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Il mostro di Bolzano
Lorena Haller, prostituta, ventiquattro anni, chiamata dai clienti, colleghe e spacciatori “la bambina”, viene rinvenuta priva di vita con ventiquattro fendenti. Il suo caso viene affidato a Luther Krupp, commissario forse troppo giovane, troppo inesperto, troppo ligio alle regole ma che sa benissimo che quel che si trova davanti non è solo un killer ma un serial killer. Un serial killer che in quel del 1992 si aggira per una Bolzano che è una città che illude e getta via, che è un paradiso immaginario e immaginato che non può macchiarsi di questa colpa di una morte e di un omicidio e pure efferato. Siamo in anni in cui non esistono i mezzi tecnologici che conosciamo adesso, anni in cui si mirava a tutelare l’apparenza dei luoghi comuni.
Luca D’Andrea torna in libreria con un romanzo che è un resoconto preciso e minuzioso che fonde leggende, menzogne, articoli di giornale che riportano a lui: “Il Killer delle Lucciole” o “Mostro di Bolzano”.
Un romanzo, dunque, che non è solo finzione ma anche realtà traendo spunto da un fatto realmente accaduto che viene qui narrato mixando persone realmente esistite, cronaca e finzione narrativa. Il risultato che viene ottenuto è un puzzle a 360 gradi in cui viene ricostruito tutto ciò che si manifestò tra anni ’80 e ’90 del secolo scorso. A far da cornice e sfondo una realtà fatta di droga, prostituzione, degrado e serial killer, una cronaca nera del tempo. È molto importante, infatti, focalizzare sul periodo storico e da qui muoversi per contestualizzare uno scritto in cui si fonde indagine poliziesca e cronaca giornalistica.
Al tutto si aggiunge uno stile narrativo rapido, con molteplici colpi di scena, capace di ribaltare le sorti e far riflettere su una indagine mai scontata o lasciata al caso.
Luca D’Andrea, classe 1979, Bolzano, riporta il lettore a vivere di un fatto di cronaca nera solo in apparenza dimenticato ma, in realtà, ancora profondamente attuale.