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Il bacio del calabrone
 
Il bacio del calabrone 2024-07-14 15:43:12 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    14 Luglio, 2024
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Tre delitti nell'alta moda.


Un giallo intrigante, che ha come protagonista un personaggio ben noto agli amanti del genere: il pubblico ministero Manrico Spinori, detto "il contino", un eccentrico poliziotto di nobile casato, amante dell'opera lirica, gusti raffinati ed un formidabile intuito, tanto da essere chiamato dal suo capo Gaspare Melchiorri (detto "Volpe Argentata") a risolvere i casi più complessi. Ed è infatti molto complicato il caso trattato nel romanzo, un caso che accosta l'investigatore al mondo esclusivo dell'alta moda internazionale. Il tutto avviene al Teatro Costanzi di Roma, dopo l'esecuzione della Traviata: durante un party presso il laboratorio dei costumi del teatro, il titolare di una famosa maison di moda, Tito Cannelli, muore per probabile shock anafilattico dopo la puntura di un calabrone (la Vespa Mandarina, proveniente dal Giappone, come accerterà poi un entomologo universitario), infilatasi sotto la camicia. La morte appare subito poco chiara, Manrico inizia ad indagare: il probabile autore del delitto è tra i commensali, e non è certamente facile orientarsi tra personaggi tanto diversi. Tra questi, Luciano Righi, stilista di fama, che ama definirsi "creatore" di moda, l'affascinante Vera Grant, una firma della rivista Fashion, e poi Irina Zed, una donna altera ed originale, moglie di Cannelli, apparentemente ancora innamoratissima del marito... Ma non basta: sono indagati anche un famoso avvocato, Mainz, il legale di Cannelli, resosi irreperibile dopo la morte del suo cliente e sospettato di legami con un clan mafioso, e un giovane modello biondo, dotato di poco cervello ma ansioso di farsi strada nel mondo scivoloso e inquieto dell'alta moda. Questi due ultimi personaggi saranno le altre due vittime dell'assassino, che verrà alla fine scoperto: non sarà un gran colpo di scena, il lettore attento intuirà già dai primi capitoli l'identità del possibile autore dei delitti e, addirittura, la fine che farà. L'abilità di Giancarlo de Cataldo sarà quella di condurre il lettore nei meandri di due piste investigative, con momenti di suspense e con colpi di scena fuorvianti. Tutta la vicenda è comunque ben costruita, incentrata come accennato sul sorprendente ed equivoco mondo dell'alta moda: un mondo tutto particolare dove a sfilate scintillanti di modelle con creazioni esclusive e costose si contrappone un mondo sotterraneo dove corruzione, invidia e desiderio insopprimibile di emergere fanno da torbido sottofondo.
Emerge su tutto e tutti l'abilità del nostro amato protagonista: quel Manrico Spinori, pubblico ministero ben coadiuvato dalla sua principale collaboratrice, la poliziotta Deborah Cianchetti, una romanaccia grande e grossa, tutta muscoli ma con un cervello raffinato, sempre pronta a dire la sua con consigli utili e spesso risolutivi. Grande è la passione del nobile Spinori per la musica lirica: gran conoscitore di opere, cerca sempre nelle sue investigazioni di trovare somiglianze o affinità tra l'indagine in corso e la vicenda di un'opera lirica, perchè, afferma, " nell'opera si annidano i moti profondi dell'animo e i delitti, tutti i delitti da quello dipendono in ultima analisi: da un'alterazione dei moti dell'anima ... alla radice c'è sempre la più micidiale e pericolosa macchina assassina che sia mai stata concepita, l'essere umano".
L'opera lirica in questione per le vicende narrate nel giallo è la Tosca di Puccini: ed il lettore attento troverà più di un'affinità.
Lo stile narrativo è come sempre brillante e coinvolgente, l'ambiente della moda nel quale il protagonista deve muoversi nasconde sorprese, omertà, tranelli, personaggi che sanno ben nascondersi dietro facciate di rispetto e difficili da stanare.
Una vicenda particolare in un mondo particolare: ci vuole però ben altro per intimorire il nostro solerte e astuto pubblico ministero.

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