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La forza del destino
 
La forza del destino 2022-11-14 16:06:39 Lonely
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Lonely Opinione inserita da Lonely    14 Novembre, 2022
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Se il destino ti offre un'occasione

La serie del commissario Bordelli continua con questo settimo romanzo di Marco Vichi. Inserirlo nella categoria dei gialli è un po' riduttivo, senza nulla togliere al genere di cui sono appassionata, ma questo effettivamente è molto più di un giallo. Anche se l'impianto è più o meno lo stesso, a differenza di altri libri, qui Vichi non si ripete, anzi, pur mantenendo gli stessi personaggi, destruttura lo schema. La trama continua dal romanzo precedente, Morte a Firenze, in cui Bordelli scopre i quattro colpevoli di un delitto cruento ed efferato, ma non riesce a condannarli per mancanza di prove, prove che vanno perse con l'alluvione di Firenze, descritta amabilemte dall'autore.
In questo romanzo il commissario Bordelli, donnaiolo e seduttore, avverso all’ipocrisia e all’arroganza, ma soprattutto all'ingiustizia e alla sopraffazione, si dimette da commissario, e per timore che i suoi amici vengano coinvolti, (come lo è stata la sua donna, vigliaccamente stuprata, per dare a lui un avvertimento) si allontana da tutti, vende la sua casa a San Frediano e va a vivere in campagna e soprattutto, quando il destino gli offre l'occasione, decide di perseguire la sua vendetta personale.
Tutto il romanzo ha un'impronta etica, i dialoghi vertono sul Bene e il Male,su ciò che è giusto e ciò che non lo è. E' lecito farsi giustizia da soli? O è giusto il perdono? Ma certi atti possono essere davvero perdonati? E i colpevoli possono davvero pentirsi di aver compiuto tali delitti? Ma soprattutto un uomo ha il diritto di giudicare? e condannare? Non c'è una legge che "è uguale per tutti"? E li dove la legge non arriva, è lecita la nostra legge personale?
Di tutti questi interrogativi è pregno il romanzo, ma ciò che stupisce è che in genere i romanzi sollevano dubbi ma non danno risposte, qui invece Vichi azzarda la sua risposta, Io agisco e mi prendo la responsabilità delle mie azioni.
"Non poteva raccontare a nessuno il suo segreto, non ancora almeno. Ormai sapeva che sarebbe andato fino in fondo, e preferiva vivere quell’avventura da solo."
Il romanzo spazza tutti i principi morali che la fede, la religione ci hanno insegnato e mette in viva luce la vera natura dell'uomo, che senza di essi, libera una giustizia sommaria,del genere "occhio per occhio dente per dente", senza possibilità di appello.
"Aveva ragione Schopenhauer, il fondamento della morale era la compassione, l’immedesimazione con la sofferenza altrui. In mancanza di questo, l’orrore era inevitabile... E nel mondo la compassione era più rara di un cane a cinque zampe..."
Ovviamente non siamo senza coscienza, ma solo a quella Bordelli dovrà rendere conto, è una questione con se stesso e quello che lui chiama destino, anche se il destino non esiste quando fai di tutto per compierlo.
«Ecco... Se una persona per fare giustizia uccidesse degli assassini, e venisse a confessarsi da lei... Cosa risponderebbe?» «L’unica Giustizia è quella di Dio, a cui l’uomo non può sostituirsi.» «Certo... Ma immagini di trovarsi nel ’44, davanti a un nazista che sta per massacrare dei bambini... Lei ha un mitra in mano e può evitarlo... Cosa farebbe?» «Be’, sparerei...»
Il finale ci lascia completamente spiazzati, con una serie di interrogativi, che ci fanno riflettere intimamente sul senso di giustizia, un libro profondo dove nessuna parola o aneddoto narrato è lasciato al caso, e che tocca sensibilmente l'animo umano,
"Si ricordò anche di una storia che aveva sentito raccontare su Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz: una mattina d’inverno Höss vide un bambino ebreo tremare nella neve, e telefonò subito alla moglie... Oggi fa molto freddo, copri bene i bimbi, mi raccomando...!"

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