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C l a r a Opinione inserita da C l a r a    03 Ottobre, 2012
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Su quel treno ci sono anch'io...

Buongiorno cari amici!
Sono appena scesa dalle porte del treno più rinomato e famoso della storia della letteratura inglese, frutto dell’inventiva di una geniale signora che io immagino abbigliata con un semplice abito giallo, occhialetti lucenti sulla punta del naso ed i capelli avvolti in un crocchia all’estremità della nuca, sempre attenta e pronta, astuta e dotata di un’intelligenza di straordinaria efficacia: Agatha Christie.

Ho percorso la tratta Istanbul-Parigi e a causa del clima rigido e nevoso sono stata costretta ad alcune soste durante il percorso. Proprio durante una di queste soste ho scoperto per caso, all’interno di una cabina, il cadavere di un uomo: il signor Ratchett, persona tanto ricca quanto odiosa. Fortuna vuole che su questo treno ci fosse anche il celeberrimo Hercule Poirot, l'astuto investigatore, la cui fama lo precede in tutto il mondo.
E allora eccomi, impensabilmente, al suo fianco a indagare, a scandagliare ed analizzare passeggero per passeggero, per poi rendermi invece conto che la verità è proprio davanti ai miei occhi, basta saperla osservare dalla giusta angolazione.

Il mio viaggio insomma è stato un viaggio oltre ogni confine, un viaggio lungo la bellezza di duecentoquindici pagine, uno di quelli che durano troppo poco per rendersi conto di quanto accade mentre si è saltati sù, accompagnata dallo stile asciutto, senza fronzoli ma terribilmente intrigante della "Regina del Giallo".

Un libro da leggere e da rileggere, ora se mi volete scusare io salto di nuovo a bordo.
Buon viaggio a tutti!

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LauraZ Opinione inserita da LauraZ    30 Luglio, 2012
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Chi l'avrebbe mai detto?

CONTIENE SPOILER

Di nuovo! Accede sempre così con la migliore scrittrice di gialli: riesce sempre a trarci in inganno! tutti cadono nella trappola, sospettando come assassino colui che poi si rivela innocente. Tutti tranne l'investigatore Poirot che, vuoi per la sua intelligenza, vuoi per la sua professione qui specializzata, non sbaglia mai.
Lo stile sobrio e scorrevole della Christie, il linguaggio basato sulla concretezza-questa volta arricchito da termini francesi- cattura il lettore e lo libera solo a fine romanzo, facendogli leggere in un solo fiatto tutta l'opera. E così arriviamo alle ultime righe e non possiamo non domandarci "chi l'avrebbe detto?" nello scoprire che sull'Orient Express non viaggia un solo assassino, bensì tanti personaggi assetati di vendetta...

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rondinella Opinione inserita da rondinella    16 Mag, 2012
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ma chi è???

Fantastico! Incredibile! O meglio, formidable...
Non ho mai letto gialli in vita mia. Solo qualcosa che ci sì avvicinava, ma mai avrei pensato che un poliziesco mi sarebbe piaciuto così tanto.
Sono stata costretta a finirlo in un pomeriggio, non riuscivo a staccare gli occhi dalle pagine, sono rimasta col fiato sospeso per tutto il tempo perché non riuscivo proprio a capire come se ne potesse venire a capo.
Poirot ovviamente, personaggio di grandissimo acume e intelligenza (beh, cos'altro aspettarsi da un detective???) ha svelato il mistero in un giorno, spiegando per filo e per segno come sia arrivato alle sue conclusioni.
La cosa che mi ha lasciata piacevolmente sorpresa è che, nonostante sì trattasse di un romanzo dagli elementi molto intrecciati, tanto che da sola non ne sarei mai e poi mai venuta a capo, è scritto in modo scorrevolissimo, di facile comprensione, senza particolari ricercatezze lessicali e tuttavia sarebbe impossibile non definirlo un grande libro.
Scusate se sono impacciata. Mi sono ritrovata un gioiello di grande valore tra le mani e non ho parole adatte a rendergli giustizia.
Semplicemente lo consiglio a tutti, perché sì legge molto volentieri, ti invoglia a continuare, coinvolge, appassiona, cerca di fornirti un'ottica con cui tu stesso puoi cercare di trarre le tue conclusioni riguardo al caso.
E cosa molto bella, non dà nemmeno giudizi su chi ha commesso il delitto; starà al lettore commentare tutto, ma non credo sì avrà voglia di farlo.
Proprio un giallo coi fiocchi oro; e poi l'Orient-Express ha il suo fascino mitico... splendida come location!

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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    12 Mag, 2012
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A dir poco fantastico!

Premessa: non ero convinta della regina del giallo, perchè ritenevo fosse troppo vecchio come stile per i miei gusti, ma mi devo assolutamente ricredere! Questo libro mi è stato regalato da un'amica allibita dal fatto che un'appassionata di gialli come me non avesse mai letto nulla di Agatha...ed aveva pienamente ragione!!!
Ho solo commenti positivi per questo libro, si legge tutto d'un fiato e la prefazione di Oreste Del Buono è del tutto veritiera! Saliti sul vagone letto Istanbul-Trieste-Calais, si viene travolti dalla storia e coinvolti nell'indagine per poi arrivare ad un finale inaspettato ma pensandoci bene...logico!
Davvero fantastico!

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Tutti o alcuni libri della mitica Agatha!!
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SimoESimi Opinione inserita da SimoESimi    20 Luglio, 2011
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Colpo di scena!

A mio avviso un libro fantastico. L'aveva detto l'autore della prefazione che questo libro avrebbe lasciato il lettore a bocca aperta, che la Christie lo avrebbe sviato fino a farlo confondere, e così è stato. Colpo di scena finale assurdo e inaspettato sebbene fosse l'unica soluzione plausibile.
Consigliatissimo!

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GabriCremo Opinione inserita da GabriCremo    22 Gennaio, 2011
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Carino

E' un libro che mi è piaciuto ma non mi ha esaltato... l'enigma è molto accattivante e la soluzione è geniale, tuttavia è troppo incentrato sul caso perché possa entrare fra i miei preferiti, visto che in genere amo i libri che lasciano spazio ai personaggi e alle loro vicende, mentre qui questo aspetto è molto in secondo piano. In questo senso mi è piaciuto di più Assassinio sul Nilo, sebbene consapevole che è da sempre considerato di livello inferiore a Assassinio sull'Orient Express. Comunque alla fine sono stato soddisfatto da questo libro e consiglio di leggerlo.

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leadger Opinione inserita da leadger    31 Ottobre, 2010
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IL giallo

Poirot salito a bordo dell'Orient Express si trova costretto ad indagare su di un omicidio. Infatti mentre il treno, partito da Instanbul e diretto a Calais, è bloccato dalla neve qualcuno uccide un ricco Americano. L'assassino deve per forza nascondersi tra i passeggeri ma nessuno di loro sembra evere avuto un movente per commettere l'efferato delitto. Bellissimo giallo al chiuso. I ragionamenti contorti dello straordinario Poirot e gli enigmatici personaggi rendono questo libro uno dei più belli della Christie.

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Manem Opinione inserita da Manem    20 Ottobre, 2010
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Che ingarbuglio!

Che bel giallo amici!
E' il terzo della Christie che leggo in 10 giorni eppure c'è sempre tanta originalità! Lo sapevo che questo era geniale e così si è dimostrato!
La Christie mischia una serie indefinita di indizi e di personaggi e ti chiedi a metà libro: Come riuscirà ad uscirne? Bene, con l'unica soluzione logica possibile e totalmente inaspettabile...
Unico piccolo neo: Sinceramente ho trovato la parte delle "Deposizioni" un po' noiosa se paragonata al resto del libro che ti prende molto di più. Anche perché, pur essendo le deposizioni tutte essenziali, facevo molta difficoltà a ricordarmele tutte!
Comunque un gran bel libro.

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Adelina Opinione inserita da Adelina    03 Agosto, 2010
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Geniale.

Geniale davvero, in altre parole non saprei definirlo. Si tratta di un romanzo fatto a regola d'arte con un bel colpo di scenda finale. Non c'è che dire che la Christie è la regina incontrastata del giallo e credo continuerà a regnare per ancora tanti anni dopo la sua morte se non per sempre.
Come in tutti i suoi romanzi, il finale è a sorpresa e davvero sconvolgente, non si può far altro che definirlo eccellente!

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quasi tutti i libri della Christie.
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Sydbar Opinione inserita da Sydbar    31 Gennaio, 2010
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Che Giallo!

La trama è così intricata ma semplice allo stesso tempo che alla fine del libro lascia sgomento il lettore. E' l'ennesima vittoria della regina del giallo.

Uno stile di assoluto rispetto perchè l'autrice gioca con i suoi personaggi disorientando pur senza nascondere nulla al lettore. Il libro risulta di una piacevolezza nella lettura che conduce il lettore a divorare l'opera.

Ennesima eccellenza...che giallo!!!

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