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Aurora è veramente dispersa?
Il significato del titolo può trarre in inganno, se ne comprenderà il senso leggendo pagina dopo pagina tutta la storia, ricca di colpi di scena, narrata dall'autore con il consueto stile preciso, attento alle sfumature ed abilissimo nell'introspezione psicologica dei personaggi.
Protagonista una donna, Serena, una manager dell'alta finanza, sicura di sé, abituata a vivere ad alti livelli, al successo, alle conquiste sociali: nel suo ambiente è chiamata lo "squalo biondo", definizione azzeccata quanto mai, per una professionista regina in un mondo liquefatto, che seduce ed evapora, onnipotenza e successi effimeri. Non ha spazi per la vita privata, sesso solo per necessità e con rapporti occasionali che non implichino affetti duraturi e impegnativi. Purtroppo le capita di restare incinta durante una vacanza a Bali (un muscoloso surfista? un norvegese affascinante? un gioielliere raffinato?): un incidente di percorso che Serena pensa di liquidare con un'interruzione di gravidanza (ma è troppo tardi) o con l'affido ad altri dopo il parto. Ma un cesareo urgente l'obbligherà ad altre prospettive: si terrà la bimba appena nata, Aurora, tutta riccioli biondi, alla quale darà tutto il necessario per un'infanzia agiata ma non un sincero affetto materno.
Tutto cambierà quando Aurora verrà mandata a sei anni in un esclusivo collegio svizzero, a Vion, una nota località sciistica: un incendio (doloso?) divorerà la palazzina ospitante, tutte le bimbe verranno salvate tranne una, Aurora, dispersa. Inizia qui la parte più intrigante del giallo e, nel contempo, la trasformazione di Serena: nasce in lei un istinto materno mai provato, la disperante assenza della figlia sconvolgerà la sua vita e la porrà di fronte a tanti interrogativi. Partirà per Vion, conoscerà strani personaggi, proverà l'ostilità dell'ambiente, si accorgerà che certi silenzi potrebbero nascondere connivenze, timori, convincendosi lentamente ed a suo rischio e pericolo che Aurora potrebbe essere ancora viva, forse rapita e nascosta da qualche parte. Serena è distrutta, esasperata, corre anche seri pericoli per la sua incolumità: alla fine si arrende e torna a casa. Passano anni, conoscerà Lamberto, un professore, si innamorerà, si ritroverà incinta, nascerà in lei la speranza di una vita diversa, anche perché, licenziata, dovrà trovarsi un nuovo più modesto lavoro: il pensiero di Aurora sarà sempre presente, finché una vecchia foto trovata in una cassetta la indurrà a ripartire per Vion dove l'attendono nuovi drammatici colpi di scena e la soluzione inaspettata della vicenda.
Serena ha compiuto il suo percorso, così ben descritto dall'autore: lo squalo biondo è diventato una donna matura, che troppo ha sofferto e tanti ostacoli ha dovuto abbattere per far riemergere un senso materno soffocato per anni da una vita nei grattacieli del potere.
E l'educazione delle farfalle? Ci vuole tempo, sembra alludere l'autore, per trasformare un lombrico a sangue freddo in un essere umano, ci vuole tempo per sviluppare dal vuoto esistenziale un istinto materno struggente e convinto come quello sperimentato da Serena nella sua affannosa ricerca della verità.
Le farfalle hanno le ali, come il costume indossato da Aurora nell'ultima notte a Vion, prima dell'incendio: e le ali possono portare lontano e causare addirittura straordinari effetti ai quali accenna Carrisi, riferendosi alla famosa conferenza di Edward Lorenz del 1972 (" "può il batter d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas ?").
La trasformazione di Serena e di Aurora è descritta magistralmente dall'autore: non è comunque il solo pregio del romanzo, di cui consiglio la lettura anche per la presenza, soprattutto nella seconda parte, di altri personaggi che contribuiscono a tener viva l'attenzione di chi legge fino all'ultima riga.