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La Profezia di Pico della Mirandola
 
La Profezia di Pico della Mirandola 2010-03-25 10:22:42 ostanes
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
ostanes Opinione inserita da ostanes    25 Marzo, 2010
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Lavoro che ha il merito di invitare alla riflessio

Angosciati da una quotidianità precaria e priva di punti di riferimento “certi”, siamo ansiosamente alla ricerca delle nostre radici, antropologiche e culturali. In tale ottica un libro come questo, può risultare prezioso per risalire alle sorgenti più certe e genuine del nostro essere uomini.
Riassumerne la trama è, a mio giudizio, un esercizio che può limitare e burocratizzare la portata, enorm, di questo processo spirituale.
Tale è, infatti, la materia preziosa del romanzo, che è sicuramente limitativo definire romanzo.
Infatti la trama narrativa cela un impianto di natura storica e filosofica, che costituisce la vera ragione di essere del libro.
Lavoro che ha il merito di invitare alla riflessione su un patrimonio di idee, tra le più importanti della storia del pensiero.
Mi riferisco al misticismo ebraico, che ha la sua miracolosa quintessenza nella dottrina della Qabbalah, ossia nel commento analitico e profondo delle scritture sacre.
Inutile delinearne lo sviluppo storico, chi desiderasse approfondire la vicenda, ha a propria disposizione i magnifici saggi di Gershan Scholen, vale a dire il meglio del meglio sull’argomento.
Importante è verificare come questo patrimonio di idee e di suggestione, entri a far parte del mondo spirituale di uno dei prìncipi del nostro pensiero umanistico Giovanni Pico della Mirandola e, sullo sfondo, di quella Accademia Platonica che riuniva, nella Firenze di Cosimo e Lorenzo de’ Medici, i più grandi ingegni del tempo, sotto la guida la Marsilio Ficino traduttore del Corpus Hermeticum e appassionato cultore del pensiero classico.
Nel suo febbrile lavoro Pico aveva scandagliato in profondità queste teorie mistiche, preconizzando l’avvento del Messia, che già i dotti cabalisti ritenevano essere il compimento eccelso del genere umano immesso nella grande éra di giustizia e verità divine.
Bellini immagina di narrare le vicende di questo Messia reincarnato in un giovane insegnante ebreo, Marko, che abita e lavora a Mantova. Supportato dalla giovane e bella fidanzata Sophia vive, anche con smarrimento, il processo interiore che lo porterà alla piena consapevolezza di sé e del proprio destino.
Inutile aggiungere che Sophia, anche nel nome, altro non è che la Sapienza Eterna “Pistis Sophia”, reincarnata in una ragazza del nostro tempo.
Altri grandi personaggi sono presenti nel libro, in particolare l’umanista Paride Ceresara reincarnato nell’amico di Marko, Cesare Deripario direttore di banca.
A questo riguardo, in questa sede, viene recuperata la leggenda nera che vuole Ceresara ministro di Satana e cultore di magia nera, dotato di poteri occulti in virtù di un patto diabolico. Poteri che hanno permesso l’edificazione in una notte della sua abitazione, ancora oggi conosciuta come il Palazzo del diavolo.
E’ evidente, a questo punto, che il romanzo è giocato su due piani temporali: il Rinascimento fiorentino e mantovano, e l’età contemporanea, che dipanano gli avvenimenti narrati sino al loro esito finale.
Il tutto, ed è importante, armonicamente, senza eccessive cadute nel mirabolante gratuito.
Ed è molto, se si considera che proprio questo è il difetto affliggente di libri consimili.
Anche se, e ribadisco il concetto, la trama narrativa è un puro pretesto.

Roberto Ronchini

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