Dettagli Recensione
Pietro Gerber atto terzo
La casa delle luci di Donato Carrisi conclude la trilogia iniziata con La casa delle voci, proseguita poi con La casa senza ricordi; infine quest’ultimo completano un ciclo, diverso per ognuno di loro.
In La casa delle luci protagonista è sempre Pietro Gerber e una bambina di dieci anni, chiamata Eva. Il romanzo si potrebbe riassumere, brevemente, così:
“Una bambina con presunti poteri medianici, uno stimato professionista che non sa come spiegarli e ne rimane spiazzato.”
La narrazione è tesa, e il dottor Pietro Gerber ha perso il suo smalto dopo la sua precedente inchiesta. E’ un uomo che si sente fallito, preda di fantasmi maligni che lo atterriscono, in primis quello dello stesso suo padre. Poiché:
“il buio si prendeva le persone”,
si butta a capofitto nell’indagine che riguarda Eva,
“una bambina di dieci anni che aveva rimesso in sé un meccanismo che si era arrestato venticinque anni prima”.
Complice una casa che trasuda dolore e mistero, perché:
“a differenza delle persone, le dimore avevano dei cicli. Morivano e rinascevano.”
Pietro cerca di superare i suoi demoni, perché:
“sparire nel nulla è peggio che morire. Tutti abbiamo diritto ad un finale”.
Ci riuscirà?
Il ritmo della narrazione è teso e condotto sul filo del rasoio. La lettura procede spedita. Purtroppo l’autore è diventato, ormai, una macchina commerciale e anche questo libro si fa leggere, senza troppe emozioni, e senza particolari meriti. Per chi non lo conosce, forse, una piacevole scoperta per il suo stile di narrazione; per gli altri una scorrevole lettura,senza nulla di che. Si spera in un cambiamento prossimo e futuro.
Indicazioni utili
- sì
- no