Il carnevale dei delitti
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Il silente passo della morte.
Giordàn, meditabondo commissario comasco, nonostante la moltitudine di casi che ha avuto modo di affrontare nella sua carriera nell’arma non si è mai trovato dinanzi ad una sequenza così apparentemente scombinata di crimini efferati di fatto poi collegati ad un unico esecutore materiale, ad una singola e distorta mente criminale.
Una maschera è la peculiarità che accomuna tutti gli omicidi. Marina è la prima di questi, sulla scena del delitto alcuna impronta digitale viene pervenuta, alcuna traccia del killer è riscontrabile se non quella bautta così inspiegabile, così inconsueta. E come per questa giovane anima nemmeno per le successive vittime sarà rinvenuta alcuna traccia del passaggio del colpevole, alcunché sarà reperito se non la presenza di quel camuffamento della realtà costituito dal quel travestimento di volta in volta mutevole e confluente in un differente riferimento al carnevale più famoso d’Italia; ordunque la firma dell’omicida.
Qual è il bandolo della matassa, come fermare questo imprevedibile assassino, come porre fine a queste morti, cosa le accomuna? Queste e molte altre sono le domande che si susseguono nella mente del nostro commissario, uomo di giustizia accompagnato nei suoi ragionamenti dalle riflessioni dettate dalla quiete della pesca e dall’entusiasmo giovanile ed intuitivo dell’esile liceale Gabriella, nipote adorata e prediletta.
Le vicende si snodano intervallando tanto le location in cui i delitti sono consumati tanto le voci narranti che assistono all’inesorabile intercambiarsi di due menti, quella delinquenziale e quella dell’uomo di giustizia dedito al perseguimento del suo fine ultimo; la lotta contro la criminalità.
Un romanzo che alterna altresì due tempi di lettura, un primo più lento e riflessivo scandito da Giordàn ed un secondo più rapido imposto dal killer. Una penna essenziale ma ricercata è quella dell’autore che nulla tralascia solleticando con astuzia la curiosità del lettore, svelando e celando, facendo presupporre e rimescolando le carte in tavola per poi in conclusione sorprendere con uno smacco degno di nota.
Il primo capitolo di una trilogia tutta da scoprire e di cui aspettiamo con interesse e curiosità il seguito.
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LE MASCHERE DELLA PSICHE UMANA
Il commissario Giordàn è un personaggio meditabondo, che ama riflettere e pescare e spesso le due cose conciliano, portandolo a ragionare ed a risolvere casi intricati, gomitoli intrecciati che le teorie del commissario riescono a sbrogliare nei suoi momenti di relax.
Gabriella è la nipote di Giordàn, una liceale curiosa e studiosa, amante della musica. Ma è prorpio la curiosità e la venerazione per lo zio che la porteranno ad affiancarlo, supportandolo con brillanti deduzioni in un'indagine di omicidi seriali.
Una mente squilibrata, unita ad un braccio armato si aggira per la penisola italiana portando morte e scompiglio: la sua firma è una maschera, anzi più maschere, che celano i volti delle vittime, riportando un filo conduttore che parte dalle rive del Lago di Como, territorio sotto la tutela del commissario Giordàn, arrivando fino al centro Italia.
Ma, cosa lega una ricercatrice, una studentessa, una donna dedita a scambi di coppia ed una signora dedita ai festeggiamenti del Carnevale di Venezia? In apparenza solo la morte ed il viso mascherato.
Un giallo ben architettato, che bada più ai meccanismi reconditi della mente umana più che ai risvolti d'effetto ed ai colpi di scena, non è infatti difficile capire l'assassino già da metà del libro ma, credo sia una cosa voluta dall'autore che invece si sofferma su interessanti spunti psicologici del killer.
Un libro piacevole e scorrevole, che l'autore imperla con un linguaggio ricercato ma, semplice e comprensivo, anche se, a mio modesto avviso poco realistico in alcune conversazioni (lavoro con gli adolescenti e non ne conosco uno che usa un linguaggio forbito come quello di Gabriella...).
Sono un'amante del giallo che tiene sulle spine, che svela l'assassino solo nelle ultime pagine o che ribalta sorti e destini ad ogni capitolo. Ma ho trovato comunque molto interessante quest'ottica dell'assassinio visto con gli occhi del killer (che avevo già apprezzato in autori come Donato Carrisi).
Molto belle ed artistiche le descrizioni del paesaggio comasco, in alcuni momenti l'autore riesce a trasportarci con il commissario Giordàn nei luoghi lacustri che circondano l'omonimo lago! Incantevole!!!
Bravo a Bruno Elpis, attendiamo il seguito.
Buona lettura!!!
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Finest slow literature
Lettura a due velocità, come la pesca amata dal commissario Giordàn, fatta di lunghe attese, che permettono di ripensare, di focalizzare, di rielaborare e di momenti di azione, quando il pesce abbocca, si è chiamati in causa non ci si può più tirare indietro.
Il killer uccide, in serie, donne accomunate da un passato triste e mette a tutte una maschera carnevalesca, come una firma sull'opera compiuta. Giordàn pesca e pensa, ascolta Gabriella, l'adorata nipote, ed elabora le informazioni per arrivare alla soluzione del caso.
La composizione prende forma presto e il finale s'intuisce, ma la lettura rimane gradita. Il linguaggio ricercato e le descrizioni naturali, puntali e suggestive, impongono di continuare. Tirare avanti è un piacere, sembra di essere là, sul lago, in giardino da Giordàn, per una grigliata di lavarelli, con i piedi nell'acqua seduti su un muretto si osserva l'aliscafo che solca le onde, rilassati mentre si dà la caccia al killer. Questo inseguimento non è una guerra di armi o uno scontro di pugni, ma è una lotta psicologia, è la ricerca delle traccie lasciate, dei buchi non chiusi nelle pieghe della vicenda. Ci si palesa davanti il disegno di una mente malata, che nascosta dietro la normalità della quotidianità, si è data il compito di sanare, o secondo lei, salvare dall'infelicità, le persone che uccide. E' la caratterizzazione del killer a identificare chi veramente è stato sconfitto dalla vita, chi è sciagurato, chi non ha saputo reagire alle sventure, chi non riesce a guardare oltre, chi, in breve, non ha futuro, pur avendo una vita ricca di oggetti materiali. Contrapposta la narrazione delle personalità delle vittime, che avendo affrontato ugualmente delle grosse batoste, sono risorte sconfiggendo i loro fantasmi e preparandosi a un futuro, che verrà loro negato. In mezzo Giordàn, la calma, la riflessione, la saggezza e Gabriella, la giovinezza, l'astuzia, l'esuberanza.
Romanzo semplice e perfetto, che non può essere tralasciato!
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Giallo Pastello
C’erano almeno tre motivi per cui questo romanzo avrebbe potuto rappresentare un buco nell'acqua nel mare “piacioso” delle mie letture.
1- Io non amo i gialli. In particolare non sopporto di leggere descrizioni truculente di vittime scannate, trucidate, eviscerate o quant'altro.
2- Disconosco totalmente il nord d’Italia. Nessuna ambientazione letteraria, da Roma in su, potrebbe mai toccare corde profonde ed intime legate a luoghi che ho in qualche modo vissuto o visitato.
3- Non ho mai condiviso troppo le narrazioni con continui cambi di punto di vista; personalmente tendono a disorientarmi e mi mettono di cattivo umore.
Il Carnevale dei Delitti è riuscito ad abbattere il muro di tutte le mie reticenze.
Giallo quel tanto di giallo che basta; un giallo pastello insomma, sfumato e gradevole all'occhio, che, a parte una testa penzoloni ancora attaccata al collo per un lembo di muscoli e pelle (bbbrrr) e qualche sana ed assestata coltellata, non mi ha messo particolarmente a dura prova.
Un giallo sapientemente amalgamato alla psicologia dei personaggi, in quella forma di narrazione che più apprezzo: poetica, profonda, ricca di spunti e di riflessioni sull'animo umano e sul mondo.
Vicenda poi costruita a dovere; inserendo un tassello dopo l’altro su un’impalcatura di punti di vista in continuo movimento ma eccellentemente concatenati. Ed anche se ad un certo punto l’assassino è di facile intuizione, poco importa. Il tutto fa parte del fascino introspettivo del racconto.
Lo stile è elegante, fin troppo oserei. Ma si sposa bene con la profondità del testo e con le meravigliose descrizioni che a tratti riportano luoghi magici e carichi di carisma della nostra bella Penisola; luoghi che mi è sembrato di scorgere con i miei propri occhi.
Forse avrei preferito un Giordàn meno d’un pezzo, con un senso dell’humor più spiccato e la battuta pronta; ecco, questo sì. Pure la nipote, povera figlia: sempre a fare discorsi così seri e pomposi di paroloni. Ma questo è un mio gusto personale, e poco conta se Elpis è riuscito a dare vita ad un lavoro così ben riuscito.
Da leggere, mentre attendiamo il seguito. Sempre che già non ci sia: se è così, chiedo perdono: la mia è stata una lunga assenza.
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La cognizione del dolore
"Guardai in fondo al pozzo. Non c'era la luna, quella che desideravo. Dorata, illusoria, suadente.
Contemporaneamente guardai dentro il mio animo. Complessivamente era la stessa cosa. In entrambi i casi, non vedevo il fondo. Era tutto buio."
Delle parole usate nelle 170 pagine di questo romanzo giallo di Bruno Elpis nessuna è superflua, sono tutte egualmente necessarie per comporre la miscela perfettamente calibrata di lirismo descrittivo e suggestione psicologica che avvince il lettore in un plot coinvolgente dall'inizio alla fine.
La storia si dipana ordinatamente seguendo i canoni classici del giallo, senza cedimenti e senza sbavature.
I ritmi non sono certamente quelli serrati propri di molti thriller di fattura soprattutto americana o nordeuropea. Ciò nonostante, Elpis riesce ad esercitare una grande fascinazione sul lettore. La narrazione procede di pari passo con l'indole del protagonista, il commissario Giordàn, uomo riflessivo, solitario, contemplativo, che si avvale della pesca e dei suggerimenti arguti della giovane nipote per giungere alla risoluzione dei casi.
La scrittura è piacevole, colta senza mai essere affettata o artificiosa. La cifra stilistica di Elpis, perfetta coniugazione di prosa e poesia, si rivela originale e, quindi, facilmente riconoscibile.
"Il carnevale dei delitti" è un libro che lascia dietro di sé una profonda scia emotiva ed è questo, a mio avviso, il maggiore merito dell'abilità creativa di Elpis.
Inquietante è l'oscurità emotiva in cui l'assassino si muove con passo deciso, senza brancolare mai, verso un unico intendimento, vendicare la sua sorte attraverso un disegno fatto di maschere e fiabe. Al lettore è dato vedere il punto di vista dell'omicida, i suoi lividi affettivi, il suo dolore psichico e fisico, entrambi egualmente consistenti, ed infine il male che, nella sua mente, da larva diviene progetto, imbastitura di una fiaba sinistra.
Elpis riesce a disegnare egregiamente l'oscuro stigma dell'assassino, la sua profonda cognizione del dolore, la sua resistenza ossessiva alle ferite della vita, il dualismo flessibile della sua mente:
"I miei occhi ora sprigionavano un delirio di onnipotenza e lampeggiavano schizofrenici, scomponendo il mio animo dimidiato in due polarità contrapposte.
Il bene, che era il mio desiderio.
E il male, che corrispondeva alla realtà circostante."
Ed è con quest'animo paurosamente e dolorosamente disarticolato che l'assassino agirà, seguendo un folle piano purificatore, per realizzare il suo disegno di vendetta circolare.
Quest'ottimo e mai banale romanzo è il primo episodio di una trilogia. Spero vivamente che gli altri due vengano pubblicati al più presto. Io, personalmente, sto ad aspettare.
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L'umanizzazione dell'omicida
L’umanizzazione dell’omicida seriale. Parto dalla fine per poter mettere in risalto l’aspetto che più mi è piaciuto di questo giallo. Non vi voglio raccontare l’epilogo del killer solitario, ma il suo vissuto, le sue pene, le sue angosce ma soprattutto i suoi dolori. Un uomo come tanti, ferito e segnato nell’adolescenza. Due episodi incresciosi e dolorosi che lo segneranno per sempre come un marchio distintivo ma che nessuno può vedere o ravvisare. Lui si camuffa, cerca di affrontare la vita in maniera normale, la vuole vivere nel migliore dei modi possibili, cerca aiuto, cerca di liberarsi del mostro che giorno dopo giorno lo divora e rapisce l’essenza di sé. Questo mostro si chiama depressione, si chiama bipolarismo, si chiama schizofrenia. Difficile uscirne e se questo avviene, ci si ritrova malconci e segnati. Un alcolista rimane un alcolista per sempre anche se non beve più e non tocca l’alcool da decenni, allo stesso modo sono tutte le malattie depressive che innescano una coazione a ripetere, diventano dipendenza. Lui sa di essere nel vortice che non lo abbandonerà più. È la malattia del secolo, solo le mani di esperti possono salvare con una buona dose di fortuna. Il protagonista di questo giallo è un omicida seriale, descritto da Bruno Elpis con acume, ponendo l’accento lì dove altri non avevano fatto. Uno studio psicologico tagliente e doloroso che ci fa interrogare da quale parte dobbiamo stare, per coscienza dalla parte delle vittime e per umanità dalla parte dell’omicida. Tante donne uccise in maniera efferata e senza alcun nesso logico fra di loro. Nessuna traccia, nessun elemento su cui indagare, questo è quello che fa impazzire il commissario Giordàn , uomo sagace e riflessivo, con vivida intelligenza indaga, studia e cerca di mettere insieme i pezzi di un puzzle che sembra non aver limiti. Si ama accompagnare alle melodie di Chopin e rilassarsi con la pesca sulle rive del lago di Como. Una nipote saccente ma arguta e frizzante, che riuscirà ad illuminare il commissario, con piccole frasi e battute. Il nostro scrittore sviscera il male della società affiancando descrizioni bucoliche sorprendenti e rilassanti – a tratti mi hanno fatto assaporare il mio amato Pascoli -. Come si conciliano le due cose? Si conciliano con la realizzazione del Carnevale dei delitti. Le maschere sono l’elemento con cui, l’omicida, vuole farsi notare e le fiabe sono il suo vissuto, il sogno di voler essere ritornare bambini, sempre coccolati e protetti. Ma quel tempo non può e non deve tornare perché se lo ricerchiamo e lo desideriamo così ardentemente vuol dire che qualcosa di incompiuto è dentro di noi, un qualcosa che non ci fa progredire, crescere e maturare, un percorso della nostra vita fatti di ostacoli , che non abbiamo superato, un percorso non pulito. Così si porge la mano a far sviluppare una doppia personalità, in continua evoluzione e in continua lotta fra di loro, un Dottor Jekyll e Mister Hyde.
Tutto ciò è questo giallo, insolito e ben articolato, è stato un piacere leggerlo per le sue riflessioni a cui mi ha condotto, con un po’ di amaro in bocca , pensando a noi esseri umani e alla nostra società , ma soprattutto al nostro eccessivo giudizio senza appello. Siamo così, vero? Grazie Bruno Elpis!!!!Aspettiamo il seguito…
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LA LUNA NEL POZZO
Immaginatevi un ramo del lago di Como… con le sue acque calme che rilassano al solo pensiero, con i suoi lavarelli che sfuggono all’amo del protagonista di questo giallo, con i suoi misteri, le sue luci e le sue ombre…
Fin dalle primissime pagine vi ritroverete catapultati in questa magnifica zona d’Italia, descritta in maniera molto dolce dal nostro caro autore, forse poco conosciuta ai più, ma attraente e incantevole agli occhi e all’animo come molti luoghi natii.
Il commissario Giordan si trova ad affrontare un serial killer spietato, che semina vittime e terrore in molte zone d’Italia, dalla Milano bene alla Toscana, da Pesaro alla riviera comasca, il suo marchio di fabbrica è sempre lo stesso, le sue vittime sono tutte accomunate da intime paure superate brillantemente grazie a un attento e costante lavoro sulla propria persona, i moventi sono analoghi, ma inspiegabili.
Questo folle e freddo omicida è bravissimo a non lasciare impronte, indizi o quant’altro possa condurre la polizia alla rivelazione della sua identità, ma come ogni persona ossessionata dal proprio ego, anche egli è condannato a compiere un passo falso, un errore impensabile strettamente legato alla sua profonda passione per le maschere e per il loro significato che lo porterà finalmente alla luce del sole.
Ho appreso con molta gioia che si tratta del primo libro di una trilogia; mi sembrava infatti che i personaggi fossero stati pennellati solo il giusto, in attesa di tempi più maturi; anche i frequenti dialoghi tra zio e nipotina lasciavano un qualcosa di irrisolto nell’aria che portava a immaginare un prosieguo naturale delle avventure di questo pescatore/commissario/sognatore/zio provetto.
I capitoli brevi e l’alternarsi dei pensieri del bene e del male, rendono la lettura piacevole e scorrevole; ogni capitolo svela sempre qualcosina in più, tanto che sembra di assistere alla rappresentazione teatrale di un’opera greca, date anche le numerose maschere presenti nel racconto; che dire… a tratti mi ha ricordato un autore che ho letto tempo fa, che mi ha appassionato dalla prima all’ultima pagina, per cui il mio giudizio su questo thriller non può che essere positivo!
Caro Bruno, aspetto con ansia il secondo episodio! Nell’attesa ti ringrazio per questo splendido dono che custodirò gelosamente nella mia libreria!
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UNA VENDETTA MASCHERATA.
Come un salmone ritorna al luogo natio , rifacendo tutto il proprio percorso di vita , nuotando e lottando controcorrente , così la mente di un serial Killer ripercorre a ritroso tutta la propria vita, fissando i momenti più significativi con un omicidio... e ogni volto stupito e incredulo di donna , sarà coperto da una maschera...la sola loro colpa ...essere state infelici.
Riserverà l'ultima maschera a se stesso...è di un personaggio di una favola: il bambino più furbo.
E' il disegno di una mente malata, molto provata dalla vita. Il tarlo del male ormai radicato e annidato che riemerge prorompente.
Dolore, rabbia, sofferenza, pena e compassione, tanta paura...ecco cosa ho provato, leggendo il libro del nostro caro amico Bruno...un mixage si emozioni intense!
E mi sono molto affezionata alla figura del solitario e silenzioso commissario Giordan. Con lui ho ragionato, riflettuto a lungo, gli ho fatto compagnia mentre pescava; nel corso della lettura mi sono confrontata con amici e ho cercato di trovare la soluzione del suo difficile caso da risolvere.
Con lui mi sono immersa nei paesaggi del lago di Como, mi sono inebriata dagli afrori di quella avvolgente e bella natura.
Ho apprezzato tantissimo le varie elucubrazioni mentali inerenti agli aspetti psicologici dei personaggi e in particolare del serial killer.
Al termine della lettura chiudendo gli occhi è riaffiorata in me una delle immagini più belle che nella mia vita hanno saputo riscaldarmi il cuore: la magia creata dai giochi pirotecnici sul lago di notte ... una vera e propria esplosione di gioia, quasi un inno alla vita...perchè ne sentivo davvero il bisogno.
Grazie Bruno, che mi hai magistralmente introdotto in un genere letterario verso il quale nutrivo riserve e reticenze. Sei riuscito ad affascinarmi e ad avvicinarmi con tatto a quel groviglio misterioso che è la mente umana.
Ora ho la consapevolezza di poter continuare in questo genere di letture. L'importante è che l'autore abbia delicatezza e sensibilità nel raccontare violenze e perversioni, proprio come hai fatto tu.
Ancora una volta non ti sei smentito...Ed è proprio vero che tutto si può raccontare...proprio tutto...l'importante è il come lo si fa...
RIFLESSIONE CORRELATA: alcune fiabe classiche contengono situazioni di una crudezza incredibile, come per esempio quella che hai citato nel libro. E' verissimo! E per esse sono a favore di una lettura filtrata da parte dell'adulto, per non incutere timori e ansie nei bambini,
Cari amici consiglio questa libro per un'estate all'insegna delle forti emozioni.
Buona lettura a tutti!
Pia
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Scorci e squarci
Questo giallo comincia e sembra una poesia, con scorci paesaggistici e naturalistici, che colpiscono, nello stile, già dai primi paragrafi. Dopo solo un paio di pagine arriva lo squarcio, la prima vittima. E la storia prosegue con questo alternarsi di descrizioni davvero raffinate e di stralci di vite di donne molto diverse tra loro, ma accumunate da tanti aspetti. Dal fatto di essere vittime di un serial killer, dal fatto di essere state in qualche modo infelici nella loro vita, addirittura "tatuate dall'infelicità", dal fatto che su di loro viene posta, come atto di pietà? come depistaggio? una maschera, sempre diversa, ma pur sempre una maschera. Elemento ricorrente che unifica le indagini. Particolari i personaggi, il commissario, dall'intelligenza riflessiva, e la nipote, dalle doti intuitive. Splendide le descrizioni a corredo degli eventi. Valida la struttura della storia, il suo svolgimento, il suo cambio di volto da capitolo a capitolo, la sensibilità, acuta e rispettosa, che traspare nel parlare delle malattie invisibili, delle malattie dell'animo che hanno colpito queste donne. E che sono la chiave di risoluzione di questa prima promettente opera.
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Quando il carnevale arriva senza avvisare
Il carnevale dei delitti è la prima parte di una trilogia che vede come protagonista il commissario Giordan, uomo pacato, dall’animo malinconico e dall’intuito sopraffino che spesso si avvale della complicità della giovane nipote quindicenne Gabriella, anche lei dotata quasi quanto lo zio di una solida capacità di riflessione innata e di arguti ragionamenti.
Siamo di fronte a un giallo, di quelli agghiaccianti, perché sono diversi gli omicidi efferati che si perpetrano in varie località d’Italia, tutte donne dotate di personalità diverse tra loro, uccise dalla stessa mano in modo semplice e senza tante azioni o elucubrazioni, unico indizio per ogni omicidio è la presenza di una maschera che viene adagiata sul volto delle malcapitate non per caso, ma secondo una perfetta logica legata a un filo conduttore ordinato e ben delineato, una maschera storica per ogni delitto. Abbastanza studiato il killer seriale che, malgrado la sua chirurgica perfezione a non lasciare indizi, mette a nudo la sua instabilità mentale nutrita dalla ricerca di redenzione e vendetta con la sola arma che conosce, la morte.
Bruno Elpis prima di essere uno scrittore è anche un appassionato lettore, si percepisce sin dalle prime pagine la sua sensibilità verso tutto quello che lo circonda e che abbraccia con lo sguardo in sintonia con i sensi ed è riuscito a trasmetterlo con tanta grazia e sentimento. Bellissime le descrizioni del lago di Como e dei paesaggi naturali di una delle zone più evocative che la nostra letteratura ci ha inculcato, sono descritte con perfetta armonia come pennellature di un acquerello, forse un po’ troppo semplice anche per l’animo di un tranquillo commissario lacustre che si avvale soprattutto della sua deduzione ed avalla ogni ragionamento ai rudimenti del sapere scientifico. L’auspico è di assistere ad una graduale maturità e personalità del commissario Giordan nei prossimi appuntamenti e di farci provare l’ebbrezza di un giallo più scalpitante dal ritmo più serrato e meno prevedibile.
Buona la prima!
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Giunge la morte in maschera, silenziosa e sinistra
Questo libro mi ha entusiasmato, sia per la sua semplicità descrittiva che io vedo comunque come qualità indispensabile in un autore, poichè se non riesco a comprendere il senso della storia, difficilmente fornisco opinioni positive.
Qui il senso della storia non sfugge e al di là del suo groviglio affascinate, trascina il lettore in un carnevale...il carnevale dei delitti appunto,...che avvince...cattura e illumina allo stesso tempo.
Un assassino uccide una serie di donne in circostanze sempre diverse, ma tutte con una caratteristica comune...l'uso delle maschere...che vengono posate sulle vittime con una sorta di macabro rituale.
Il commissario Giordan aiutato dalla sua giovane nipote cerca di venire a capo della complicata serie di delitti, ed è capace di entrare nella mente dell'assassino, analizzarne i pensieri....fino a scoprirne l'identità.
Molto ben delineati i personaggi; esaustive, suggestive le descrizioni, tanto che pare di assistere ad un film in 3D, e molto veritiere le immagini dei delitti....sangue e dolore...che vengono mirabilmente catturati dall'autore negli ultimi istanti di vita di queste sfortunate creature...
Ecco, la morte avanza, silenziosa e sinistra...e trova la vittima impreparata, ma anche attonita come se non se l'aspettasse...ed è il centro dell'esperienza di una fine impietosa, cruenta nel quale rimane impresso il tocco magistrale dell'autore...Come si può descrivere così bene la morte se non l'abbiamo provata?
A me questo libro fa pensare all'arrivo della "Morte rossa..."in una festa mascherata che comunque ha avuto lo stesso tragico destino...di queste vittime sfortunate...
Si, la morte rossa ( e dopo tutto finì e il silenzio regnò sovrano).
Consiglio questo libro a tutti...e in special modo agli amanti del genere thriller.
Saluti (e uno speciale per il mio amico Bruno che mi ha permesso di leggere questa sua meraviglia).
Ginseng666
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Quel ramo del lago di Como
Esistono libri gialli di ogni tipo, dai piu'convenzionali ai piu' originali, dai piu' prevedibili ai rompicapo veri e propri, le sfumature possono essere infinite.
Poi esistono le dichiarazioni d'amore tinte di giallo ed ecco qui , appunto, IL CARNEVALE DEI DELITTI.
Amo chi ama ed esprime il suo amore con gioia e candore, a prescindere dal contesto. Lo scenario del lago di Como che Bruno Elpis ci propone, trasuda amore da ogni foglia , da ogni fiore, da ogni pesce o goccia d'acqua lacustre.
In questo panorama incantevole, un giallo psicologico dove un killer seriale uccide giovani donne senza lasciare impronte , ma soltanto una maschera veneziana a coprire il volto della vittima.
Maschera, bottega , artigianato , bello il riferimento dell'Elpis ad una realta' che ormai sta scomparendo e qui viene ricordata da uno scrittore, artigiano della parola.
Vorrei lasciare il mio parere a livello globale, sulla totalita' del libro piu' che sull'aspetto prettamente giallo visto che il mio modo di approcciarmi al genere e' molto blando, mi piace leggerli ma sono un pessimo investigatore, seguo l'inchiesta ma poi mi distraggo, incrocio le dita dietro la schiena e fischiettando mi perdo nel paesaggio, osservo la gente, per tutto il resto c'e' il commissario...E qui, con le deliziose descrizioni, ho avuto il mio bel diletto, diciamolo.
Piacevolissima lettura, scorre veloce, offre e chiede affetto, per il lago di Como, per il commissario Giordan.
E ora che tutto e' finito, mi fermo qualche ora nel suo giardino, bagno i piedi scalzi nell'acqua che lambisce i ciottoli con cui il lago canticchia, mi accomodo sulla chaise longue, respiro glicine e socchiudo gli occhi alla luce fuxia dei fiori.
Buona lettura.
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Il carnevale dei delitti
Bruno Elpis ci propone il primo capitolo, Il carnevale dei delitti, di una trilogia dedicata al commissario Giordàn.
Le prime e le ultime pagine ci descrivono splendidamente un'ambientazione della provincia di Como e del suo lago omonimo, quelle acque cobalto più volte ricordate che ci riportano a location di manzoniana memoria.
La storia del libro ci conduce attraverso una serie di omicidi commessi in più località del Nord Italia, unico comune denominatore un oggetto feticista ritrovato su ogni scena del crimine.
L'autore ci conduce nei meandri oscuri della mente umana e mi complimento per la valida disamina di alcuni passi di psicopatologia forense presenti nell'ultima parte del romanzo.
Ahimé il rlibro non mi trasmette alcuna sensazione eclatante di tensioni, ansie e brividi, lo definirei, per mie impressioni personali riconducibili al gusto, un giallo pacato, senza grandi colpi di scena, estremamente introspettivo. L'assassino, seppur con sorpresa finale, è intuibile ma questo non costituisce una grave pecca nell'architettura del romanzo.
Una piccola critica va fatta su alcune quasi impercettibili lacune di polizia giudiziaria.
I margini di miglioramento ci sono tutti perchè Elpis scrive bene, senza termini e scene roboanti, le sue descrizioni di personaggi e luoghi sono ben tratteggiate.
Attendiamo il secondo capitolo dedicato alle indagini di Giordàn.
Buona lettura a tutti.
Syd
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Il buco nero dell'anima
Un omicidio sulle rive del lago di Como. Una donna viene trovata seminuda sulla riva, con la gola recisa. Il movente? Ignoto. Nessun testimone. L'unico indizio, una misteriosa maschera, una Bautta, a coprire il volto della vittima. A che scopo? Il commissario Giordàn, chiamato ad indagare, si accorgerà ben presto di avere a che fare con un temibile serial killer, la cui firma riconoscibile è una maschera. Come riuscire a fermare l'omicida e perchè lascia delle maschere? Vogliono significare qualcosa? E' una sfida verso chi indaga?
Buon romanzo giallo dell'autore comasco, Bruno Elpis, lontano dai ritmi serrati degli scrittori nordici e dai loro omicidi efferati e spaventosi. La storia si svolge con un ritmo lento, pian piano il commissario, avvolge la lenza con cui ama pescare, con pazienza, riflette, compone i vari elementi a sua disposizione di questo giallo strettamente psicologico.
Un giallo particolare, che si addentra nell'ambito della psicologia umana, della psichiatria e della psicoterapia, nei meandri più bui e nascosti dell'animo, scavando alla ricerca del lato patologico, ma anche dell'origine che ha causato tutto questo. L'assassino è veramente il carnefice o è esso stesso vittima della nostra società malata?
Ottimo lo stile di scrittura, le descrizioni degli ambienti circostanti, l'introdurre il lettore in gustose parentesi antropologiche quando parla di una determinata maschera o di un determinato periodo storico ad essa legata. Non consigliato a chi vuole leggere thriller adrenalinici e con continui colpi di scena. Una penna matura (per la ribalta italiana), che sicuramente merita attenzione...ora attendiamo il secondo caso della trilogia del commissario Giordàn.
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Il carnevale dei delitti
Il romanzo di Bruno Elpis ci regala il piacere di leggere un giallo classicamente inteso, senza il bisogno di chiamare in causa la polizia scientifica, senza scene cruente e senza azione da thriller.
Nella costruzione di questo giallo potremmo dire che tutto scorre con lentezza, facendoci respirare l'aria lacustre dello splendido lago di Como, ambientazione principale ma non unica degli eventi.
Pacato e riflessivo è il commissario protagonista, lontano dagli stereotipi impostici dalle figure di detective americani; Giordan è l'antitesi del poliziotto- rambo, è uomo a cui piace riflettere e ascoltare gli altri, raccogliendo i tasselli e unendoli con cautela.
Il romanzo affronta il tema complesso e spinoso delle patologie psichiche, con cognizione di causa, mettendoci a parte di conoscenze mediche e scientifiche reali, infondendo veridicità agli eventi narrati ed ai protagonisti.
Ne nasce un romanzo ben costruito e maturo sotto il profilo del contenuto, dotato di lucidità e chiarezza nell'addentrarsi nel mondo della psicoterapia, delle fobie e dei traumi pregressi; vengono espresse nozioni di notevole interesse che donano una ricchezza aggiunta a questo storia dalle tinte gialle.
Al nostro autore sta veramente stretta la stesura di un romanzo giallo; le potenzialità sono maggiori e forano prepotentemente queste pagine; ci riferiamo alle descrizioni storico-antropologiche fornite in merito ad alcune maschere utilizzate dall'assassino durante i delitti. Sono delle vere chicche per il lettore, che aprono delle gradevoli parentesi, proiettandolo in vari ambiti storici; anzi, se questi aspetti fossero stati più approfonditi, avrebbero fatto la gioia di taluna parte del pubblico.
Sul piano stilistico, l'autore si dimostra già una penna matura, dal linguaggio raffinato e consono ai temi trattati, privo di sbavature, molto gradevole alla lettura.
Ben riuscito, anche se non originale sul panorama letterario, l'utilizzo a tratti della narrazione in prima persona del serial killer, il quale impegnandosi in una sorta di monologo, si analizza e si confessa.
E' un romanzo dedicato a chi non ama scene truculente e inseguimenti folli, ma a chi volesse riscoprire il gusto di una caccia all'assassino con le sole armi della logica, fino ad arrivare a capire le cause scatenanti che stanno alla base della trasformazione di un uomo.
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