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In difesa degli ambientalisti.
E’ il dodicesimo episodio della serie dedicata al vicequestore Rocco Schiavone, un poliziotto che ne ha viste di tutti i colori, stanco della routine quotidiana, della meschinità della gente e, soprattutto dei rompiscatole: poco incline a socializzare, vive nel ricordo struggente della moglie Marina, perduta anni prima, ed in compagnia delle immancabili sigarette, che fuma in continuazione, e della “cagnolona” Lupa, che lo aiuta a sopportare stoicamente, ma non troppo, sottoposti e superiori. In questura c’è una certa preoccupazione per un sedicente Esercito di Liberazione del Pianeta (ELP) , in Val d’Aosta ancora poco attivo, ma che altrove si è manifestato con spettacolari trovate, come liberazione di eserciti di animali per le strade e nelle piazze e proclami inneggianti alla salvaguardia della Terra ed al rispetto dell’ambiente. L’indignazione di Schiavone è però rivolta ad un marito manesco, Roberto Novailloz, che picchia sistematicamente la moglie: l’intervento del vicequestore va oltre le righe, tutto sembra risolto, ma accade che, giorni dopo, Roberto venga trovato ucciso con un colpo in fronte dopo essere stato pestato a sangue. Si aprono le indagini, viene alla luce un giro di traffici illeciti che coinvolgono Roberto, una Società apparentemente pulita ma con proprietari reticenti e coinvolti in movimenti misteriosi di denaro, ed il barbiere del paese, capo della banda di trafficanti. Chiusa l’indagine ed assicurati alla giustizia i malviventi, ecco un altro evento delittuoso ad infiammare la Valle: un pacco bomba dilania il titolare di una fabbrica di pellami, Simone Ferrazzi, incendiando e devastando l’ufficio. La fabbrica, ora ecologicamente a posto, un tempo inquinava versando nei torrenti sostanze tossiche: questo è sufficiente per indirizzare le indagini sui simpatizzanti dell’ELP. Ma Rocco Schiavone dubita: ambientalisti rumorosi sì, ma non assassini. Ed è con questa ferma convinzione che conduce le indagini da par suo, indagando ed analizzando ogni dettaglio, come è sua abitudine, con la collaborazione addirittura di una grafologa e di una esperta di dizione per analizzare messaggi e simboli. E, nonostante pareri opposti dei superiori e addirittura l’intervento velatamente minaccioso di un funzionario dei Servizi segreti, giunge ad una sconcertante scoperta: l’ELP non c’entra nulla. II vero insospettabile assassino, finalmente individuato, con astuzia diabolica aveva tentato con ogni mezzo di deviare le indagini, tentando di incolpare del delitto gli ambientalisti.
A Rocco Schiavone i giovani che protestano e che anche in Valle cominciano a farsi notare suscitano simpatia: lottano per un ambiente più sano, contro inquinamenti, allevamenti intensivi e mattanza di animali, cercando di sostenere temi ecologisti per la salvaguardia del pianeta, contro un sistema che li osserva e controlla con sospetto e indifferenza. Rocco sente di essere dalla loro parte, contrario com’è ad ogni forma di sopraffazione ingiusta: Manzini ne caratterizza molto bene la personalità, sottolineando anche l’insofferenza alla routine, la stanchezza, la difficoltà di relazionarsi con certi colleghi, la sensazione di non farcela più. Soprattutto nei confronti dei rompiscatole: “… una razza a parte, che andava isolata, tolta dal consesso umano. Lo stupido lo si può educare, l’ipocrita lo si può convincere … il rompicazzi no. Ligio al dovere etico di rendere la vita degli altri impossibile, da sempre nemico dell’umanità, spietato e mai imbrigliato, si nutre e ingrassa alle spalle degli altri, scarica anzi sulle spalle degli altri le sue frustrazioni …”. Si possono così spiegare anche certe crisi rabbiose, anche nei confronti dei sottoposti, che, nonostante certi atteggiamenti bruschi, lo stimano e lo seguirebbero in capo al mondo: Deruta, Caterina, Casella, D’Intino (tragicomici i suoi siparietti alle prese con l’amica Pupa, piombata in casa sua con mamma al seguito e nove valigie) sono i suoi poliziotti, coadiuvati, in situazioni particolari, da due navigati ladruncoli, Brizio e Furio, amici di lunga data di Rocco, specialisti nell’aprire casseforti e serrature d’ogni genere.
Salvo qualche lungaggine, introdotta ad arte per stemperare la tensione investigativa, il romanzo si legge con piacere, anche per l’attualità degli argomenti trattati. E naturalmente per la simpatia istintiva che suscita il vicequestore Rocco Schiavone, la sua passionalità e la sua rabbia incontrollata in un mondo che non gli è più congeniale, la sua malinconia per una vita colma di rimpianti alla ricerca di una felicità cercata disperatamente ma mai raggiunta appieno.