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Un aiuto dalla comunità di don Rosario.
In un capanno di una spiaggia catanese viene rinvenuto il cadavere di Thomas Ruscica, 19 anni, barbaramente massacrato a colpi di rastrello. Così lo trova quella mattina la sua fidanzatina, Emanuela Greco, figlia di un noto avvocato: la ragazza, disperata, lancia l’allarme dopo avere tentato di soccorrerlo. Thomas, problemi di droga alle spalle, padre uscito di galera dopo dieci anni per rapina a mano armata, madre imparentata con il temibile clan degli Zinna, lavorava da tempo in una comunità di recupero, quella di don Rosario, e contemporaneamente aiutava la polizia come infiltrato. Sul posto arriva il vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vanina, al dodicesimo episodio della serie a lei dedicata, seguita dai collaboratori della Scientifica: si scoprirà anche che Thomas, forse, chattava con un’altra ragazza, e che Emanuela non aveva detto proprio tutta la verità sulla sua presenza in spiaggia. Le reticenze e le contraddizioni della ragazza indurranno gli inquirenti a sospettarla del delitto, probabilmente per gelosia, in opposizione ad altre evidenze che indirizzeranno le indagini su un delitto di mafia. Gelosia o mafia? Le due piste non convincono appieno Vanina: troppo addolorata e sconvolta Emanuela per ritenerla colpevole, inusuali e complicate le modalità del delitto per indirizzare i sospetti esclusivamente su clan mafiosi. Vanina e i suoi, sempre coadiuvati dall’ex commissario in pensione Biagio Patanè, iniziano le indagini: questa volta ricevono un valido e costante aiuto dai ragazzi della comunità di don Rosario, la banda dei carusi, attenti ed attivissimi nel cercare prove, indiscrezioni, qualsiasi informazione, anche a rischio della propria incolumità, che contribuisca a dipanare l’intricata matassa ed a sollevare da qualsiasi sospetto l’innocente Emanuela. Ma non sarà neppure il motivo che Thomas era un informatore della polizia a causarne l’eliminazione: un altro motivo verrà alla luce e si confermerà risolutivo.
Lo stile narrativo è quello consueto dell’autrice: ben strutturato, fluido, incalzante, con grande spazio ai collaboratori, il fido Carmelo Spanò, Lo Faro (al quale è concesso finalmente di chiamare “capo” la Guarrasi), il superiore di Vanina, Tito Macchia, la sua compagna Marta Bonazzoli, una giovane abile apprendista e l’immancabile Patanè, consigliere fidato ed esperto.
Non mancano le incursioni dell’eterno fidanzato di Vanina, Paolo Amalfitano, i manicaretti di Bettina, la padrona di casa, gli amici e le amiche di sempre.
Anche se ben inserito in un determinato contesto sociale ed umano, il romanzo non coinvolge emotivamente come altri della scrittrice: non vi sono colpi di scena eclatanti, la vicenda scorre senza grossi intoppi verso una conclusione prevedibile.
L’unico vero colpo di scena lo troviamo nelle ultime pagine: non riguarda la storia narrata ma una vicenda della famiglia palermitana di Vanina. Un colpo di scena, o meglio, un’improvvisata, che lascerà di stucco la protagonista e fornirà sicuramente lo spunto per un prossimo episodio.
P.S. “Carusi” sono chiamati i ragazzini nella Sicilia orientale, “picciriddi” i ragazzini nella Sicilia occidentale.