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Carl, il mio nome è Carl
«Questa è la situazione, Anna. Che degli altri non sappiamo mai abbastanza, però attacchiamo le nostre etichette comunque [...], comprendere ci aiuta ad affrontare il mondo in maniera più costruttiva, non pensi?»
Anna Melissari è una detective molto molto particolare. L’abbiamo conosciuta ne “Gli insospettabili”, opera prima a firma Sarah Savioli di cui ne rappresenta l’esordio in libreria per Feltrinelli.
In questo secondo appuntamento con Anna Melissari, detective che a seguito di una malattia ha iniziato a comprendere il linguaggio animale, la protagonista e il suo capo, Giovanni Cantoni, si ritrovano a dover investigare su un caso che riguarda, appunto, un testimone chiave.
«Ma c'è quello che vogliamo e c'è quello che riusciamo, fra loro c'è tutto quello che non possiamo.»
Oggetto dell’indagine è la morte di Luigi Barani, uomo che prima di passare a miglior vita, avrebbe fatto una ingente donazione alla badante ucraina, Oxana. Il dubbio è sul se questa lo abbia o meno spinto e indotto a porre in essere siffatto atto di liberalità o se, al contrario, questo sia stato spontaneo. È lei stessa a ritrovarne il corpo privo di vita. L’uomo, industriale in pensione, pare essersi impiccato nel suo studio. Andrea, il figlio, è convinto che la stessa abbia agito al fine di mutarne la volontà e vuole vederci chiaro.
Ad assistere all’omicidio è Carl, il Carlino. Quest’ultimo confessa ad Anna che forse non è stato un suicidio proprio proprio volontario. Racconterà il resto solo dopo aver trascorso una notte sfrenata con un Alano. Non stupisce la reazione di Otto, l’alano arlecchino di Cantoni, terrorizzato all’idea. Le indagini vanno avanti tra gag esilaranti e un quadro che prende forma mostrando in Oxana l’unica figura onesta. Pare proprio questa l’unica ad aver veramente tenuto un comportamento integerrimo con il defunto. Sembra proprio che tutti i coinvolti abbiamo qualcosa da nascondere, un qualcosa che in alcun modo vogliono che torni – o venga – alla luce.
«Si nasce, si cresce, si impara e si è chi si è. E noi genitori dovremmo semplicemente accettare, gestire il nostro stupore e capire che, con i nostri figli, il percorso che facciamo si arricchisce di molte più finestre sul mondo.»
Tra le situazioni familiari che coinvolgono la protagonista e un giallo da scoprire e risolvere ha luogo e svolgimento “Il testimone chiave”. Lo stile di Sarah Savioli resta il medesimo. Ancora una volta è fluido, rapido, cattura il lettore e lo accarezza anche nei sentimenti. Si tratta di uno scritto leggero che coinvolge e conquista con la sua semplicità e, ancora una volta, genuinità e purezza. A colpire in maggior modo, però, non è tanto il giallo quanto l’evoluzione dei personaggi. Rispetto a “Gli insospettabili” scopriamo dei cavilli e dettagli in più sulla protagonista ma anche sugli affetti che la circondano. Mentre il marito è preoccupato dell’attività della moglie, il padre è malato e la sorella Lavinia richiede sempre più attenzioni.
Se da un lato il giallo si presenta più debole, molto più stratificato è l’aspetto invece inerente alla vita dei protagonisti e soprattutto l’aspetto morale ed emozionale.
In conclusione, “Il testimone chiave” si presenta come uno scritto piacevole, rapido, di facile lettura, con cui staccare la spina ed emozionarsi. Un titolo ottimo non soltanto per le calde serate estive ma anche per quelle autunnali in cui il clima lascia sempre più posto a nuovi colori e nuovi scenari naturali.
«La mia vita mai come ora mi sembra essere un giardino incolto intervallato dalle bolle a loro modo ordinate dei momenti lavorativi e io sono un'Anna rotta in pezzi che porge parti differenti a momenti differenti e non si sente mai completa o anche soltanto sufficiente.»