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"La giustizia è una cosa, la legge è un'altra"
Molti sono gli scrittori che hanno affondato gli artigli nelle pieghe della giustizia, mettendone in luce limiti, errori, ossessioni. La vita appare allora come un susseguirsi di eventi beffardi e cause gratuite che conducono implacabilmente a una giustizia ingiusta, il cui nemico può assumere addirittura le sembianze della legge stessa.
È proprio la terra grigia e melmosa che separa legge e giustizia lo spazio narrativo in cui si muove Ennio Guarneri, protagonista di questo splendido noir. Ex ispettore cinquantenne dalla vita solitaria, Ennio in polizia ha imparato a far rispettare la legge ma anche, qualche volta, ad agire contro di essa. Interventi fuori dai binari, per “sistemare” quei delinquenti rimasti impuniti davanti al tribunale e lasciati liberi di continuare i propri comodi. Interventi a protezione delle vittime, sempre in nome della giustizia. Interventi che qualche anno prima gli sono costati il posto di lavoro.
Di fronte ad alcuni macroscopici esempi di giustizia ingiusta, sarebbe facile pensare che chi interviene faccia addirittura bene, ma se si comincia ad ammettere questo diritto, il passo successivo sarebbe accettare un tribunale segreto capace di condannare a morte, accettare la violenza estrema se accompagnata da buona coscienza, accettare l’omicidio. Questi sono gli interrogativi che si pongono sulla strada di Ennio, innescati da una passeggiata solitaria lungo il Ticino dagli effetti feroci e inarrestabili. Questi sono gli interrogativi a cui ciascun lettore è chiamato a rispondere.
A fare da contraltare alla durezza dei dilemmi etici c’è la penna di Montanari, limpida, fluida e magnetica come sempre. Con il suo stile inconfondibile, capace di trascinare con una facilità disarmante nel cuore della storia e dei personaggi, l’autore ci accompagna in un viaggio dalle tinte noir, dove la dimensione esistenziale ha sempre il sopravvento rispetto a quella investigativa. Eppure, terminata l’ultima riga, mi è rimasta sulla pelle una patina di grigiore e malinconia ed è per questo che, a mio gusto, non considero probabilmente questo romanzo tra i più riusciti dell’autore. In ogni caso è una lettura che consiglierei certamente agli amanti nel noir, e non solo.
“E così ora quella che mi rimane è la mia solitudine da coltivare come se fosse un vizio, una scelta. Cos’altro è, in fondo?”
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Un abbraccio,
Manu
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