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Anna e l'astronomo
«E so che non è vero che se si vuole si può, sono l’emblema del fatto che desiderare qualcosa non basta e che alle volte semplicemente non è possibile arginare la forza di intere foreste.»
Quarto capitolo delle avventure che hanno avuto inizio con “Gli insospettabili”, che sono proseguite con “Testimone inconsapevole” e ancora con “La banda dei colpevoli” è “I selvatici” di Sarah Savioli. Ci troviamo davanti a un episodio che mette la sua protagonista Anna innanzi a una nuova ma non semplice prova: Anna Melissari, da tempo ormai nell’agenzia Cantoni, si trova a dover lavorare per la prima volta in trasferta presso un rifugio sugli Appennini.
Sono passati circa vent’anni da quando Cecilia Randi e suo marito Tullio hanno preso in gestione e poi acquistato il rifugio in Appennino. Dopo averlo sistemato lo hanno trasformato in un vero e proprio centro di accoglienza per viaggiatori di passaggio ma anche per rifugiati politici, vittime e persone in attesa di asilo. La comunità all’inizio non ha ben preso questa iniziativa, temeva dei nuovi arrivati, li guardava con pregiudizio ma poi, grazie alla coppia e a un ottimo lavoro di integrazione, ha iniziato a ricredersi. Anna e Cantoni, coadiuvati da Otto, vengono chiamati presso il rifugio perché è sparito uno dei ragazzi che vi soggiornava, Yasser detto Yassi di anni venti, siriano, da tutti benvoluto e ottimo intagliatore. Il duo arriverà presso il rifugio e Anna si renderà conto di trovarsi davanti a uno scoglio ben più grande di quel che pensava perché lei, che avrebbe potuto risolvere il caso in cinque minuti, è schiacciata dalle voci del bosco. Come isolarle? Come riuscire a parlare con gli animali e le piante distinguendo suoni e voci se questi suoni e queste voci le arrivano come un’unica massa di rumore senza filtri e distinzioni?
«E se fosse proprio questo il punto? Non sono di fronte a un’immensa orchestra come una spettatrice che non comprende la melodia e, anzi, ne è schiacciata e rigettata. Dell’orchestra ne sono parte e forse devo semplicemente smettere di fare resistenza e sciogliermi in essa trovando il mio ruolo.»
“I selvatici” di Sarah Savioli è un romanzo caratterizzato dall’immancabile stile creativo dell’autrice, una penna che sa far sorridere i suoi lettori ma anche farli riflettere. Ed è questo ciò che accade tra queste pagine. Perché tra una gag ilare e divertente si snoda un plot narrativo composto da riflessioni e voglia di sensibilizzare il lettore su una realtà attuale: l’immigrazione in tutte le sue forme e connotati ivi compresi il concetto di integrazione e inclusione, la paura del diverso e chi più ne ha più ne metta. Non mancano anche altre tematiche quali i legami umani, la famiglia, la fiducia e ovviamente non manca il giallo che incuriosisce e spinge ad andare avanti nella lettura perché il lettore, così come Anna, Cantoni e Otto, vuol ritrovare il giovane scomparso e capire cosa è davvero successo.
Una lettura adatta al periodo estivo e a tutte le stagioni è “I selvatici”, un libro che scalda il cuore. Buona lettura!
«Le pagine dei quaderni sono alla fine anche quelle della tua storia, Yasser. Una storia di crescita fatta con la copiatura fedele di pagine di libri che ti colpivano, che sentivi parlare a te e di te. Una storia prima riportata in caratteri occidentali, poi in arabo per permettere di declinarla in entrambe le tue identità e con i due mondi che ti portavi dietro.»