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Dolce vita, dolce morte
 
Dolce vita, dolce morte 2023-01-17 10:26:02 cesare giardini
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    17 Gennaio, 2023
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Un delitto irrisolto del 1963.

“Marcello! Marcello! Marcello!, please, wake up! Marcello!...” L’incipit del romanzo fa riemergere ricordi lontani, quel “Marcello” gridato da una splendida Anita Ekberg ad un altro indimenticabile Marcello, la fontana di Trevi, Fellini, la Dolce vita.. Ed è proprio in quel periodo, gli anni Sessanta del secolo scorso, che Giancarlo De Cataldo ambienta il suo breve romanzo facendo magicamente rivivere la Roma di quei tempi, Via Veneto e dintorni, i flash dei paparazzi, la vita notturna luccicante di bar e ritrovi popolati da attori, giornalisti, ragazze pronte a tutto pur di conquistare una particina in un film, scrittori in cerca di fama e registi a caccia di spunti …
In questo ambiente vaga un giovane giornalista di un’importante testata, Marcello Montecchi, responsabile di una rubrica di spettacoli e cronaca mondana. E’ di origini romagnole, il padre lo vorrebbe alla guida dell’azienda familiare, lui lo accontenta una settimana all’anno, raggiungendolo sulle spiagge dell’Adriatico, ma la sua vita è a Roma, lì si trova come a casa sua. Chi lo chiama svegliandolo è Marianne, una bellissima modella di Oslo con cui convive: lo vogliono al giornale, una ragazza è stata uccisa con sette coltellate sul pianerottolo di un condominio. E’ Greta Muller, una biondina graziosa che Marcello conosceva bene, piuttosto timida, arrivata a Roma in cerca di lavoro, “un agnello in mezzo a un branco di lupi”, apparentemente indifesa ma ben determinata a trovarsi un posto nel mondo dello spettacolo.
Iniziano ovviamente le indagini, a Marcello piace interessarsi anche di cronaca nera, ha degli agganci, diverse sono le persone che Greta frequentava, tra le quali Thomas, un giovane industriale tedesco. E poi c’è Momo, un curioso tipo che conosce tutti, sa tutto, ricatta, è sempre al verde e campa stampando in proprio un giornaletto scandalistico, chiedendo e offrendo favori. Il caso passa poco a poco in seconda, poi in terza pagina, poi nel dimenticatoio. Un anno dopo però, ecco una telefonata a Marcello: un tale afferma di sapere tutto, accusa un fantomatico fratello ma si scopre che è un mitomane desideroso di pubblicità. Nel frattempo, il nostro Marcello, lasciato da Marianne ormai insofferente della vita che fa e dell’ambiente, vuole intraprendere la carriera di scrittore: presentato a Moravia e Pasolini, si sente preso in giro e rinuncia alle sue velleità letterarie.
Passano dieci anni, Marcello si è sposato, ha una figlia di tre anni. Momo, il vecchio trafficone, gli presenta un tale, ex carabiniere, che ha scritto un giallo in cui ripercorre le tappe del vecchio delitto: vuole fargli importanti rivelazioni, ma muore in un incidente d’auto.
Passano altri quindici anni. Marcello ha lasciato la moglie, lavora ora nel settimanale dello stesso gruppo editoriale, sembra precocemente invecchiato: rivede Marianne ad un concerto, ricorda il tempo che fu e rimpiange un passato di speranze e progetti mai avverati. E’ contattato anche dallo strano strampalato individuo di venticinque anni prima, che gli lascia due buste contenenti, lui afferma, prove del vecchio delitto. Congetture, ipotesi e l’indicazione di una persona da contattare, uno strano personaggio che dovrebbe sapere tutto, astuto e sfuggente.
Marcello è stanco, provato, deluso, sceglie di andare anticipatamente in pensione. Va a trovare Momo, ricoverato in una casa di riposo, convinto che sappia la verità sul famoso delitto: Momo, quasi morente, gli confida i sospetti su Thomas, l’intervento dei servizi segreti per proteggerlo, i sospetti su altri personaggi. Sta per uscire intanto il libro di una collega che ripercorre la storia di due famosi industriali, sempre in guerra tra loro: si dà il caso che uno sia proprio il vecchio amico tedesco di Greta, Thomas, divenuto nel tempo un potente e ricchissimo imprenditore.
Cala il silenzio sulla malcapitata Greta: il caso resta irrisolto, tra accuse, sospetti, notizie false e depistaggi. Marcello sale in macchina, se ne va, piange per non essere riuscito ad individuare un assassino: viaggiando immagina che la dolce Greta, vittima di un mondo crudele e insensibile, sia con lui, le chiede almeno un nome, ma lei gli sussurra di non averlo visto in volto, presa alle spalle prima di essere accoltellata …
“Neanche lei allora, neanche lei avrebbe mai saputo”.
Naturalmente il romanzo è più complesso, innumerevoli sono i personaggi, molti gli incontri con figure illustri dell’epoca: c’è anche il ricordo della morte di Papa Giovanni e di uno dei suoi ultimi discorsi. Lo stile è scorrevole, con qualche inesattezza ( un errore nel cognome dei personaggi, lo scambio di una persona per un’altra) ed un susseguirsi degli eventi a volte non ben chiarito, anche per i salti temporali tra le varie parti del romanzo, dal 1963 al 1988. La figura del protagonista, Marcello, ne esce un po’ evanescente, priva di una netta caratterizzazione, forse in modo voluto: lo richiedevano, probabilmente, sia il tipo che l’autore ha voluto rappresentare, sostanzialmente deluso da una vita banale con qualche ambizione letteraria ma senza particolari interessi, soprattutto politici, sia l’ambiente mondano e dispersivo in cui era costretto a lavorare.
Affascinante invece l’ambientazione: quella Roma felliniana, rutilante e crudele, dove certi delitti fanno quasi parte di una sceneggiatura obbligata, resta dentro e non si dimentica facilmente.


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