Dettagli Recensione
Associazione a non più delinquere
Fabiano Massimi, bibliofilo e bibliotecario modenese prestato felicemente alla narrativa, è noto ai lettori in particolare per i suoi romanzi “storici”, ambientati ai tempi dell’infausto avvento del Nazismo in Germania. In questi romanzi Massimi coniuga con abilità, acume e intelligenza personaggi di sua felice invenzione narrativa, che agiscono a fianco o contrapposti ai reali protagonisti storici dell’epoca. Troviamo quindi perfettamente delineati e resi con tutta la loro impronta di pensiero, sentimenti ed intenzioni, per esempio Adolf Hitler, nel pieno della sua escalation ai vertici della politica tedesca, a cui faranno seguito le infernali e disastrosi conseguenze per l’umanità.
Oppure i “giusti tra le nazioni”, comuni uomini e donne non di etnia e religione ebraica disperatamente indaffarati, a rischio della propria vita, a porre in salvo quanti più ebrei possibili, specialmente i bambini, avendo con lungimiranza intuito i lutti, le persecuzioni, gli eccidi, la tragedia che si sarebbe scatenata per i figli di Davide a causa dei folli intendimenti del dittatore tedesco.
Il tutto affiancando alla levatura letteraria del suo scritto il rigore dello studioso, senza travalicare i fatti ma riportandoli nella loro esattezza di svolgimento, ben inseriti nel contesto della trama ricca, variata, deliziosa, presentata e offerta alla lettura in maniera fluida e scorrevole, attraente come un romanzo di fantasia ma riportante con precisione anche fatti e protagonisti realmente esistiti.
Tuttavia, Fabiano Massimi prima ancora di essere uno studioso ed un appassionato cultore della Storia, è uno scrittore. Un ottimo narratore, un estensore di buonissime storie ben architettate, logiche, intense, affascinanti, con personaggi in tutta apparenza comuni, e invece originali e sorprendenti senza perdere di credibilità. Lo scrittore già dai suoi esordi ci ha offerto infatti romanzi piacevoli che si fanno leggere con interesse e coinvolgimento, rilevano per la bontà dello scritto perché sciolto, morbido, fluente. Massimi sa farsi leggere, sa gestire alla grande la parola scritta ricavandone scene, affronta questioni sociali, si dilunga su atti e indagini investigative, intermezza il racconto con spunti umoristici, con discrezione e sensibilità delinea quadri sentimentali, in sintesi presenta nei suoi libri ambienti e personaggi delineati nel profondo, e che interagiscono con il lettore incantandolo, interessandolo e deliziandolo insieme.
Tant’è che il lettore vuole godersi in pieno la malia del libro, senza essere distolto dalla lettura, a costo di isolarsi e ritirarsi, e come suggeriva Epicuro, di vivere nascostamente.
Non a caso quindi questo romanzo si intitola “Vivi nascosto”, segue al fortunato “Il Club Montecristo” dello stesso autore, ed è l’atto secondo di una serie poliziesca dove nei panni degli investigatori agiscono delle forze dell’ordine “sui generis”, gli Ammutinati.
Non sono pirati o galeotti che si sono ribellati ad un crudele capitano della nave contro le sue vessazioni, ma ceffi da galera lo sono per davvero.
Perché uno stereotipo ben diffuso vuole che certe persone che hanno sbagliato una volta, inevitabilmente torneranno a farlo, reiterando il vissuto delinquenziale come fosse un imprinting genetico, anziché il risultato di dinamiche esistenziali
In sintesi, se uno è stato in prigione anche una volta sola, quando esce tornerà inevitabilmente a delinquere di nuovo, quasi fosse una legge di natura.
Quindi, in caso di un qualsiasi reato occorso, i primi sospetti cadranno sempre su coloro che in precedenza sono incappati nelle maglie della legge per aver commesso lo stesso reato o simile.
Perché un certo modo di pensare è ben radicato, diffuso a forza specie negli ambienti investigativi ufficiali, non è ammessa neanche di straforo una qualche possibilità di riscatto, redenzione, espiazione della pena e dal sospetto una volta per sempre.
Nasce così il Club Montecristo, nomen omen, una libera e funzionale alleanza di ex carcerati, non più una banda criminale ma una associazione a non più delinquere, costituita da persone che hanno pagato le loro colpe, e dopo essersi riabilitate in prima persona, si sono prefisse di adoperarsi a favore dei loro colleghi, meno fortunati. Facilitandone il reinserimento nella società degli “incensurati”, e proteggendoli nel caso, come spesso accade, che finiscano per essere additati come colpevoli pur essendo estranei al caso specifico, ed innocenti a prescindere, esclusivamente per i loro trascorsi e per i pregiudizi duri a morire che ne derivano.
Si sono quindi questi ex carcerati “ammutinati”, ribellati a tale iniquo, crudele e ingiusto modo di pensare. Gli ammutinati creati da Massimi tornano alla grande in questo nuovo episodio che verte sull’inchiesta di un famoso stilista finito in prigione per falso in bilancio, e di tale omicidio viene accusato un suo vecchio compagno di cella, indicato naturalmente come sicuro colpevole con il solito affrettato giudizio sommario, d’uso abituale in casi simili. In più, stavolta prove a carico ne esistono per davvero, complicando la questione. Si tratta quindi di un poliziesco atipico, in cui i buoni che investigano sono i pseudo cattivi, e viceversa; inoltre Massimi riesce a caratterizzarlo da par suo, con riferimenti ironici e di fine umorismo, nonché, tenendo conto della sua professione ufficiale, anche a suggerire indirettamente al lettore titoli di buone letture, per esempio “Il senso di una fine” di Julian Barnes, oppure “Mal di Pietre” di Milena Agus, o ancora ”Se consideri le colpe” di Andrea Bajani.
Come a dire, anche i detenuti leggono, e perché non dovrebbero?
I libri rendono liberi, e senza preclusioni; insomma, Fabiano Massimi ci ha offerto un poliziesco di alto livello, potremmo dire, come la cultura del suo autore.
In sintesi, Massimi intende sfatare tanti luoghi comuni, in primo luogo va dissolto il dubbio: ad ogni detenuto al termine della pena deve essere fornita una seconda chance, deve poter riscattare socialmente i propri sbagli, non soltanto con l’internamento nei luoghi di pena, ma ricostruendosi una fruttuosa esistenza seguendo la Legge, quella morale prima di tutto.
Delinquere non è un’attività inestirpabile, più spesso il reo preferirebbe non esservene costretto.
Se questo è vero, è assurdo e paradossale che al recupero del reo, debbano provvedere non tanto le istituzioni, ma un cooperativa di volontari di mutuo soccorso, per quanto benemerita.
Il che induce a non poche riflessioni e critiche su aspetti della nostra società, spesso non a misura d’uomo, figuriamoci a misura di uomo che sbaglia.
Per rifletterci su, e far seguito a buone prassi dopo la riflessione, serve buon senso, un’ottima cultura e preparazione, volontà e impegno, coniugate a solidarietà, comunanza ed empatia umana.
Tutte cose che si apprendono anche con i buoni libri: perciò, un bibliotecario che ti suggerisce ottimi titoli, e che ne scrive lui stesso, è il top.
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Commenti
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Quanto dici dell'autore mi incuriosisce. Con scrittori che non conosco vado assai cauto, ma di Massimi avevo già sentito pareri favorevoli su altri suoi libri.