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Un groviglio inestricabile.
Da un'esperta scrittrice di gialli, ecco un altro romanzo interessante, con una trama coinvolgente e costellata da imprevisti. Siamo ad Albenga, dove operano gli amati protagonisti dell'autrice, il commissario Rebaudengo, ormai in pensione, e la sua fidanzata Ardelia Spinola, medico legale. Una serie di fatti turbano la vita della tranquilla cittadina: prima un avvocato, Giordano Bruno Siri, dà i numeri spogliandosi per strada e urlando frasi sconnesse fino al fermo della polizia ed al conseguente ricovero coatto, poi un illustre medico, Natale Mortigliengo, si suicida apparentemente senza motivi plausibili, lasciando la famiglia distrutta dal dolore, infine una giovane donna viene rinvenuta cadavere tra i rami di un albero, nei pressi di un fiume. Non basta: un noto gelataio del posto, Isidoro, scompare improvvisamente senza dare notizie. Si cerca un nesso tra questi ritrovamenti, la polizia inizia le indagini, la Spinola dà una mano, consigliata dal commissario, emergono fatti sconcertanti: viene identificato il cadavere della donna uccisa, si tratta di Serafina, ex amante di una notissima pianista, Norma, amica della Spinola. Il rapporto tra Norma e Serafina era molto intenso, la ragazza si fingeva addirittura cieca per stimolare la compassione di Norma: scoperto l'inganno, Norma l'aveva lasciata, suscitando in Serafina sentimenti di odio e di vendetta.. Si sospetta quindi di Norma come autrice del delitto, ma altri fatti avvengono complicando una trama già complessa: un ricatto a luci rosse per quanto riguarda l'avvocato impazzito ed il medico suicida, ed una collaborazione amichevole e fattiva tra Dorotea, giovane figlia del medico, ed un riapparso gelataio, che sa molte cose, si confida con la ragazza e continua ad indagare pericolosamente per conto suo.
Tutta la vicenda appare come un groviglio apparentemente inestricabile, ma, alla fine, ecco che un inatteso colpo di scena farà riemergere verità nascoste ed indicherà il colpevole, diabolico architetto di ogni mossa delittuosa. Una vicenda che riflette in certi particolari i malanni della società contemporanea, gli abusi che si compiono, i segreti inconfessabili che si celano dietro apparenti rispettabilità. Perché, come scrive Cristina Nava, " ...in questa epoca che si finge illuminata non è arrivata alcuna luce a illuminare gli angoli bui pieni di ragni".
La storia è ben costruita, avvincente, densa di imprevisti, scritta con stile raffinato, che lascia spazio ad ampie riflessioni su ambienti e personaggi. Cito, ad esempio, la descrizione di un'ora vespertina, in Liguria, subito dopo il tramonto, che non può non lasciare un segno nella memoria: "... il cielo è terso, come se il mondo fosse appena nato, non da una serie di cataclismi cosmici ma dal sogno di un bambino. Bambagia color delle albicocche riflette sull'acqua il rimpianto di un tramonto già perduto dietro la montagna...". Leggendo, ci si può anche emozionare, perdendosi in nostalgie e ricordi lontani, sbiaditi nel tempo ma mai dimenticati.
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