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Chi si ferma è perduto
 
Chi si ferma è perduto 2023-04-17 15:01:18 Bruno Izzo
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    17 Aprile, 2023
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Fiuto investigativo

Marco Malvaldi è autore con solidi studi scientifici alle spalle ma, paradossalmente, ha raggiunto il successo ottenendo ottimi risultati nella letteratura umanistica, più che nei seriosi articoli sugli “acta” di genere. Lo scrittore pisano è bravo di penna e gradevole di spirito, scaltro e dotato di arguto umorismo, sottile e mai greve, amabile per le sue storie, apprezzato e delizioso per il suo raccontare spedito, tutti i suoi romanzi hanno una chiara, marcata impronta regionale, uno stile da toscano verace che lo personalizza e lo contraddistingue. Dei suoi personaggi, i lettori ricordano e amano in particolare soprattutto i simpatici vecchietti protagonisti dei romanzi seriali del bar Lume, una banda di pseudo investigatori parecchio in là con gli anni, intenti ad investigare su omicidi e delitti che avvengono in quel di Pineta, località di mare dove sono stanziali. Forse sarebbe meglio dire intenti ad intralciare le indagini con il loro intromettersi e ficcanasare a forza nei casi che si presentano, il loro è un modo come un altro per scongiurare noia e tramonti esistenziali, anziché dedicarsi solo agli usuali passatempi dei loro coetanei. Il classico vecchietto nullafacente si trastulla in genere visitando i cantieri, i nostri eroi invece si sollazzano nei lavori in corso di indagine giudiziaria in cui volutamente si intrigano pasticciando il tutto. Con chiari intendimenti comico-dottrinali sull’animo umano.
Stavolta però Pineta ed i vecchietti non ci sono, non solo, ma un’altra novità presentataci in questo lavoro è data dal particolare che trattasi di un romanzo scritto a quattro mani, due appartengono al nostro autore più noto, le altre invece alla sua signora. Ne consegue che è un romanzo che da subito si intuisce doppio, nel senso che sulla stessa vicenda figurano due diversi punti di vista, uno femminile ed uno maschile. Una bella pensata, in verità, sviluppata anche meglio, ne è venuto fuori un racconto gagliardo, scorrevole, concludente e conclusivo, il cui merito è da dividersi esattamente a metà con gli autori. Ciascuno di loro ci ha messo del suo, moglie e marito si differenziano chiaramente, senza intralciarsi, sovrapporsi o prevaricarsi, un esempio di perfetto ménage di coppia, a prescindere dal loro vincolo matrimoniale i due autori funzionano davvero bene, senza inutili competizioni neanche sottese, un raro esempio di simbiosi letteraria in genere giallo alla Fruttero e Lucentini, con testi risciacquati in Arno in una falda sottilmente comica.
La coppia di autori sciorinano i loro pezzi a capitoli alterni, redatti in prima persona; tuttavia, i generi non sono quelli d’ordinanza maschio-femmina ma i più moderni genitori uno e genitore due, specifichiamo allora che la voce femminile, attenta, graziosa, acuta, intelligente e intuitiva appartiene a Serena Martini, moglie, madre, chimica e runner. Il punto di vista maschile, aitante, possente, sbrigativo e privo di fronzoli, ma giuridicamente efficace e di pari intelligenza con Serena, è appannaggio della sovrintendente di polizia Corinna Stelea, donna di alta statura, intesa in senso letterale, è alta quasi due metri, non è affatto un riferimento morale.
Inoltre, se il giovane barista Massimo proprietario del bar Lume è capobanda, guida e suggeritore degli scalcagnati vecchietti di cui sopra, indirizzandone le conclusioni investigative con la sua preparazione scientifica, anche la protagonista femminile principale di questo racconto, Serena, guarda caso è anch’essa persona erudita nelle scienze. Nello specifico, laureata in chimica: non solo, ma è dotata di un notevole fiuto investigativo. In senso testuale: Serena infatti possiede un olfatto formidabile. Insomma, c’è chi possiede un infallibile colpo d’occhio, chi un udito finissimo che avverte distintamente la caduta delle foglie, Serena è l’equivalente umano di un cane da tartufo, per studi e formazione professionale distingue perfettamente, e sa differenziarli nei singoli componenti, gli odori di ogni tipo, ed indovinarne lo specifico substrato chimico. Serena Martini ha un talento sprecato, visto che, come tantissimi, non esercita la professione in cui eccelle: conosce gli atomi, gli elementi, le molecole, sa come si combinano, che prodotti ne risultano, ma in particolare che odore rilasciano. Una specie di superpotere, quindi, che le permette anche un utilizzo più prosaico, per esempio per ottenere una cottura perfetta delle patatine fritte, conscia di come i valori di temperatura o contenuto d’acqua nelle sostanze influenzano chimicamente l’esito finale. Ed è questa la cosa maggiormente apprezzata in famiglia, nemo profeta in patria, come suol dirsi.
In verità la nostra eroina ha rinunciato alla ricerca, alla carriera universitaria o nelle multinazionali, nei colossi della chimica, perché è persona seria, onesta, per nulla incline a piegarsi alle leggi non scritte della baronia scientifica, fatta di compromessi, inganni, delusioni, avanzamenti e progressi mai per merito e intelligenza, dato che la maggioranza reggente e dominante della congrega culturale è una lobby in mano a maschi mediocri, incompetenti e disastrosi.
La vicenda narrata è un giallo sui generis, nemmeno tanto difficile da decifrare, ma i coniugi Malvaldi non intendono dar luogo ad un enigma, piuttosto con sarcasmo ed ironia descrivono luoghi, ambienti, modi d’essere e di vivere in una certa piccola provincia, talora un microcosmo chiuso in cui tutti i residenti vivono sotto una specie di campana di vetro, offrono di sé un’immagine all’esterno e ne secretano un’altra, talora assurda ed inverosimile, che però accade, succede, si riscontra all’improvviso, l’odore smascherato che ne emana è un aroma amaro.
Come sono amari i dissidi in famiglia, il troppo amore spesso più che odori acri emette note stridule.
Trattandosi di un giallo, è richiesto un delitto, e da qui un rappresentante delle forze dell’ordine, un’investigazione con tutti i crismi di legge, un tocco rude, diciamo così, maschile, dato dalla sovrintendente di polizia Corinna Stelea, e non a caso sono questi i capitoli in cui parla l’”uomo” razionale ed empirico, in contrapposizione, e complementare alla donna, che riportano sul frontespizio gli articoli del Codice penale interessati, e le modalità operative da questi dettati a giudici e poliziotti.
Una buona lettura, un momento di sano relax senza per questo rinunciare a qualche riflessione prima di ripartire soddisfatti, perché leggere è come una reazione chimica dove tutto si ricombina, si rinnova, niente si perde, si creano nuove molecole, odori diversi, altre storie, chi si ferma è perduto.

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Marco Malvaldi
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