Dettagli Recensione
Quando fare giustizia è impossibile.
E’ il primo giallo della serie che ha come protagonista la commissaria Maria Teresa Pajno, detta Marò: una poliziotta tosta, molto affascinante, corteggiata da due spasimanti, il questore Lobianco, già in là con gli anni, e il più giovane collega Rosario D’Alessandro detto Sasà, amante del buon cibo e delle donne. Lei non sa decidersi, ha già trentott’anni, tutta presa dal lavoro e dalla passione per la cucina, una cucina tipicamente siciliana, rappresentata per di più da sette ricette che l’autrice propone tra un capitolo e l’altro con tanto di ingredienti e spiegazioni.
La trama del romanzo è abbastanza semplice: i filoni investigativi sono due, la caccia ad un boss mafioso, affidata a Sasà, e l’indagine sull’assassinio di un famoso penalista di cui si occupa la commissaria Marò. Sasà e Marò si incontrano spesso, soprattutto a tavola, gustando prelibatezze ed affinando la reciproca conoscenza: il titolo del libro “panza e prisenza” si riferisce proprio a questi incontri malandrini, nei quali il bravo Sasà porta sé stesso ed il suo appetito. Le indagini vanno avanti, soprattutto per Marò che segue il suo formidabile fiuto e non si lascia ingannare da un presunto assassino già assicurato alla giustizia pur dichiarandosi innocente. La vicenda è molto più complessa, il penalista assassinato era molto stimato, ossequiato da popolo e potenti, ma nascondeva una torbida attività, stupratore di minorenni: Marò scopre che era stato ucciso per vendetta, ma la verità non si può rivelare, il principe del foro con agganci altolocati si era costruito una fama di persona integerrima e così deve restare.
Mentre va in porto anche l’operazione contro il boss ricercato, Marò riflette sulle difficoltà di far emergere la verità a certi livelli, dove pagano solo omertà e silenzi e dove in certi casi è realmente impossibile fare giustizia, sempre ostacolata da un potere cieco e misogino.
Intanto Lobianco è stroncato da un male incurabile, lasciando campo libero a Sasà che finalmente conquista la bella Marò.
Il giallo è scritto con il dovuto abile mestiere, la storia scivola via però senza lasciare tracce indelebili, a parte le amare riflessioni della commissaria Pajno sulla giustizia in Sicilia.
Anche Palermo non è in primo piano come in altri romanzi (vedi ad esempio “Cortile Nostalgia”). La città però è sempre nel cuore dell’autrice, tanto da affermare, dopo aver descritto una folla “bianca e vibrante” di islamici fermarsi con i volti rivolti alla Mecca alla fine del Ramadan, che “non c’è città più tollerante e accogliente, più rispettosa e comprensiva di Palermo”.
C’è infine la descrizione di una tempesta su Palermo (parte II, cap.1) che merita di essere letta e riletta. Sono quasi tre pagine. Una sorta di quiete dopo la tempesta di leopardiana memoria, che conclude così: “… all’improvviso la pioggia cessa …rimane sullo sfondo il mare, che sussulta come un bimbo esausto dopo un lungo pianto … infine le strade tornano a risplendere di una luce bianca e pulita, mentre tra i mandamenti prossimi al mare si tende un arcobaleno dai colori trasparenti …”. Il brano conferma la sensibilità ed il talento innato di una grande scrittrice.