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Un calabrone all'Opera
Il Pm Manrico Spinori, melomane, nobile decaduto, amante indomito, sempre alla ricerca di stimoli nuovi, questa volta nel laboratorio dei costumi del Teatro Costanzi di Roma, assiste in prima persona alla morte, sospetta, di Tito Cannelli , proprietario di una famosa casa di alta moda.
Si scoprirà in seguito che la morte sospetta è invece un omicidio davvero singolare, perchè Cannelli muore per shock anafilattico, per la puntura di un calabrone, e un calabrone in un teatro è assai raro da trovare, a meno che non venga introdotto furtivamente. Quando diventa chiaro che si trovano davanti a un omicidio premeditato, Manrico e la sua squadra di tutte donne, Cianchetti Orru e Vitale, avviano l’indagine che si indirizzerà tra familiari e affini di Cannelli, ma soprattutto nel campo della moda, sconosciuto a Spinori, ma che ben presto comprenderà che quel mondo fatto di orpelli e ornamenti, nasconde sporchi giochi di potere.
Manrico Spinori è bello e affascinante, non a caso il suo informatore, Lediosca, lo ha rinominato Marcello, per la sua somiglianza con Marcello Mastroianni e non a caso De Cataldo è un amante de La Dolce Vita e un assoluto felliniano.
Spinori è colto, sa di arte e di musica classica, e per lui ogni delitto è riconducibile a un’opera lirica, e in questo caso va in crisi proprio perchè non riesce a trovare attinenze con nessuna delle opere a lui conosciute.
Spinori è nobile, ma soprattutto nei modi e nell’animo. Vive insieme alla madre e a un fedele maggiordomo nell’unica casa che gli rimane di famiglia,dato che la madre, la contessa Spinori, ha dilapidato tutto perchè affetta da ludopatia.
Si innamora facilmente e allo stesso modo si disamora, perchè facilmente delude o rimane deluso.
Il tutto ovviamente è ambientato nelle strade di Roma, che De Cataldo conosce bene, pur essendo un adottivo, nato a Taranto.
Il giallo è intricato quanto basta e di piacevole lettura, perchè De Cataldo scrive bene, e questo è innegabile.
Consigliato sotto l’ombrellone.