Dettagli Recensione
Forzato e banalotto
Piergiorgio Pulixi è uno di quegli autori che mi hanno sempre incuriosito, considerato il suo discreto successo, e di cui mi ero prefisso prima o poi di leggere qualcosa. Quel momento è arrivato e, tuttavia, la sensazione è che mi ha dato questa lettura non è delle migliori. È sicuramente un libro che si lascia leggere, che mettendosi d’impegno si potrebbe finire anche in un giorno, ma… ci sono diverse pecche che non mi sento di ignorare.
Voglio partire, come sempre, dallo stile: come ho detto la prosa di Pulixi si lascia leggere con facilità, ma a questa fluidità si accompagnano spesso delle banalità quasi da principiante, delle frasi stereotipate che sanno di scrittore esordiente. È proprio questa la sensazione che si avverte nel corso di tutto il romanzo: di avere a che fare con l’opera prima di un autore, di quelle produzioni giovanili che si rileggono dopo anni e fanno sorridere per ingenuità e inesperienza. E questo non riguarda solo lo stile, ma anche lo scarso peso che viene dato agli eventi e alle relazioni interpersonali tra i personaggi: manca tutto di profondità, di sfumature, a volte anche di senso; come se i personaggi fossero costretti ad essere bidimensionali pur di rispettare il ruolo che l’autore gli ha affidato, senza lasciare spazio alla complessità. Giusto per fare un esempio sul protagonista, Marzio Montecristo, l’autore ha deciso che debba essere a tutti i costi un uomo burbero con gli adulti e con i clienti (è proprietario di una libreria) e dunque li manda indiscriminatamente tutti a quel paese, come se fosse qualcosa di inevitabile e matematico, al preciso scopo di strappare una risata al lettore. Qualche volta ci riesce, ma spesso si avverte la forzatura, si capisce quanto Pulixi sacrifichi la credibilità del personaggio al suo scopo comico. E questo non è piacevole né limitato al solo protagonista.
Sebbene l’idea di un gruppo di lettura a tema gialli che si trasformi in una piccola squadra investigativa sia molto carina, l’ho trovata poco sviluppata. Difatti, considerate le conclusioni alle quali giunge il gruppo, anche un uomo normale con un po’ di sale in zucca avrebbe potuto avere le stesse intuizioni, gettando un’ombra sulle capacità investigative della polizia.
La trama è davvero molto semplice e sorge più di qualche dubbio riguardo ai moventi, dell’assassino e non. Evito di dire altro per evitare spoiler, ma se leggerete il romanzo capirete. Oltre ciò, il problema continua a essere il peso: quando l’assassino viene scovato, viene trattato con i guanti e quasi com benevolenza. Va bene i traumi, va bene le ingiustizie, ma questo tizio ha ucciso a sangue freddo diverse persone: possibile che nessuno si spaventi o ne sia in qualche modo disgustato? È tutto troppo buttato lì, senza un barlume di complessità, né nell’intreccio né nella psicologia dei personaggi.
Penso che oltre a qualche buona idea (che come ho già detto è però poco sviluppata) e al fatto che si legga davvero in pochissimo tempo, si fatichino a trovare altri pregi a questo giallo; che consiglio solo agli amanti del genere che hanno come unica pretesa quella di passare un pomeriggio a leggere.