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Arcadipane non sei solo
Il commissario Arcadipane è solo e malinconico, la moglie lo ha lasciato, non ha un gran rapporto con i suoi figli, Corso Bramard si è eclissato e Isa Mancini è finita, per il suo carattere irascibile, alla stradale.
Il commissario dunque è solo ad indagare sull’omicidio di una donna all’uscita della metro, pestata a morte. Sorprendentemente però l’assassino viene subito identificato ed arrestato.
Ma Arcadipane non è convinto, il suo intuito, che credeva di aver perso, gli dice che qualcosa non torna.
Così con l’aiuto di un ex poliziotto semi psicotico, si inoltra in questa indagine alquanto oscura , che lo porta nel dark web, in giochi a premi pericolosi e letali, in un mondo “nascosto” che offre di tutto a chi sa come muoversi.
Ma il commissario è in crisi, e nonostante lo pseudo aiuto di una psicoterapeuta disabile, più pazza dei suoi pazienti, non riesce a sbrogliare la matassa.
Quindi si rivolge ai suoi vecchi amici, Bramard e Mancini, che nonostante anche loro siano profondamente cambiati dagli eventi della vita, forniranno un sostegno fondamentale per la risoluzione di un caso a dir poco complesso.
Questo romanzo è l’ultimo di una trilogia di Davide Longo, dopo Il Caso Bramard e Le Bestie Giovani.
Longo è innegabile, ha uno stile particolare, divisivo, scrive gialli non canonici, senza suspense o colpi di scena, pochi indizi e pochi fatti, tutto gioca sulle intuizioni e le deduzioni di chi indaga. I dialoghi tra i personaggi sono spesso riflessioni mai niente che ti riporti alla trama o che segua un filo logico,e il lettore spesso si perde, e se cerca di svelare il mistero, qui gli è praticamente impossibile. Se cercate un giallo semplice e lineare rivolgetevi altrove, non è questo il caso. Qui si va oltre, se si riesce a starci dentro, si toccano le corde della natura umana, nel bene e nel male. Un romanzo con una struttura complicata, una scrittura a tratti ostica e un messaggio profondo.
Non mi ha convinto fino in fondo, ho trovato certi personaggi, come la psicoterapeuta sui generis o l’ex poliziotto, che parla in versi biblici, un po’ troppo sopra le righe, tanto da non essere credibili. Se l’intento era quello di alleggerire, personalmente il risultato è stato l’opposto. Ma la trilogia nella sua interezza vale la pena di essere letta.