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Un investigatore a patti con la propria coscienza
Bruno Morchio, psicologo, sindacalista e scrittore genovese, noto per una lunga serie di gialli con protagonista l’investigatore Bacci Pagano, ci fa conoscere in questo thriller un nuovo singolare personaggio, un investigatore dilettante, Mariolino Migliaccio, poco più che trentenne: è soprannominato “fottignin scotizzoso” (ficcanaso sporcaccione), vive alla giornata nella sua Genova, mangia quando raccatta qualche soldo, passa le notti in una pensioncina malfamata e riceve eventuali clienti in un bar nei pressi del porto. Campa da solo, la mamma, Wanda, faceva la prostituta senza protettori, e, molti anni prima, era sta uccisa a coltellate, non si sa da chi. Il nostro ha conoscenze nel mondo della malavita , qualche informatore fidato e pochi amici. La buona occasione gli si presenta quando Luigi il Vecchio, temutissimo boss locale, padrone di un noto bordello per clienti selezionati e danarosi, di locali notturni e di svariati immobili, lo incarica di ritrovargli una giovanissima prostituta albanese minorenne, Liseta, fuggita dalla casa: come altre ragazze, tutte minorenni, era stata reclutata in Albania con la promessa di un lavoro onesto, per finire poi schiavizzata alla mercé di clienti senza scrupoli. Allettato da una generosa ricompensa, Mariolino inizia le indagini, sempre più complesse e pericolose. Scopre, ma non lo rivela, che Liseta è stata strangolata, individua e pedina persone altolocate, riesce a districarsi tra avvocati, imprenditori e spacciatori di droga che si accusano a vicenda, sta per giungere ad una conclusione quando il boss lo incarica di una nuova ricerca: è stata trafugata dal noto lussuoso bordello una chiavetta USB con filmati che potrebbero giustificare l’intervento della polizia. Mariolino riesce a recuperarla, in cambio ottiene la liberazione di una ragazza vittima di violenze, Milca, che sistemerà in un rifugio sicuro.
Lo stile narrativo è fluido, incisivo, con frequenti espressioni dialettali: lo scrittore non dimentica certo la sua Genova, che fa da sfondo a tutta la storia, le folate di freddo che s’infilano nei carruggi umidi e bui e penetrano nelle ossa, i bar ed i ristorantini dove Mariolino, sempre affamato e pieno di debiti, sosta per qualche bicchiere di vino ed un pranzo veloce attendendo novità da cellulari usa e getta … Riesce anche a fare del bene il “fottignin scotizzoso”, quando libera dalle catene Milca ed anche quando si darà da fare, in una vicenda parallela, per incastrare un marito violento. Ma è l’uccisione di mamma Wanda che non ce la fa a digerire, finché un giorno uno strano individuo che trae dalle slot machines spunti per divinare il futuro e scrutare nel passato gli dà qualche dritta ed un nome. In fin dei conti la povera Wanda, prostituta per necessità ma “donna di fede”, onesta e sincera, merita qualche attenzione. Forse, chissà, potrebbe essere l’argomento per una prossima indagine di Mariolino Migliaccio …
Il giallo si legge con interesse, anche se non è facile seguire le indagini di Mariolino, con molti presunti colpevoli, connivenze e accuse reciproche: la matassa è ingarbugliata, troppi sono gli interessi ed i personaggi d’alto profilo coinvolti, seguire la vicenda in tutti i particolari richiede una certa attenzione e buona memoria.