Il metodo del coccodrillo
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Sangue innocente
Questo è il libro che getta le basi della serie de “I bastardi di Pizzofalcone”, è direi proprio la sua genesi, perché ruota attorno a quello che sarà uno dei personaggi principali dell’intero sequel e fin dalle prime battute comincia a farci entrare nella sua mente e nel suo modo di ragionare. La premessa dell’autore al libro è folgorante, perché ci racconta di quanto un libro può essere un biglietto per un viaggio, forse senza sapere nemmeno lui per primo dove lo porterà questo viaggio. Nella storia si fronteggiano un cacciatore solitario e disperato ed un poliziotto altrettanto problematico. Sono entrambi esemplari della stessa specie, uno su un versante, uno sull’altro. Molto particolare è lo scandaglio della mente del poliziotto, che ci permette di entrare in empatia con gli ingranaggi dei suoi ragionamenti. E si intende molto presto che Lojacono, con le sue solitudini, con i dolori che porta, con la difficoltà di vivere che sente, non è un personaggio che ci si riesce a scrollare di dosso facilmente. Ti entra sotto pelle. Le indagini, congiunte con l’aiuto di personaggi secondari che ritroveremo anche nel futuro, portano a capire chi può essere quell’anima, traviata dalla sofferenza, che sta infliggendo ad altre anime la sofferenza più atroce, spargendo sangue innocente, fino alla corsa finale, che è un capitolo al cardiopalma, dove riga dopo riga si alternano scene come se fosse un film d’azione. Non è per niente un inizio in sordina. E’ un inizio di tutto rispetto.
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Il poliziotto paria ed il coccodrillo
L’ispettore Lojacono è un reietto. Un pentito di mafia ha indicato il suo nome come quello della talpa che, ad Agrigento, passava informazioni alla criminalità organizzata. Per questo motivo, senza avviare un’inchiesta formale, è stato isolato, trasferito a Napoli, all’ufficio denunce, e relegato ad una eterna sfida a scopa col computer. Tuttavia, quando cominciano ad essere uccisi alcuni giovani senza apparente motivo, il suo spirito investigativo lo spinge ad interessarsene, nonostante il suo superiore gli abbia formalmente vietato ogni coinvolgimento. Gli indizi trovati sui luoghi dei delitti (il bossolo di una pistola di piccolo calibro e fazzoletti intrisi di lacrime) lo portano ad escludere la matrice camorristica degli omicidi. Lo spirito deduttivo che dimostrerà nel cercare di capire chi è il Coccodrillo (nomignolo affibbiato dalla stampa al serial killer, per via delle lacrime), incuriosirà la dott.ssa Piras, giovane sostituto procuratore, incaricata di svolgere l’attività istruttoria. Assieme seguiranno una pista che si discosta molto da quella degli altri inquirenti. Alla fine sarà questa la strada giusta per individuare il Coccodrillo.
Per quanto sia un sincero ammiratore della prosa di De Giovanni e che ami particolarmente le storie del Commissario Ricciardi, ho esitato parecchio prima di affrontare la serie dei Bastardi di Pizzofalcone. Questa mia ritrosia in parte era giustificata dal fatto che ero restio a farmi impelagare nell'ennesima saga che, al momento, conta già più di sette romanzi. Ma la remora maggiore derivava dall'impressione che lo stile narrativo di De Giovanni, composto, attento ai sentimenti ed ai personaggi, talvolta sognatore e poetico, sia perfetto per l’ambientazione storica anni ‘30, quando la vita scorreva più lenta, pacata e meditativa e c’era più tempo per osservare le cose e riflettervi sopra. Al contrario temevo che lo fosse assai meno per una vicenda moderna. Nella realtà attuale, nella quale sembra che non ci sia neppure il tempo per pensare, ma solo quello di agire freneticamente, le accurate pennellate d’ambiente, la cesellatura dei personaggi, la scrupolosa analisi dei sentimenti, mi sembravano vagamente anacronistiche.
Tuttavia essendomi imbattuto, casualmente, in uno dei volumi al centro della sequenza, diligentemente ho deciso di ripercorrere in senso cronologico, tutto il ciclo.
Dalla lettura di questo romanzo d’esordio ho avuto conferme e smentite ai miei dubbi. Premesso che anche qui l’A. dimostra una ammirevole padronanza della lingua e dello stile narrativo, e la trama è oltremodo avvincente ed incalzante, mi è parso che l’esposizione sia un po’ troppo sgranata e frammentaria. Nel tentativo di rendere più dinamico il racconto si è proceduto ad una accelerazione quasi affannosa, che se, da un lato, dà ritmo al racconto, trascinando il lettore, dall'altro fa perdere il gusto di assaporare le singole frasi, le singole descrizioni, marchio di fabbrica di De Giovanni.
Si ha l’impressione di assistere alla proiezione di una serie di diapositive che mostrano piccoli squarci della vicenda, brevi lampi di luce che non consentono la visione complessiva. Solo a fatica e con il procedere della lettura, diviene via via comprensibile e palese la trama.
Assecondando il ritmo imposto, le digressioni, per così dire poetiche, tipiche nella serie di Ricciardi, sono qui meno frequenti e meno oniriche, e nonostante ciò, in alcuni casi appaiono fuor di luogo, poiché impongono un non desiderato iato all'incalzare delle vicende, quando, invece, sarebbe più opportuno calamitare ulteriormente l’attenzione del lettore.
In sintesi, comunque, si tratta di un ottimo romanzo anche se non perfetto e un gradino al di sotto di quanto siano abituati i fan di De Giovanni con la serie di Ricciardi.
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Il Cinese e il Coccodrillo
Io vorrei sapere in quanti (come me) leggendo questo libro si sono emozionati, hanno pianto, si sono agitati, adirati ed amareggiati?
No, perché io tutto mi aspettavo quando ho deciso di iniziare a leggere questa serie (sí, lo confesso, ne subisco fortemente il fascino) tranne che raggiungere picchi di emozione così alti!!!
L'ennesimo ispettore? Sempre i soliti cliché? Sempre i soliti casi da risolvere?
No, non so, forse sì...ma la verità è che di fronte ad una lettura così coinvolgente, così ricca di sfumature, di luci e di ombre, di fronte ad una scrittura così piena di "anima", io non mi pongo proprio il problema se sia o meno da inserire in una tipologia ben definita di letteratura, io mi ci perdo e basta!
Mi lascio trasportare da chi, sapientemente, è capace di portarmi giù negli abissi della mente umana per poi farmi risalire in superficie a respirare.
Mi lascio guidare per le strade di una Napoli decadente, molto distratta, quasi assonnata...una Napoli dei giorni nostri che se ne frega di tutto.
Mi lascio confondere dal volto del "male" che, molto spesso, nasconde ragioni non troppo lontane da quelle del "bene"...e le due facce si invertono, si mescolano, si fondono, generando un mostro difficile da condannare.
Mi lascio conquistare da uno scrittore che mette la sua penna al servizio del "noir" senza però rinunciare neanche per un momento alla sua intensità, alla sua pienezza, alla sua profondità.
Pagine traboccanti di vibrazioni.
Non si dovrebbe piangere su questo tipo di libri.
Appunto, non si dovrebbe.
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La Napoli di Lojacono
Maurizio De Giovanni scrive per lo più gialli, scrive bene e ti fa evadere dalla realtà. E non è questo in fondo lo scopo di un buon giallo? Un lettore di gialli non vede l'ora di immergersi in un nuovo caso e dimenticarsi tutto il resto, e devo dire che allo scrittore, questo riesce molto bene.
Questo è il primo libro della serie del commissario Lojacono. La Napoli è quella di oggi, a differenza di quella del commissario Ricciardi, ambientata negli anni 30 in piena epoca fascista.
La struttura usata è la stessa, cambiano solo i personaggi, che però ancora (essendo il primo della serie) non hanno assunto una loro definita identità, ma promettono bene.
La trama è semplice, e forse anche un po' debole, ma il libro risulta piacevole.
Il personaggio di Lojacono è ancora in divenire, ma si capisce subito che anche lui è un uomo ammantato di mistero di cui le donne s'innamorano a prima vista. Anch'egli come Ricciardi sembra diviso tra due donne, ma rispetto a Ricciardi che è un solitario ,Lojacono ha una famiglia e una figlia, che ha dovuto lasciare perchè è stato trasferito dalla sua città, perchè sospettato di essere colluso con la mafia.E Il suo pensiero fisso è che la figlia possa dimenticarsi di lui. Rispetto a Ricciardi, che ha anche una connotazione soprannaturale, Lojacono è più reale, sembra un personaggio del tutto comune, dotato però di un grande intuito, che gli permette di arrivare, presto o tardi, alla verità.
Aspetto di vedere come si evolverà nel corso dei prossimi libri della stessa serie, ma per ora il mio modesto giudizio è positivo.
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Il metodo del coccodrillo
E' il primo libro che leggo di quest'autore. Devo dire di aver trovato una lettura avvincente e molto scorrevole, con un pathos in crescendo esponenziale. Un noir fin troppo noir! ma d'altra parte si poteva immaginare; in definitiva un bel romanzo, forse un po' troppo triste e di una drammaticità rara; la narrazione intrinseca, aldilà della storia struggente, non è molto complessa in relazione ai miei canoni di lettura...ma appunto sono modi e opinioni del tutto soggettive. Ribadisco e ricordo che si tratta di noir che colpisce nel profondo dell'animo.
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il metodo del coccodrillo
Mentre Napoli sonnecchia tra pioggia e mare un vecchio è in cerca della sua vendetta. Il metodo del coccodrillo, scritto da Maurizio De Giovanni [Mondador 2012], è un giallo che riesce a catturare la tua attenzione attraverso una storia, comunque semplice e non eccessivamente "romanzata" e attraverso una serie di personaggi, principali e non, ben delineati con caratteristiche, certamente, non nuove ma che non stuccano e non hanno il profumo di qualcosa di già sentito.
La storia, come già detto, si svolge tra i vicoli di una Napoli che non assomiglia all'idea che abbiamo di lei... o meglio a quell'idea, edulcorata dai luoghi comuni, che presenta Napoli come città del sole, della spensieratezza, del buon cibo e dello splendido mare. Sembra che una cappa di tristezza e solitudine faccia da sfondo a questa storia dai caratteri noir che tocca argomenti molto sensibili e ti lascia a bocca aperta di fronte ad un finale veramente toccante.
Non ti puoi non affezionare a Lojacono, l'ispettore siculo trapiantato a Napoli, seguendo le sue vicende, lavorative e non, con il fiato sospeso.
Al termine non posso che consigliere la lettura a chi cerca un libro che lo faccia lavorare con la testa ma, nello stesso tempo, mantiene una semplicità che non a nulla a che fare con l'ovvio o il banale.
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Il primo di una nuova serie
Si vede che cominciava a diventare imbarazzante scrivere solo del commissario Ricciardi e in verità non mi sento di dar torto al bravo de Giovanni: cristallizzarsi in una produzione con sempre lo stesso protagonista a lungo andare non solo rende difficile inventare nuovi episodi validi, ma anche il lettore, pure il più affezionato, tende piano piano a disamorarsi. L’autore napoletano, per variare, aveva due possibilità: scrivere romanzi del tutto autonomi l’uno dall’altro, come hanno fatto Andrea Camilleri e Georges Simenon, oppure dare vita a un nuovo personaggio protagonista di una serie del tutto diversa. Nel primo caso ci sarebbe stato il rischio di produrre opere di scarso interesse, ma personalmente credo che non sarebbe stato il caso di de Giovanni; nella seconda ipotesi il pericolo è rappresentato dal continuare a perpetuare, pur in forme diverse, la felice intuizione nata con il commissario Ricciardi.
La scelta è caduta su una nuova serie di episodi, in cui il dominus è un ispettore di polizia, di nome Lojacono, un personaggio assai diverso da Ricciardi, inserito pure in un contesto differente e in altra epoca (l’attuale), ferma restando la città (Napoli).
Devo dire che, almeno da questo primo romanzo, il tentativo appare apprezzabile, per quanto il risultato, nel complesso, sia a mio avviso non del tutto soddisfacente.
Maurizio de Giovanni si è sforzato di estraniarsi da quei personaggi che tanto gli hanno portato fortuna, ha pure tentato di cambiare lo stile, eppure si ritrovano certe caratteristiche dei romanzi con Ricciardi.
Per esempio, gli intermezzi, in cui dei protagonisti vengono portate le riflessioni, sono presenti anche qui, con una differenza: sembrano delle forzature, in contrasto con il ritmo dell’opera, peraltro altalenante, e comunque ben più veloce degli episodi con l’enigmatico commissario.
Inoltre, la trama gialla vera e propria, che prima faceva da sfondo a ogni opera, qui assume una maggiore importanza, ma se in precedenza la sua esilità veniva oscurata dalla bellezza dei rapporti interpersonali, ora purtroppo si dimostra fragile nel tentativo di darle un rilievo più importante.
In passato ho perdonato certi periodi in cui venivano espressi retoricamente i sentimenti, anche perché l’epoca (il famoso ventennio) era caratterizzato da questo modo di esprimersi, che ora invece, in un secolo in cui tanto si corre per mai arrivare, appaiono decisamente fuori tempo.
Nonostante queste stonature e pur in presenza di una certa artificiosità che tanto richiama i numerosi polizieschi che affollano le programmazioni televisive, Il metodo del coccodrillo è un romanzo che si lascia leggere, che può anche divertire, ma, almeno in questo primo episodio, resta un puro e semplice giallo, dalla trama nemmeno tanto originale, anche se ciò non toglie che possa costituire motivo per trascorrere piacevolmente alcune ore senza porsi tanti problemi.
Quanto sopra per concludere che del libro la lettura è consigliabile, ma i romanzi con il commissario Ricciardi sono tutta un’altra cosa, anche per qualità.
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mondo di ghiaccio
Napoli come tutte le grandi città è spietata e l'autore non manca nel ricordarcelo. Ma la città è composta dalle persone, quindi.... Comunque è il primo libro che leggo di De Giovanni e non sarà l'ultimo! Il romanzo narra di un ispettore di polizia siciliano che per punizione si ritrova in un commissariato sperduto di periferia a Napoli alle prese con colleghi ostili e una serie di omicidi anomali. L'assassino ( il Coccodrillo) freddo e calcolatore lascerà un segno indelebile agli inquirenti, ai cittadini e anche ai lettori....L'autore è abile a intrecciare il racconto e nella descrizione degli stati d'animo dei personaggi. C'è spazio anche per una Napoli positiva con la sua semplicità e i suoi sentimenti forti. Consiglio assolutamente questo libro cupo ma avvincente.
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napoli
non sono una lettrice di gialli, quindi non sono un'esperta del genere. Ho trovato comunque che la trama sia accattivante e da meno della metà in poi ci sia un buon ritmo con una crescente suspence. Non mi è piaciuto il modo in cui vengono trattati napoli e i napoletani, descritti come gente chiusa, incattivita e napoli come una città grigia brutta e addirittura "non di mare". Dall'odiosa oleografia di mandolini e pizza a questa dimensione post disastro ecologico ce ne passa. chi vive la città come De Giovanni sa benissimo che quelli da lui descritti sono aspetti che esistono ma come in tutte le metropoli, con la differenza che qui al contrario di quello che lui dice la gente tutto è tranne che invisibile e poco socievole e inoltre la città a differenza di molte altre sa ancora offrire momenti di pura bellezza e non solo per i panorami. Non è già odiata abbastanza? e qui non c'è neanche la giustificazione di una denuncia come in Gomorra...
e comunque il finale non mi è piaciuto è in linea con questa visione depressiva e angosciosa
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Uno dei thriller più brutti
Romanzo mediocre da ogni punto di vista. La storia è banale, il ritmo dell'azione continuamente spezzettata da pagine scritte con un insopportabile stilismo lirico fuori tema. I personaggi hanno psicologie elementari, reazioni finalizzate solo a sostenere lo svolgimento dell'azione letteraria ma a volte molto poco reali e comprensibili. Nulla da salvare, solo noia.
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Tra i piú bei noir che abbia mai letto!
Giuseppe Lojacono era un ispettore di polizia brillante, caparbio ed intelligente. Dopo una confessione di un pentito di Mafia, che lo infanga di essere un collaboratore infiltrato, viene trasferito dalla sua amata Sicilia al distretto di Napoli, dove peró si ritrova a fare un lavoro di margine lontano ed allontanato da sua figlia, che su pressione della madre, lo considera un corrotto e non vuole piú vederlo!
Laura Piras ha studiato per soffocare una enorme voragine che le ha tolto il terreno da sotto i piedi in giovane età, fino ad arrivare in un posto di lavoro snobbato da molti per la sua pericolosità: sostituto procuratore di Napoli!.
Tre violenti omicidi mettono in relazione l'ispettore Lojacono ed il procuratore Piras. Uccisioni compiute dalla stessa mano, che rilascia poi a terra un fazzoletto di carta con delle lacrime: da qui il killer viene soprannominato il Coccodrillo!
Il Coccodrillo che attende le sue vittime per ore, quasi invisibile, sopperisce ai suoi difetti fisici come i corti arti con l'astuzia, cosí questo animale antichissimo, nel corso dei secoli non si é evoluto fisicamente ma ha affinato il suo metodo di caccia: il metodo del coccodrillo!
Lo ammetto, era da un sacco di tempo che non mi capitava tra le mani un libro cosí ben scritto ed avvincente. Capitoli brevi che invogliano il lettore a divorarli, suspance e colpi di scena dietro ad ogni pagina, mai prolisso ma esaustivo nelle descrizioni, il linguaggio semplice dei borghi napoletani si sfuma delicatamente nell'italiano "sicilianizzato" del commissario Lojacono, ma mai incomprensibile anche per chi come me vive dall'altra parte dello Stivale!
Non conoscevo De Giovanni e devo dire di aver trovato uno scrittore bravissimo ed abilissimo! Il finale del libro L'ho trovato da pelle d'oca! Provare per credere.
Se dovessi consigliare un giallo a chi non ne ha mai letto o a chi ne ha letti un sacco e vuole immergersi in una lettura veloce ma, carica...beh, la risposta sarebbe la stessa: "il metodo del coccodrillo" di Maurizio De Giovanni!
Buona lettura! =)
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CHI E' IL COCCODRILLO
E’ il primo romanzo-thriller che leggo di questo autore napoletano e devo dire che per me come primo incontro letterario è stato notevole.
Lo considero un thriller perché come in tutti i thriller ci sono dei morti ammazzati con le indagini della polizia, la figura del serial killer in questo caso chiamato “Il Coccodrillo”. Un killer spietato, paziente che come il coccodrillo studia la sua preda e poi colpisce silenziosamente e si confonde nel’ombra diventa invisibile in attesa della prossima preda. Non sono omicidi efferati sono rapidi indolore un colpo alla nuca secco senza esitazione.
Lo considero un romanzo perché lascia molto spazio ai personaggi l’Ispettore Giuseppe Lojacono con un passato scottante e scomodo tanto da avere un trasferimento dalla Sicilia a Napoli, un divorzio burrascoso, ma con una grande capacità nel fiutare indizi e collegamenti tra le vittime. Darà una mano al sostituto procuratore Laura Piras nell’indagine per la cattura del serial killer dandogli così l’occasione di riscattare il suo nome e il suo grado.
E’ un’indagine basata molto sui particolari, scavando nel passato delle vittime e dei parenti, entrando nella mente del “Coccodrillo” ragionando come lui.
Non è un libro dinamico, veloce, ricco di colpi di scena. E’ un libro scorrevole, curioso, intrigante, mai noioso anzi ti tiene incollato alle pagine, ben scritto ti fa pensare, ti fa riflettere sull’amore, su le persone, su il bene e il male, con un finale sorprendente ma giusto, non poteva che finire così!!!!!!!!
Consiglio la lettura di questo libro a chi vuol conoscere questo nuovo personaggio tenebroso l’Ispettore Giuseppe Lojacono e a chi non ha avuto ancora il piacere di leggere delle opere di questo fantastico scrittore Maurizio de Giovanni.
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La vita divisa in tre parti
'Il metodo del coccodrillo' di De Giovanni è stata una piacevole sorpresa per me diffidente, come molti, per gli autori italiani di gialli. I brevi capitoli, ritmati più volte dalle stesse parole, trascinano i lettori nelle vie di una Napoli livida offerta con spaccati che la rappresentano in tutta la sua attualità, una città che vive di alibi, l'autore impietoso osserva: 'qua la camorra è un ombrello qualsiasi cosa avvenga è stata la camorra'. Il vecchio, il coccodrillo si aggira innocente nella città colpevole, nella quale nessuno lo vede, alla ricerca della sua giustizia. Il ritmo degli avvenimenti diviso in due dalla 'sciabolata' dello sbirro che ipotizza una diversa identità delle vittime, dei puniti, dà forza a tutto il racconto che si svolge in pochi giorni con la memoria di giorni passati e dimenticati, nei quali un antico dolore, del quale si è anche colpevoli, si manifesta infliggendo dolore. Da un punto di vista 'tecnico' si resta perplessi quando una indagine affannosa alla ricerca dell'assassino che ucciderà, condotta con un ritmo sempre più veloce, si ferma. Non sembra possibile (o forse sì?) che arrivati quasi alla soluzione un magistrato e un poliziotto cazzuti si bloccano davanti a un ufficio chiuso, a una segreteria telefonica muta. In una vicenda reale gli indagatori (o forse no?) avrebbbero 'sfondata la porta' che li separava dalla verità sarebbero arrivati al padre dell'ultima vittima senza attendere l'apertura dell'ufficio, non avrebbero telefonicamente colloquiato con una impiegata umanamente accidiosa.
Ma forse un giallo è anche questo...
Osservazione finale: uno dei personaggi riflette sulla vita divisa in due parti dalla nascita del figlio. Chi scrive pensa che la vita si divide in tre parti, l'ultima dalla nascita di un nipote.
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CINICO - Il metodo del coccodrillo
Il coccodrillo animale antico, animale paziente, animale predatore che attende la sua preda e senza esitazione la colpisce saziando la sua fame, animale famoso per le sue lacrime (si applica a chi, dopo averne combinata una, travolto dalle conseguenze inattese o più gravi del previsto, si pente di aver male operato), non so ma questo coccodrillo è di sicuro uno che non si pentirà nemmeno all'ultima pagina del libro.
Lo stile di De Giovanni è impeccabile, capitoli brevi, descrizioni di una Napoli decadente e sconvolta dalla criminalità che si insinua sin negli ambienti dei più giovani, napoletani persone che seppur in disgrazia hanno sempre nel cuore un sole che li rigenera e fa venir voglia di vivere, una descrizione dei passaggi burocratici del procedimento penale puntuali ed attinenti.
Un ispettore di Polizia, Giuseppe Lojacono, protagonista assoluto che si affianca in antitesi al serial killer "coccodrillo", due persone che alla fine hanno l'anima consumata per lo stesso motivo...
Un Sostituo Procuratore della Repubblica, Laura Piras, sarda, energica, testarda, caparbia, attraente, "bella ma in gamba".
E le vittime, inconsapevoli ed innocenti, alto è il prezzo da pagare per gli "errori e colpe", ma errori e colpe di chi???
Un libro piacevolissimo, come sempre l'autore con incommensurabile maestri ci abitua ad una lettura scorrevole e trascinante, forse la trama richiama "Per esclusione" del duo Novelli e Zarini, ed un finale cinico, travolgente, spossante, che non ammette pentimenti...neanche nel lettore, che rimarrà soddisfatto per l'attenzione dedicata; ricorda molto vagamente Seven, film del 1995 di David Fincher, trarro per concludere una citazione da questo lungometraggio: "Hemingway una volta ha scritto: 'Il mondo è un bel posto, e vale la pena lottare per esso.' Condivido la seconda parte".
Ed io aggiungo: "vale la pena leggere".
Buona lettura a tutti.
Syd
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