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Gli anni di piombo.
Non sapevo che Paolo Colaprico, giornalista e scrittore, avesse per primo coniato il famoso termine “Tangentopoli”, per indicare il giro di bustarelle e corruzione che pesava come un macigno sul comune di Milano, prima ancora dell’avvento di Mani Pulite, che aveva coinvolto il Pio Albergo Trivulzio. Siamo nei cosiddetti Anni di Piombo, dal 1960 al 1980, caratterizzati dall’attentato con bomba alla Banca dell’Agricoltura di Piazza Fontana, dalle violenze di piazza, dalla lotta armata al terrorismo. La vicenda narrata è proprio di quegli anni: in un quartiere bene di Milano, tra porta Venezia e porta Vittoria, viene assassinato nella sua auto e davanti alla sua abitazione un famoso psichiatra, il professor Eleuterio Rupp. Interviene la Mobile, ispeziona lo studio, vastissimo, scrivania in mogano, biblioteca strapiena, anche di ritagli dell’attentato alla Banca: il poliziotto che indaga è Sebastiano Nesi, detto Tanone, amante della collega Martina. Un colpevole viene trovato: il dottor Accursio, un medico fuori di testa, sbattuto in carcere e incriminato senza validi motivi. Ma Tanone non è convinto, continua ad indagare,e, con sorpresa, incontra nell’appartamento di Rupp un generale dei carabinieri, Cataldo, ex fascista ed amico della moglie dell’ucciso, un’autentica carogna che ha fatto rapidamente carriera. Tanone indaga troppo,scopre qualcosa, si sente spiato, pedinato, trova in casa una microspia: pensa di scrivere, temendo per la sua vita, una specie di diario giornaliero, a futura memoria. Infatti, viene trovato crivellato di colpi in casa 12 giorni dopo l’omicidio di Rupp, contemporaneamente al suicidio di un collega della DIGOS, marito di Martina: una messinscena ben costruita, per simulare un delitto di gelosia. Ma Tanone, nei suoi appunti, lascia una traccia, una specie di quiz enigmistico, che l’ispettore Francesco Bagni rientrato in servizio riesce a risolvere: una sigla, Anello, una setta di servizi segreti deviati, responsabile della bomba di Milano. Bagni è riuscito a trovare il diario di Tanone, ha fatto nuove scoperte, compresa l’identità dell’assassino di Rupp: viene però sequestrato da un gruppo armato, trasportato fuori Milano e minacciato di morte se non rivela quello che sa. Chi comanda il gruppo sarà una sorpresa, come pure il finale del romanzo.
Questa in estrema sintesi la vicenda narrata. Leggendo, si entra nel clima infuocato di quegli anni, anni di corruttori e corrotti, anni di vendette politiche e di decisioni contro certi settori prese anche dall’estero. C’era in ballo il pericolo comunista, e per il bene della nazione non si esitava ad estremizzare atteggiamenti, fino a veri e propri omicidi. Colaprico se la cava egregiamente: lo stile è tipicamente giornalistico, coinvolgente ed incalzante, la figura di Nesi, il poliziotto che si espone in prima persona, è tratteggiata con cura, direi quasi con affetto, come si deve ad un servitore dello Stato vittima di poteri occulti, ma amante della giustizia e della verità, a qualunque costo.
Molti i riferimenti storici a personaggi dell’epoca , dal ricordo dell’anarchico Valpreda (è stato anche coautore con Colaprico dei primi 3 romanzi della serie con il maresciallo Binda 2001-2002) al commissario Calabresi (sparato alle spalle) ed all’anarchico Pinelli “volato” via da una finestra della Questura milanese.
Tempi di rancori non sopiti del tutto, tempi in cui nello Stato, secondo una massima di allora, dettavano legge “personaggi neri come corvi dentro, bianchi come colombe fuori, in corpo fiele, in bocca miele”.