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Pensavo meglio
Ed ecco arrivato nel panorama degli investigatori anche Enrico Mancini. Si tratta di un profiler all'americana che si è specializzato oltreoceano e verso cui sono poste molte speranze da parte della polizia italiana. Bella idea, mi dico, e mi immagino qualcosa sullo stile di Donato Carrisi. Poi vedo con dispiacere che anche questo autore è caduto nella trappola dell'investigatore tanto bravo sul suo lavoro quanto disastrato nella sua vita privata. In questo caso i suoi fantasmi sono i sensi di colpa che Mancini ha per non essere stato presente nel momento della morte di sua moglie. Quindi tutto il romanzo è avvolto in una scura cappa di dolore, recriminazioni e di: se solo avessi... Il serial killer invece fa indubbiamente bene il suo lavoro, anzi forse anche troppo indulgendo anche in descrizioni di crudeltà che mi sembrano eccesive, gratuite e non necessarie allo sviluppo della storia. Lo stile di scrittura è chiaro, con molti. anche troppi, dettagli, e personaggi con caratteristiche precise. Nel complesso non si tratta di una storia da buttare, ma secondo me pesante e faticosa da portare fino alla fine, con qualche elemento di novità, ma che non è sufficiente a controbilanciare le parti noiose.
Indicazioni utili
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