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La donna che muore due volte
Cristina Cassar Scalia, nei ringraziamenti a fine libro, ha definito la vicenda narrata “stramba”, ed in effetti stramba e malandrina lo è: basti pensare che si inizia con una donna morta che non è veramente morta, ma ha indotto gli inquirenti a crederla morta, per poi rintanarsi sul continente, ritornare in Sicilia e finalmente essere elegantemente fatta fuori con il determinante aiuto di un farmaco. Meglio procedere con ordine. Tutto inizia una mattina autunnale, prima delle cinque, quando due pescatori su una barca con lampara (un giornalista ed un pediatra) scorgono sulla costa catanese un tizio che trascina una grossa valigia e la getta tra gli scogli: poco dopo una telefonata alla Mobile segnala la scomparsa di una donna da un villino in affitto sul lungomare. Entra in azione la protagonista della fortunata serie, il vicequestore aggiunto Giovanna Guarrasi, detta Vanina, in questo secondo episodio della serie (ne seguiranno altri cinque, l’ultimo nel 2023), coadiuvata dai suoi bravi sottoposti e guidata dal capo della Mobile, il corpulento Tito Macchia: si aggiungerà un prezioso collaboratore, un ex commissario ottantatreenne, Biagio Patanè, sempre presente in tutti gli altri thriller con le sue intuizioni ed i suoi consigli. Allora, si scopre che la donna scomparsa si chiama Lorenza Iannino, un avvocato di un noto studio legale di Catania diretto da un famoso e potente cattedratico, Elvio Ussaro, un soggetto viscido, colluso con mafiosi e immanicato con politici e politicanti, punto di riferimento per trame di corruzione e malaffare. Nel villino della donna, che è anche una delle amanti di Ussaro, si tengono festini a base di sesso e droga, durante uno dei quali la Iannino scompare: c’è del sangue sulle poltrone, si collega il fatto alla valigia gettata tra gli scogli, si cerca il cadavere in mare. Iniziano interrogatori, ispezioni, indagini su cellulari e intercettazioni, viene a galla una rete di collusioni sospette e legami pericolosi, che formano, capitolo dopo capitolo, una matassa aggrovigliata, apparentemente inestricabile. Si scoprono i boss fornitori di droga, qualche avvocato dello studio fa rivelazioni che incrinano il muro di omertà: tutto sembra accusare Ussaro, ma, come detto all’inizio, la Iannino ricompare viva e vegeta, ma viene eliminata con una metodica singolare (e un po’ inverosimile). Chi è l’assassino? Come negli altri thriller della serie, lo sapremo solo nelle ultime pagine e sarà una vera sorpresa.
Lo stile è coinvolgente, brillante, tiene alta l’attenzione e la curiosità: molti i termini dialettali ed i modi di dire propri del catanese. Conosceremo anche i personaggi di contorno, sempre presenti nella serie: l’eterno fidanzato di Vanina ed il suo rapporto difficile e tormentato con la poliziotta, il ricordo del padre di Vanina ucciso venticinque anni prima dalla mafia, Bettina, la padrona di casa ed i suoi ghiotti manicaretti, l’amico medico legale Adriano Calì e la sua passione per la filmografia d’autore. Spesso la Guarrasi viene accostata, per un paragone, al commissario Montalbano di Camilleri, ma ritengo che la poliziotta ideata dalla Cassar Scalia per le sue caratteristiche personali (un pacchetto di Gauloises al giorno, una voracità spettacolare per dolciumi e piatti tipici siciliani, una collezione unica di film d’autore riguardanti la sua Sicilia) e le sue attitudini professionali (intuizioni sorprendenti e tempestive capacità decisionali) sia un personaggio unico, ottimamente strutturato a tal punto, a mio giudizio, da non temere confronti.
Al romanzo, il massimo dei voti per stile e contenuto, un punto in meno per piacevolezza, per qualche inverosimiglianza (quell’uso “strambo”, lo constaterà il lettore, di un anticoagulante e dell’aspirina!).