Dettagli Recensione
Critica sociale a tinte gialle
Rocco Schiavone è sempre più insofferente verso la società e i suoi sottoposti, disilluso dalla vita e dall'amore, anzi ferito a morte dalla morte della moglie Marina cha ancora vive non solo nei suoi ricordi e nei suoi pensieri ma addirittura accanto a lui, si confronta con lui nei suoi silenzi , nella sua solitudine, lo capisce e gli cura le ferite dell'anima come nessuna donna reale ha saputo fare dopo di lei, verrebbe da pensare che non vuole lasciare andare Rocco ma in realtà è il contrario: è Rocco che non riesce a lasciar andare Marina, la sua altra metà della mela senza cui niente ha più davvero valore e senso.
In questi giorni tormentati qualunque incombenza lavorativa diventa una seccatura espressa in gradi su un apposito tabellone esposto in questura, quando Schiavone scopre casualmente del vizio di un uomo di picchiare sistematicamente la moglie decide di redimerlo a modo suo, convinto che la giustizia quella vera , quella che lui stesso dovrebbe perseguire sia troppo lenta e debole di fronte a certi soggetti. Qualche giorno dopo la "ripassata" ricevuta da Schiavone l'uomo in questione viene trovato morto e la seccatura del decimo grado cioè l'omicidio da risolvere è ancora più delicata proprio per quanto avvenuto tra Rocco e la vittima.
Nel frattempo in tutta Italia un sedicente Esercito di Liberazione del Pianeta inscena proteste clamorose e grottesche con liberazione di animali in autostrada, imbrattamenti vari, atti a difesa della natura e del pianeta vilmente danneggiato dall'uomo e dai suoi sconsiderati comportamenti, Schiavone silenziosamente parteggia per questi ragazzi e i loro ideali purchè le dimostrazioni continuino a rimanere nell'ordine della sicurezza e non violenza.
Mentre risolve la prima questione un imprenditore locale viene dilaniato nel proprio ufficio da un pacco bomba e l'attentato sembrerebbe opera dell'ELP che però stavolta ha fatto qualcosa di assolutamente inconsueto e terribile arrivando ad uccidere, tra l'altro in Val D'Aosta dove non sembrava avere particolare operatività.
L'azienda dell'imprenditore ucciso era in regola con lo smaltimento dei rifiuti tossici e non sembrano esserci motivi per fare del suo proprietario il bersaglio di una ritorsione così atroce, a Rocco qualcosa non torna e approfitta della collaborazione, ovviamente nascosta, di Furio e Brizio, in fuga in Val d'Aosta dopo averne combinata una grossa a Roma, per dipanare la matassa.
Rispetto ad altri romanzi di Manzini la parte investigativa è meno brillante mentre si fa più ampia quella riguardante le vite dei vari personaggi, non solo Rocco ma anche i suoi sottoposti ormai ufficialmente parte di una sorta di famiglia allargata del vicequestore in un romanzo dove sia le vicende che le riflessioni del protagonista attingono in maniera concreta a quanto viviamo realmente ai nostri giorni in un romanzo che è appunto una critica sociale con l'espediente del giallo.
Sempre godibilissimo.