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Stivali di velluto
 
Stivali di velluto 2024-06-19 15:44:03 cesare giardini
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    19 Giugno, 2024
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Un delitto risolto dopo cinquant'anni.

Un grave fatto di sangue turba la vita palermitana: siamo nel 1977, il direttore di un ufficio postale periferico viene trovato ucciso nel suo ufficio, pugnalato da mano ignota. La cassaforte viene trovata aperta, mancano dieci milioni. Tutto il resto è in ordine, non ci sono segni di colluttazione, nessuno ha sentito grida o rumori sospetti. Si indaga sul caso, il morto risulta essere il marito della figlia di un notissimo boss mafioso, nulla viene alla luce, e, poco a poco, il caso viene archiviato nella sezione Ufficio Delitti Irrisolti. Passano gli anni e alla Mobile di Palermo arriva Giulia Vella, una giovane poliziotta milanese, figlia del questore di Milano, mandata dal padre in Sicilia per farsi le ossa. La ragazza, adottata e sempre desiderosa di conoscere la vera madre, non se la passa bene: i superiori la snobbano, non le danno fiducia, pur essendo un'abile profiler, finché decidono di affidarle un caso irrisolto, per accontentarla ma, soprattutto, per non trovarsela sempre tra i piedi. Guarda caso, proprio il delitto riguardante il genero del boss, irrisolto da anni. Giulia non si perde d'animo, studia i vecchi fascicoli, conosce un anziano commissario in pensione che le fornisce saggi suggerimenti, trova la collaborazione di una giovanissima collega e di un poliziotto esperto e affascinante del quale alla fin fine s'innamora. Ma conosce soprattutto Palermo, città dalle mille contraddizioni, antica e moderna, bella e sfacciata, dove un'umanità calda e passionale vive e s'agita apparentemente lontana da ogni regola. E' una scoperta per Giulia, abituata al tran tran di una metropoli del nord, una scoperta che la turba e poi lentamente la conquista e le fa scoprire, nel prosieguo delle indagini, la parte più profonda e segreta di sé stessa.
Giulia indaga, e, casualmente, viene a contatto con il mondo dei "garrusi", un termine siciliano che indica gli omosessuali: un'umanità che, contrariamente alle apparenze, rivela sofferenze, vite travagliate, soprusi, tentativi di riscatto. Ed è proprio in questi ambienti che Giulia, l'agente venuto dalla metropoli milanese, trova il bandolo della matassa per risolvere il caso e trovare l'assassino. Le pagine conclusive del giallo mettono in luce i tormenti interiori di Giulia, le sue perplessità e la sua sofferta decisione. La figlia del questore di Milano ha acquisito durante le vicende della complicata indagine una nuova maturità che ha messo a nudo la consapevolezza delle proprie capacità a contatto con un mondo prima sconosciuto, pieno di sorprese, refrattario ad ogni etichetta. E la sua decisione finale sarà sorprendente ma ben ponderata.
Il racconto è ben costruito, lo stile è essenziale, rigoroso, anche se basato su una trama piuttosto esile: l'autrice, come in altri romanzi, dà il meglio di sé quando mette in scena la sua Palermo, una città affascinante che sa conquistare ogni visitatore, una città antica e moderna, densa di colori e di profumi. Una città nella quale ogni trama narrativa assume una sua particolare connotazione, come se traesse da un'atmosfera unica e irripetibile
improvvisi colpi di scena. Del resto, già più di un secolo fa Edmondo De Amicis ebbe a scrivere dopo un soggiorno in città: "... un formicolio che vi confonde la vista, uno strepitio che introna la testa, una varietà di veicoli, di carichi, di aspetti umani, di gesti e di voci, un contrasto di allegrezza e di furia, di fatica e di spasso, di lusso e di povertà, quale in nessun'altra città del mondo credo si possa vedere".

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