Fiori sopra l'inferno
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Il passato che ritorna
Tutto ha inizio in un piccolo paese di montagna, Travení (nome inventato, ma scenografia di paesaggi e persone reali) dove un macabro caso di omicidio scuote la tranquillità delle persone e del luogo stesso. Al caso lavora il commissario Teresa Battaglia con la sua squadra di fedeli collaboratori a cui si aggiunge l'ispettore Massimo Marini. Egli faticherà non poco ad inserirsi ed ad instaurare un buon rapporto con il commissario. Teresa è una donna forte e tenace che si ritrova a fare i conti con gli anni che passano, una malattia a cui non può rimediare e una ferita mai cucita che ha rafforzato la sua solitudine. È una eccellente profiler che con pochi indizi riesce ad effettuare un'analisi dettagliata dei vari criminali che incontra sulla propria strada. Stavolta però, il killer inizia a seminare paura tra gli abitanti, agisce impulsivamente senza schemi precisi lasciando gli inquirenti nel caos più totale. L'indagine si snoda tra passato e presente portando alla luce verità pericolose che influiranno sul presente e sui protagonisti della vicenda.
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Un romanzo senza dubbio avvincente e intriso di suspense. Molto interessanti sono le riflessioni sulla natura umana e sul lato oscuro che ognuno di noi si porta dentro. Da non porre in secondo piano sono le descrizioni paesaggistiche, un inno alla terra natale della scrittrice @ilaria.tuti, l'alto Friuli Venezia Giulia, terra da lei definita "generosa, ma che ha forgiato i suoi figli", terra che conosco solo in parte , ma che, a questo punto, desidero conoscere meglio.
Un thriller davvero speciale, @ilaria.tuti, i miei complimenti!
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Discreto esordio
Delitti strani accadono in montagna. In questo romanzo facciamo la conoscenza con Teresa Battaglia. Una donna ruvida e anche un po' inacidita dal tempo. Devo dire che mi era risultata anche simpatica all'inizio. Col suo amore per i dolci, come succede a parecchi diabetici, col suo istinto materno verso i suoi collaboratori, ma celato il più possibile con l'ironia e la sua aria severa. Poi l'arrivo di una malattia grave come la demenza, e qui trovo che l'autrice abbia calcato un tantino la mano nel cercare di inventarsi un personaggio mai visto. Ho l'impressione che questi investigatori diventino sempre più bizzarri. Nessuno ha mai pensato di crearne uno che risponda ai canoni della "normalità"?
Anche la storia dei delitti: come sono nati, le motivazioni dell'assassino, e le indagini fatte per catturarlo. Non mi hanno convinto del tutto. Tutto troppo esagerato e poco realistico. Chiaro e lineare, invece il modo di scrivere di Ilaria Tuti. Ogni cosa ci viene messa davanti in modo semplice. Ogni personaggio ha il suo motivo di esistere ed è ben differenziato dagli altri. Nel complesso romanzo gradevole anche se non eccezionale soprattutto considerato che si tratta del primo.
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Buona la prima
Romanzo un po' altalenante a parer mio.
L'autrice propone un romanzo la cui vera protagonista è la montagna, infatti è ad essa che sono dedicate gran parte delle descrizioni. Anche le introspezioni dei vari personaggi si rapportano sempre ai boschi innevati.
Ilaria Tuti scrive bene, molto bene e forse per paura che qualcuno non se ne accorga, non si stanca di sottolinearlo con prolissi paragrafi descrittivi che nulla aggiungono alla trama, già di per se poco incalzante.
Di solito preferisco un thriller più spinto. Deaver, Nesbo, Carrisi, Fitzek riescono a tenermi incollato al libro molto di più. Considerando però che questo è il suo romanzo di esordio, e che la lattura non è per nulla noiosa, direi che è un ottimo lavoro.
La trama è ben articolata e non banale, forse si perde un po' a metà.
**** ATTENZIONE SPOILER ****
Quando si intuisce che gli omicidi sono legati ai cinque sensi, ho pensato quasi che il romanzo virasse sul genere del film "Seven" (e la cosa non mi sarebbe dispiaciuta).
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A quel punto la sceneggiatura cambia troppo bruscamente, anche se verso un racconto molto più interessante.
Nulla da dire sulla caratterizzazione dei personaggi. Come non si può amare l'odiosa Teresa Battaglia, che combatte la sua fragilità fisica con un carattere così forte da renderla quasi insopportabile. Adoro Teresa Battaglia e sicuramente leggerò "Ninfa Dormiente".
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TERESA BATTAGLIA: IL PRIMO CASO
La lettura di questo romanzo è stata molto veloce e devo dire che non mi aspettavo che la storia mi prendesse così tanto, la protagonista è il commissario Teresa Battaglia, una donna di sessant'anni con un carattere particolare, si presenta da subire come una persona molto arrogante e burbera. Questo personaggio però, non risulta antipatico o egocentrico, anzi è difficile non affezionarsi a questa donna, così dura fuori ma dall'animo fragile e dal un passato doloroso.
Accanto a lei conosciamo Massimo Marini, giovane ispettore che si trasferisce dalla grande città in un piccolo paese, cerca di farsi volere bene da Teresa ma la donna lo trova troppo giovane e impreparato.
Tra i due il rapporto è molto difficile, ho trovato divertente lo scambio di battute e frecciatine che c'è stato tra Teresa e Massimo e che continua per tutta la storia.
Questo primo caso per il commissario Teresa Battaglia è molto intricato ma anche delicato per i temi che vengono toccati, l'ho trovato interessante, anche se alcuni punti sono davvero macabri.
La tensione della storia è molto alta, sin dalle prime pagine ma anche verso la fine del libro, un thriller puro, investigativo che dà maggiore risalto alle indagini che all'approfondimento psicologico dei personaggi o della storia.
Teresa è una protagonista che si ama o si odia, io l'ho adorata, l'ho sentita molto vera e autentica, con i suoi pregi e i suoi difetti che di certo non nasconde. Non più giovane, ma intelligente, arguta, scaltra cerca di farsi rispettare in un mondo di uomini, non per niente il primo incontro tra lei e Marini, è disastroso. L'ispettore pensa che il commissario sia un uomo, ma Teresa mette subito in chiaro che è lei il capo.
"Nessuno mi ha detto di cercare una donna, commissario." Lei lo scrutò come si guarda una cacca attaccata alla suola di qualcun altro. "Be' ispettore non ha fatto nemmeno lo sforzo di pensarlo."
Teresa è diabetica, non è più una ragazzina, ha qualche acciacco dell'età ma questo non la preoccupa, il suo vero problema è la sua mente. Si accorge che sta perdendo la memoria e non riconosce le persone che ha già incontrato, questo è il suo vero tormento.
Per questo tiene un quaderno con gli appunti della sua vita, delle indagini, della sua routine, così che possa ricordare tutto, in questo libro questa sua condizione non ha intaccato il suo lavoro.
"Si fugge da ciò che spaventa e ferisce, o vuole farci prigionieri, pensò."
Quello che più mi ha colpito è lo stile di Ilaria, che coinvolge il lettore, lo fa sentire parte delle indagini, che lo sconvolge tracciando un profilo della nostra società a volte così crudo ma estremamente sincero.
Teresa è una donna umana, problematica, ma anche piena di debolezze che però sa tirare fuori una forza incredibile, il lettore la trova vera nel bene o nel male e questo rende la storia più credibile.
Il libro è inquietante, oscuro e la stessa autrice costruisce un'ambientazione cupa, lugubre, selvaggia in un paese inventato di nome Travenì, situato nelle Dolomiti friulane.
L'attenzione del lettore è sempre concentrata sulle vicende, la tensione non cala mai e la curiosità è tanta nel proseguire la storia.
Sebbene questo libro mi sia piaciuto non è sicuramente il genere di thriller che preferisco, però devo riconoscere che il successo che ha avuto è del tutto meritato.
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chi è la vera vittima?
Ci troviamo in una vallata sulle Alpi, al confine con l'Austria, un piccolo paesino in cui tutti si conoscono e sanno i segreti gli uni degli altri. Un giorno viene trovato nel bosco un uomo ucciso in maniera orribile e la polizia inizia a indagare ma, oltre alle difficoltà oggettive di trovare l'assassino, si dovrà scontrare anche con l'omertà del paese che si chiude a riccio e non vuole collaborare. La ricerca dell'omicidio scoprirà un vaso di pandora ancora più grande, una storia triste e crudele tanto che ci si domanderà chi sia la vera vittima della storia.
La trama non sarebbe male ma l'ho trovata poco originale, in particolare in tanti, troppi dettagli ho ritrovato elementi che mi facevano pensare ai libri di Carrisi. Ho letto che l'autrice si è ispirata a lui, però a mio modesto parere sin troppo. Teresa Battaglia è una poliziotta e una donna con molti problemi, ha passione per il suo lavoro, è molto umana ma allo stesso tempo molto dura, è veramente realistica. Sicuramente è il punto focale del romanzo e anche la parte meglio riuscita, per il resto il libro non mi ha colpito, una storia e un modo di raccontare già sentiti, pecca d'originalità.
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Oltre alla purezza della neve
La morfologia di una valle chiusa tra le alte vette innevate riflette alla perfezione il temperamento degli abitanti diffidenti e restii verso gli estranei, pronti ad autotutelare la loro piccola comunità celando e negando le verità passate e presenti. Questo perché nascondere realtà scomode permette di non turbare le coscienze e di apparire senza macchie. Il paese di Travení, tuttavia, viene scosso da una serie di delitti caratterizzati da una violenza letteralmente animalesca. Adulti e bambini, vittime e complici su diversi livelli si alternano. I bambini sono il perno, l'essenza della vita e del divenire, vittime e spettatori combattivi.
Il commissario, Teresa Battaglia, inizia una serrata indagine per risalire al colpevole. La protagonista indaga nell'animo umano, nella psiche delle persone e allo stesso tempo combatte un'altra durissima battaglia personale. Il carattere di questa donna, forte, pungente verso i colleghi, a volte acida ma dall'animo profondo e sensibile emerge mano a mano che scorrono le pagine.
Un thriller ben strutturato in cui la trama é strettamente connessa al paesaggio circostante. Sembra infatti di vedere i riflessi cristallini del ghiaccio e della neve, sembra di sentire il vento freddo e pungente che soffia contro la pelle. In questa cornice emergono i segreti, passato e presente non hanno confini. Il colpevole che ha subito a sua volta dei soprusi viene analizzato senza però cadere in inutili sentimentalismi bensì scatenando delle reazioni e delle riflessioni nel lettore!
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Commento interattivo
Il mio commento in questa intervista all’autrice del romanzo.
D - Abbiamo dialogato con Ilaria Tuti in occasione del Gran Giallo Città di Cattolica. La ritroviamo oggi autrice di successo con un esordio scoppiettante. Quali sono i sentimenti che ti hanno accompagnato in questa avventura? Che impatto ha avuto sulla tua vita l’attenzione che ti è stata riservata dal pubblico?
Quando da Longanesi mi hanno comunicato l’intenzione di pubblicare il romanzo, nei giorni seguenti sono stata accompagnata da un unico pensiero: speriamo che non cambino idea! Questo per farvi capire quanto riuscissi a crederci.
L’entusiasmo si è accompagnato da subito a un certo timore: timore di non essere in grado di farcela, di ritrovarmi sotto la lente di ingrandimento di molti, di essere parte, da un giorno all’altro, di un mondo che non conoscevo e che era molto distante dalla mia quotidianità. La paura, però, ha lasciato spazio quasi subito a una gioia immensa. È qualcosa di molto intimo, che attiene ai sogni più cari, quelli da cui dipende la felicità vera, la realizzazione e il compimento di una vita.
Vita che è cambiata, si è fatta certo più complicata, ma anche più piena (di valori, di stimoli, di esperienze, di incontri, di gratificazioni). L’attenzione che di colpo si è riversata su di me è stata destabilizzante, perché per natura sono riservata e solitaria, ma mi ha fatto crescere, imparare cose nuove, mi ha messo alla prova. Mi ha dato l’opportunità straordinaria di creare un ponte con i lettori, così ho modo di “sentire” le emozioni che “Fiori sopra l’inferno” ha dato loro.
D - “Fiori sopra l’inferno” si connota per uno spiccato interesse per la criminologia (“La prima è la fase aurorale… La fase puntamento… La terza fase sarebbe quella chiamata di seduzione… la cattura… l’aggressione. L’ultima è la fase totemica: l’assassino cerca di protrarre il più a lungo possibile il piacere”) alla ricerca delle cause profonde di un dolore che accomuna investigatore e ricercato, bambini e adulti, uomini e animali, con un sottofondo di compassione (intesa in senso etimologico). Che origine ha questo interesse?
R - Racconto storie e nella mia testa ho iniziato a farlo molto prima di scrivere i miei primi racconti. Se vuoi raccontare storie devi essere curioso nei confronti della vita e delle persone. Mi interesso agli altri, mi chiedo sempre quale sia la loro storia, da che passato siano stati forgiati, che futuro stiano immaginando e quali passioni li muovano.
La criminologia è una luce potente a nostra disposizione per illuminare le zone più buie e misteriose della mente umana, che è ancora un universo quasi sconosciuto. Mi sono appassionata alla psicologia criminale leggendo i romanzi di Carrisi. È diventata anche una mia passione ed è il motivo per il quale amo scrivere thriller: tra le righe, indago la vita e l’essere umano, i suoi abissi come le vette che può raggiungere.
D - Tra i temi principali e le caratteristiche di “Fiori sopra l’inferno”, l’effetto cromatico delle descrizioni è una cifra del tuo stile: giochi molto sul contrasto bianco-rosso (“Lacrime purpuree scendevano lungo l’intonaco e raggiungevano la neve”) e la neve macchiata dal sangue è un contrasto ricorrente… È una tendenza che deriva dalla tua vocazione artistica anche per le arti figurative?
R - Sì, ho cercato di dipingere con le parole e per farlo ho usato anche tecniche pittoriche: l’alternanza dei colori freddi a quelli caldi per creare contrasti drammatici ma anche tridimensionalità, l’uso delle ombre e delle luci per disegnare quasi a “sbalzo” il paesaggio e i personaggi, l’opposizione tra un colore primario e il suo complementare (il rosso del sangue e il verde del sottobosco) per appagare l’occhio del lettore… Per me è naturale riprodurre con le parole una scena (un quadro) che ho già in mente.
D - Per tua stessa ammissione finale, la natura dei luoghi non è soltanto teatro delle vicende o sfondo: è tessuto vitale (“La foresta millenaria di Travenì risuonava di gocciolii d’acqua e fruscii sommessi, quelli provocati dalla neve che scivolava dalle fronde troppo cariche…”), sorprendente (“La neve aveva cambiato il volto dell’orrido dello Sliva. La gola in cui scorreva il torrente era diventata un regno di ghiaccio”), dolomitico e sfidante il limite (“I laghi gemelli di Flais e poi il confine”). Qual è il tuo rapporto con natura e paesaggio friulano?
R - È un amore riscoperto in età adulta, ma che è nato nella mia infanzia. Ho descritto luoghi reali, che mio padre amava molto e che hanno fatto da sfondo a molti episodi felici di quando ero bambina. Ora che sono adulta mi sono riavvicinata a questi paesaggi e li guardo con il senso di meraviglia di quando ero piccola. La natura è potente, è un cuore pulsante, è mistero che ci circonda. Ho sentito l’esigenza di trasmettere al lettore la mia fascinazione, il legame profondo che sento con la mia terra. Spero di esserci riuscita.
D - Nel romanzo c’è poi una sorta di attrazione per l’essenzialità primitiva, che viene ricercata sia nell’uomo (“Echi di culti della fertilità pagani… Secondo la leggenda, la notte di San Nicola i Krampus vagavano alla ricerca dei bambini cattivi”), sia nella natura, sia nel riferimento culturale al “mana”: è indice di pessimismo, desiderio di ritorno alle origini, o che altro?
R - È quanto di più lontano dal pessimismo: è forza, potenza, energia primigenia. È un invito a riscoprire ciò che in noi è ancora intatto e puro. Il “mana” è la forza creatrice, vitale. Sondare le origini – anche nel senso di lato più istintivo e meno addomesticato – non significa fare un passo indietro, ma scoprirsi più forti: quando le radici affondano in profondità, siamo più saldi.
Significa conoscersi, accettarsi, convogliare le energie in un processo creativo e costruttivo. Siamo qui per lasciare qualcosa e quel qualcosa non può reggersi in piedi se le fondamenta non sono solide. Paradossalmente, è proprio la parte più legata alla sua natura a elevare l’essere umano spiritualmente, a fargli desiderare l’”infinito”.
http://www.brunoelpis.it/le-interviste/1647-cinque-domande-a-ilaria-tuti
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Il suo branco inconsapevole
Splendido thriller italiano, in cui i bambini sono il perno di una girandola di morte ed allo stesso tempo di speranza, che pone il lettore in un punto di osservazione scomodo sull’animo umano e sulla crudeltà di cui esso è capace. Questi bambini sopravvivono, lottano, amano. Nonostante tutto. L’autrice è una giovane donna italiana, che dimostra una grande maturità sia stilistica sia contenutistica, con una storia intensa, forte, violenta, avente come protagonista Teresa Battaglia, personaggio meraviglioso, almeno tanto quanto la vicenda su cui indaga. La sua storia personale si intreccia al canovaccio narrativo principale e spero che questo sia l’inizio di una lunga serie, perché questa detective mi ha davvero conquistato. Il libro, a modo suo, è un inchino alla vita ed al suo dispiegarsi, anche in assenza di luce e di cure. E’ la vita la più forte, e non i suoi strumenti.
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Un ottimo romanzo d'esordio
Fiori sopra l’Inferno è il romanzo d’esordio di Ilaria Tuti, pubblicato nel 2018 da Longanesi e presentato come un caso editoriale, la cui pubblicazione è in corso in una ventina di paesi.
Lo stile dell’autrice è ricco, evocativo. Le descrizioni, particolareggiate ma mai pesanti, trasportano il lettore in un mondo dove il bianco della neve si mischia al verde dei boschi, al grigio delle montagne e al rosso del sangue.
Trama
La paura li rendeva bambini, dilatava le pupille e storceva la bocca verso il basso.
Fiori sopra l’Inferno è un volume ambientato in Italia, sul confine austriaco, in un paesino realmente esistente ma ribattezzato dall’autrice Travenì. È un luogo isolato, circondato da natura selvaggia e neve. Sembra un piccolo paradiso di tranquillità che però nasconde segreti portati alla luce da una violenza terribile e inaspettata.
La storia inizia con il ritrovamento del cadavere di un uomo, adagiato sull’erba al limite delle foreste, completamente nudo e senza occhi nelle orbite.
Intorno al corpo delle trappole tengono lontane gli animali selvatici, preservandolo pulito e senza altre ferite, oltre quella al volto. Delle orme nella neve spariscono tra gli alberi, portando gli investigatori a un macabro spaventapasseri, creato con i vestiti tolti al cadavere e imbrattati di sangue, che sembra osservare la vittima con gli occhi di bacche.
È il commissario Teresa Battaglia a doversi occupare del caso. Il suo istinto e la sua esperienza le dicono che non si tratta di un semplice assassino, c’è qualcosa di rituale nella scena del crimine: l’omicida tornerà a colpire.
Personaggi
La vita faceva paura, a guardarla in faccia per quello che poteva essere, ma restava sacra, inviolabile…
La protagonista indiscussa della storia è proprio il commissario Battaglia, una donna di mezza età che combatte contro il peso e la malattia.
È un personaggio complesso e sfaccettato, molto ben caratterizzato. In un primo momento si presenta come una donna razionale, sempre pronta fare battute taglienti per bistrattare i novellini, ma con il proseguire della narrazione l’autrice la mette a nudo, mostrando al lettore tutto il suo dolore, la sua continua lotta contro il passato e il futuro, la sua paura.
Teresa Battaglia è una donna che riesce a farsi rispettare in un mondo di uomini, tenace, con un profondo spirito materno che mostra in modo del tutto personale.
Massimo Marini è l’ultimo ispettore arrivato nella squadra, fuggito da una vita che sentiva come una prigione. È giovane, inesperto, orgoglioso.
Sin dal primo giorno sembra che Teresa lo prenda di mira e non esiti a sottolineare la sua ignoranza. Questo, però, sembra spingere il giovane a migliorarsi. Con il proseguire della storia si mostra anche la sua vera forza, il suo desiderio di non arrendersi che fa intuire una maturazione non ancora completa, ma già in atto.
Il personaggio che più mi ha colpito, però, è l’assassino: è complesso ma sempre coerente all’interno di tutta la narrazione. Le sue motivazioni sono istintive, particolari, ma convincenti dalla prima all’ultima pagina.
Conclusioni
Teresa si ricordò quanto fosse importante la lealtà a quell’età e come, incredibilmente, diventasse fragile da adulti.
Fiori sopra l’Inferno è un romanzo che mi è piaciuto molto. È un thriller che scorre fluido senza essere banale: lo stile dell’autrice cattura facilmente e rende la lettura adatta tutti, senza per questo rendere la storia eccessivamente semplice o leggera, anzi. Non mi sarei mai aspettata una storia d’esordio così ben strutturata, né dei personaggi così pieni di sfumature, così umani.
Uno degli aspetti che mi ha lasciato piacevolmente colpita è l’ambientazione, il modo in cui l’autrice riesce a renderla viva con poche frasi ben calibrate. La vita nel piccolo paesino nascosto tra i monti è descritta magistralmente e ho apprezzato che siano stai messi in luce i lati più oscuri di quello che sembra un piccolo paradiso.
Per concludere, Fiori sopra l’Inferno è un romanzo che consiglio. Non solo agli amanti del thriller, ma anche a chi cerca personaggi realistici e profondi che si muovano nel mondo reale con l’insicurezza tipica dell’essere umano.
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Thriller tutto italiano
Ho iniziato questa lettura spinta da una morbosa curiosità che mi rodeva fin da quando ho letto per la prima volta la trama e ho visto la cover, così semplice ma inquietante per certi versi. In mezzo a tutta quella neve, deve pur esserci qualcosa in agguato.
Fiori sopra l’inferno è un thriller eccezionale e mi stupisce, ma allo stesso tempo mi rende felice, sapere che è stato scritto da un’autrice italiana. Infatti, leggendo ho avuto la continua sensazione di avere tra le mani un thriller nordico, dai tratti caratteristici e che – diciamocelo liberamente – difficilmente possiamo ritrovare in Italia. Per cui, giunta alla fine della lettura non posso che essere entusiasta del lavoro fatto da Ilaria Tuti e la ringrazio per non aver assolutamente deluso le mie aspettative, anzi ho trovato un qualcosa di inatteso e che mi ha rapita durante la lettura.
Quello che caratterizza Fiori sopra l’inferno è sicuramente l’abbondanza di descrizioni dettagliate e quasi ricercate, che rendono il tutto realistico e che aiutano il lettore nell’immaginazione. La storia,
ben intuibile dalla trama, si sviluppa in maniera chiara, quasi fin da subito possiamo già capire alcuni collegamenti che saranno alla base della soluzione. Ma con questo non voglio dire che la soluzione sia sotto i nostri occhi, o meglio, non voglio dire che la storia sia banale, ma piuttosto che il lettore è aiutato e guidato verso la verità. Facilmente intuisce qualcosa senza però mai averne la conferma. Quindi anche quando penserete di aver capito tutto, ecco che invece arriva il colpo di scena, quello che non aspettavi.
Unica nota che non ho apprezzato totalmente, o forse non ho compreso, è la protagonista Teresa Battaglia, commissario di polizia e a capo delle indagini. Una donna forte, schiva e che non perde occasione per battibeccare con chiunque. In certe situazioni l’ho trovata quasi insopportabile. In realtà, Teresa nasconde dei segreti, un passato violento e che l’ha resa quello che è. Però credo che questo passato non sia stato ben delineato ai nostri occhi, è come se anche noi venissimo tenuti all’oscuro di quello che ha subito e questo non mi da pace, perché non riesco a giustificare la sua freddezza verso i suoi uomini, seppur si senta l’empatia che invece prova verso i bambini (per ovvie ragioni che non vi dico qui).
Lo stile dell’autrice mi ha sorpresa, ho trovato Fiori sopra l’inferno un romanzo ben studiato, con un linguaggio chiaro ma ricco di descrizioni. Quella neve che fa da contorno alle vicende diventa quasi un velo che nasconde i fatti più atroci. Ho apprezzato molto inoltre come Ilaria abbia caratterizzato una piccola comunità, chiusa e quanto mai prevenuta verso lo “straniero”; una verità che aleggia intorno ad ogni piccolo paese e che rende gli abitanti ciechi davanti ai propri mostri.
Un libro spietato, inquietante ma ricco di soprese, Fiori sopra l’inferno è un thriller a 360°, come pochi altri in Italia. Per cui se avete voglia di una storia che vi tenga con il fiato sospeso e che vi faccia, a tratti, inorridire, vi assicuro che questo è il libro che state cercando.
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Magnetismo animale
FIORI SOPRA L'INFERNO di Ilaria Tuti, una Donato Carrisi al femminile, con balenanti lampi di originalità, è più di un caso letterario. È un romanzo d'esordio che si rivela un autentico capolavoro. È un thriller psicologico, dalla grande potenza descrittiva, ambientato nel paesino montano di Travenì, tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, un paesaggio di una bellezza selvaggia e misteriosa.
La protagonista, il commissario Teresa Battaglia, è un personaggio femminile che entra nel cuore del lettore, per il suo essere odiosa e materna nello stesso tempo. Il suo personaggio è complesso, interessante, ricco di sfumature. Lavora in coppia con il giovane Marini, un tipo un po' inesperto, un ragazzo promettente, da istruire e plasmare per la combattente Battaglia. I due hanno un'intesa che fatica a chiamarsi tale. Il loro entrare in sintonia si costruisce gradualmente e ricorda un po' la coppia investigativa Vera Stanhope e Joe Ashworth.
Da Teresa Battaglia, Marini ha molto da imparare. E forse anche il lettore.
Lei, Teresa, è abilissima nell'entrare nella mente di coloro cui dà la caccia.
"Forse loro vedono il mondo meglio di noi. Vedono l'inferno che abbiamo sotto i piedi, mentre noi contempliamo i fiori che crescono sul terreno. Il loro passato li ha privati di un filtro che a noi invece è stato concesso. Questo non vuol dire che abbiano ragione a uccidere, o che io li giustifichi. O che, in un lontano passato, hanno sofferto e quella sofferenza li ha trasformati in ciò che sono. Io questo non lo posso dimenticare."
L'approfondimento psicologico della protagonista, come anche dei personaggi secondari, fa di questo thriller una lettura interessante da non lasciarsi sfuggire. Spero che giunga presto un seguito, una nuova indagine, altrettanto avvincente, con verità e segreti da portare alla luce.
"Ecco il suo fiore. Il più bello tra quelli che gli impedivano di vedere l'inferno."
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Orribili delitti tra i monti
Delitti singolari tra i monti nel libro d’esordio di Ilaria Tuti: Fiori sopra l’inferno, Longanesi 2018.
Ilaria Tuti vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Ha studiato economia, ama il mare ma vive in montagna. Appassionata di pittura, ha vinto nel 2014 il Premio Gran Giallo Città di Cattolica, e questo è il suo romanzo d’esordio, destinato ad essere venduto in moltissimi Paesi.
Ambientato a Travenì, che è sì un paese immaginario delle Dolomiti, ma abilmente descritto in questo libro, per cui:
“Era di una bellezza primitiva, da far perdere i riferimenti. Le cime innevate sovrastavano una foresta millenaria, sorgendo come lame opache da un fitto tappeto di boschi. Facevano pensare ai giganti della mitologia. (…) Era un mondo distante da quello a cui era abituato, un mondo che sussurrava la piccolezza umana.”
Qui nulla è contaminato, vige un’atavica povertà riscattata dal turismo nascente. Ma nelle case fiabesche si muovono ombre e segreti, e la comunità si chiude a riccio quando si tenta di rivelare i suoi fantasmi, per cui quando la memoria corre all’indietro, a quella Scuola d’Austria del 1978, e gli esperimenti che vi si facevano, dove vigeva la legge non scritta di:
“Vedi, osserva e dimentica”,
nessuno è disposto a parlarne e a fare chiarezza. Le cose peggiorano quando viene trovato un cadavere, privo degli occhi, ingegnere e padre di un bambino. Poco distante una sorta di spaventapasseri vestito coi vestiti del morto. Ad indagare Teresa Battaglia, una profiler speciale: poco più di sessant’anni, un corpo franante e sovrappeso, i modi bruschi e rudi, è diabetica, talvolta la sua memoria e la sua lucidità le creano delle preoccupanti zone di vuoto, e custodisce con forza immane un segreto importante del passato. Aveva:
“un viso segnato dall’età e da una durezza che preannunciava un carattere altrettanto spigoloso. Aveva labbra sottili: di tanto in tanto le arricciava, come a soppesare un pensiero.”
Ad affiancarla l’ispettore Massimo Marini:
“Era poco più di un ragazzo e sembrava uscito dalla pubblicità alla moda. Aveva percepito il suo profumo a metri di distanza. Stonava in quella piccola landa alpina.”
I due intuiscono il percorso dell’assassino, gli abissi della sua solitudine, di abusi, di rifiuto, che da molto lontano, sfociano nel sangue. In tanto, troppo sangue.
Teresa e la sua squadra si scontrano contro muri di riservatezza, di ritrosia, di omertà. Al centro del giallo ci sono i bambini, gli unici a trovare una specie di equilibrio, nel loro stare assieme uniti e compatti, per difendersi dalle violenze degli adulti.
Un thriller scritto con eleganza, privo di colpi di scena o di violenza brutale. Tutto è abbastanza soffuso, come il paesaggio innevato che circonda le azioni dei personaggi. La natura è indubbia protagonista, colta nella sua intima essenza, toccando con sapienza l’animo e il gusto del lettore. Una lettura coinvolgente ed interessante, molto elegante. La conoscenza intrigante di una investigatrice acuta, intelligente, profonda conoscitrice dell’animo umano, ma anche molto vulnerabile, lato che offusca tramite un carattere duro ed indisponente, perché:
“Io vedo oltre i fiori, vedo l’inferno.”
Un’ottima promessa per una futura nuova avventura.
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