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Reazione a catena
Sara ha occhi azzurri e penetranti. Sono occhi che non conoscono pace e che sono capaci di mettere gli altri di fronte al loro lato oscuro. In questo episodio della serie che la vede protagonista veniamo avvolti da un’ossessione per un intreccio di fatti del passato che assumono i tratti della vicenda familiare. Un cold case di trent’anni prima ed una lettera equivoca e pericolosa nascosta dentro un libro la portano a scavare in ciò che non si vede, con il suo sesto senso che le suggerisce che questo segreto potrebbe cambiare ciò che ha sempre pensato di conoscere e ciò per cui ha fatto scelte così controcorrente, delle quali ha paura di pentirsi. Sara cerca un filo conduttore, per dare sollievo a un uomo in fin di vita, perché tutti i cerchi nella vita si devono chiudere. Sara scava, con delicatezza e rispetto, nella sofferenza, consapevole che la sofferenza stravolge la gente, toglie la voglia di fingere, assorbe ogni energia, così da far emergere chi siamo davvero, senza più inganni. Sara è un’analista dei segni, ascolta come se a parlarle fosse il corpo intero dell’interlocutore e non solo la sua voce, sa cogliere i minimi ed impercettibili dettagli del linguaggio del corpo, sa leggere e capire oltre le apparenze. Ad aiutarla c’è uno scalcagnato gruppetto di dilettanti, una piccola squadra che si costruisce episodio dopo episodio, arricchendosi di elementi e di colori. Per compensare un grigiore, apparente, di Sara, che però nasconde un’anima piena di sfumature color pastello, che è sempre più bello scoprire.