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Indagini poliziesche e tifo calcistico
La narrazione è ambientata a Napoli, Quartieri Spagnoli. Una telefonata anonima, che sembra arrivare da una zona bene della città, suggerisce di tenere sotto controllo una popolana, Annamaria Di Spigno, che, poco dopo, viene trovata morta nel suo letto. La cosa non è chiara, l'agente Antonio Acanfora, che è poi la voce narrante, si insospettisce: la donna viene cremata troppo rapidamente, un'autopsia non è più possibile, il marito, che tiene un bar, non sembra troppo amareggiato, veste alla moda, è noto come scommettitore incallito. I sospetti aumentano quando su un bicchiere usato dalla Di Spigno e fornito dalla figlia, quella sì veramente addolorata, vengono trovate tracce di veleno. Partono le indagini: il marito, principale sospettato, ha sempre bisogno di soldi (tutto è intestato alla moglie), è coinvolto in traffici illeciti e, lo scopre proprio Acanfora, fornisce cocaina ad un noto dentista, l'uomo che potrebbe avergli fornito i composti chimici per far fuori l'ingombrante moglie. Successo finale quindi del bravo Acanfora, dei suoi colleghi e del commissario Santagata che li dirige.
Ma c'è tutta un'altra vicenda che anima il racconto. Riguarda i rapporti tra Acanfora e un giovane cascato nelle trappole della droga, Ciro. Il ragazzo, un amico d'infanzia del poliziotto, rapina addirittura l'anziana madre di Acanfora, ma viene beccato e malmenato a dovere: pentito, accetta il ricovero in comunità, Acanfora prende a cuore il caso e gli promette di fargli i resoconti di tutte le partite del Napoli. Ed ecco la parte più singolare del racconto: Acanfora si intende poco di calcio ed inizia così a frequentare bar e locali dove vengono trasmesse le partite, proprio nell'anno dello scudetto, di Spalletti e della Coppa Campioni. Le cronache che Acanfora invia regolarmene a Ciro sono gustose, piene di annotazioni sui giocatori, sui loro precedenti, sulla vita pregressa: insomma, resoconti particolareggiati, con risvolti interessanti, a volte esilaranti. Emerge Napoli, una città nel suo genere unica, unita in un tifo calcistico altrettanto unico, passionale, nel ricordo del mitico Maradona: Acanfora riesce addirittura a trascinare nel tifo l'anziana madre, che ad ogni gol, esulta come una ragazzina. E poi ci sono le lettere a Ciro, un aiuto che contribuisce a far uscire il ragazzo dal tunnel della droga: la gratitudine di Ciro si palesa in una sua risposta ad Acanfora, "con la tua lettera in mano, mi pare una possibilità ci sia ancora, e che qualcosa di buono nella vita forse la posso ancora fare, grazie Antò e forza grande Napoli!".
Singolare ed espressiva la lingua usata dallo scrittore. E' un napoletano verace, stretto, vivace, la lingua parlata dalle persone comuni, nella quale ovviamente sono quasi aboliti i congiuntivi. Un linguaggio che si mescola sapientemente all'italiano, condito da proverbi locali e da interessanti citazioni, anche gastronomiche e calcistiche.
Per gli amanti di un giallo intrigante e del calcio (soprattutto del Napoli), un'esperienza imperdibile.