Dettagli Recensione
Un nuovo significato....
I lettori più fedeli di Carofiglio conosceranno, ormai fin troppo bene, uno dei suoi più noti personaggi: l’avvocato Guido Guerrieri.
Per chi scrive, è invece la prima esperienza di lettura dell’autore, nonostante avesse già avuto modo di apprezzare la miniserie televisiva, ispirata a due delle vicende che coinvolgono il noto legale pugliese.
Si è scelto allora, l’ultimo dei suoi romanzi, come punto di partenza di questa serie di letture che senza meno proseguirà, a ritroso, verso le precedenti opere.
La vicenda raccontata è di per sé molto semplice: una donna, Elvira Castell, viene accusata di aver ucciso a colpi di pistola l’ex compagno e convivente della sorella. Si rivolge quindi all’avvocato Guerrieri per l’impostazione della difesa, dinnanzi alla Corte d’Assise. Si è trattato di omicidio premeditato o legittima difesa?
Il racconto visto con gli occhi dell’avvocato, si alterna così tra l’avanzare del processo e le sue vicende più intime e personali, che disegnano qualche tratto caratteristico del protagonista, ormai forse giunto al termine della carriera.
Soffermandosi esclusivamente alla trama, ad una prima approssimazione questa potrebbe apparire piuttosto banale, almeno è questa la sensazione trasmessa all’atto dell’acquisto: è certamente necessario scendere più nel profondo.
Insomma, aldilà della vicenda squisitamente legale narrata, che comunque offre una qualche nozione processuale ai non addetti ai lavori, occorre rilevare come l’usus scribendi dell’autore, così come il suo stile siano straordinari e siano contraddistinte da una certa piacevolezza. Guerrieri offre riflessioni molto profonde, in grado di coinvolgere il lettore e quasi farlo ritrovare nella sua stessa condizione. Le riflessioni che nascono nella mente del lettore e per le quali l’avvocato si interroga, sono le più varie, da quelle sentimentali o più in generale esistenziali raggiungendo un alto grado di intimità, tale da far affezionare chi legge al personaggio.
Non si tratta allora di tecnicismi giuridici buttati qua e là, nell’espletamento delle funzioni che comporta l’esercizio della professione forense, si tratta di vita, di vita vissuta, di un uomo ormai maturo che vive, forse talora sopravvive, mettendosi a nudo dinnanzi al lettore.
La vita torna sempre allora, anche tra le pagine di questo romanzo: essa è il “contenitore” di tutto, è ovviamente la base di ogni nostro aspetto. È un imperativo assoluto al quale nessuno deve sottrarsi, dice Carnelutti, lo psicoterapeuta che ha in analisi Guerrieri. La vera grande sconfitta sarebbe rinunciare alla vita, questa va invece vissuta, occorre trovare sempre un nuovo significato per continuare a viverla, per riprendere il nostro cammino. Un unico grande disegno che tutti siamo chiamati a realizzare.
L’autore tratta poi un tema già discusso, il rapporto legalità-giustizia, il filo sottile che separa la verità processuale da quella fattuale, laddove ciò che conta non è accertare la reale innocenza di taluno, quanto dimostrare l’esistenza del ragionevole dubbio, anche solo uno, circa la colpevolezza dell’imputato.
L’esito del processo, nonostante non fosse così inaspettato, metterà in crisi il protagonista, che comprende, anche per via del supporto di Carnelutti, come sia giunto il momento di cercare un senso nuovo. Perché forse, è questo che facciamo tutti in qualche momento della nostra esistenza: scrutiamo oltre, alla ricerca di un nuovo orizzonte.