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Lei, la bell'abissina
Molti conosceranno Carlo Lucarelli, scrittore eclettico e poliedrico che torna in libreria, questa volta, con un romanzo giallo dalle tinte storiche intitolato “Bell’abissina”. Lucarelli è noto per opere eterogenee, ma è noto anche per quella passione per il giallo storico che spesso lo ha riportato agli anni del fascismo e con lui il lettore. Il titolo riconduce al commissario Marino, personaggio la cui prima apparizione risale al 1993 quando fu pubblicato ne il Giallo Mondadori in quanto vincitore del Premio Tedeschi. Gli appassionati del genere sapranno che si tratta del premio più importante per chi ama scrivere di gialli e/o ambisce a diventare scrittore di questo filone.
È nel 1937 la “Squadra Fognature” rinviene il cadavere sgozzato di una donna. Nello specifico si tratta di un comando ad hoc finalizzato ad occuparsi del sottosuolo e della sua perlustrazione. Ne 1940, a Cattolica, il commissario Marino – in segreto antifascista – riceve una dritta proprio da questi ex agenti. Quel che scoprirà lo porterà a perdere il sonno a causa di quel cadavere così ben descritto. La donna, infatti è collegata alla famiglia di Francone Brandimarzio, un imprenditore che ha fatto fortuna nelle Colonie d’Africa e che adesso si è ritirato nella cittadina romagnola insieme ad Attilio, il figlio, e a una bellissima ragazza eritrea (la bella abissina di cui al titolo).
Marino conosce della famiglia, è semplicemente intoccabile poiché mantiene i gerarchi corrotti con denaro non lecito. Smascherare l’assassino ed evitare che torni a mietere vittime non sarà per niente semplice. L’indagine assumerà, ancora, connotati di profonda gravità quando le vere idee politiche dell’agente rischieranno di essere scoperte.
Lucarelli si ripropone in libreria con un romanzo incasellato perfettamente nell’epoca. Il clima è magistralmente descritto esattamente come l’indagine. I personaggi sono ben delineati, l’arcano è ben sviluppato ed è capace di incuriosire il lettore che vuol conoscere della sua evoluzione.
Ciò che più spicca è inoltre l’umanità di Marino. In “Bell’abissina” egli arriva al lettore sia come investigatore che come uomo, un uomo che come tutti sbaglia, un uomo con le sue fragilità e debolezze.
«È uno bravo» disse indicandolo agli altri, «promosso e rimosso per aver fatto una cazzata che non piaceva al governo. Dicevano così, quello bravo che ha fatto una cazzata, anche se nessuno sapeva qual era.»
Ancora una volta Carlo Lucarelli si conferma un maestro nella narrazione, rende i protagonisti vividi e tangibili con mano, li unisce e fonda in un mondo da scoprire e amare. Al tutto si somma uno stile asciutto, rapido, pungente, asfittico, con le giuste descrizioni e con la giusta calibratura del romanzo storico. Rapido e magnetico. Il mio più sincero ringraziamento a chi mi ha fatto dono di questo scritto che altrimenti non so se avrei mai letto.
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Una curiosità: hai lasciato una suspense finale su chi intendi ringraziare sentitamente. Lo scopriremo nelle prossime puntate, oppure è vittima di un melius re perpensa? :-)