Dettagli Recensione
La vita prima o poi ci chiede il conto
Un produttore cinematografico Terenzio Fuci, viene trovato morto dentro la sua Jaguar, abbandonata in una sperduta valle alpina. Sua moglie di vent'anni più giovane, Vera Ladlich, un’ex attrice che ha fatto innamorare un’intera generazione, è scomparsa. Incaricato delle indagini, il commissario Arcadipane lascia Torino per trasferirsi temporaneamente a Clot, un paesino di poche case sulle quali incombe una diga come quella del Vajont.. La gente del posto è diffidente e omertosa e il caso si rivela un rebus troppo complicato per non chiamare in causa il suo vecchio amico e mentore Corso Bramard e la ribelle ma affidabile agente Isa Mancini, entrambi alle prese con un momento difficile della propria vita.
Ho iniziato proprio dall'ultimo dei quattro libri della serie del commissario Arcadipane, e me ne sono accorta solo alla fine, presa dalle ottime recensioni di questo libro.
E devo dire che non mi ha deluso, ho faticato un po' all'inizio per lasciarmi coinvolgere dalla prosa di Longo, davvero sui generis per un romanzo giallo. In principio l'ho trovato anche un po' pedante, ma invece proseguendo ho trovato piacere dalla sua narrazione, a tratti ironica ma sempre dettagliatamente descrittiva, tanto da avere la sensazione di essere lì sul posto insieme ai personaggi del libro, uno stile davvero coinvolgente,
Ovviamente non conoscevo le singole storie dei protagonisti, e dei loro trascorsi ma questo non ha influito affatto nella mia lettura.
La trama è complessa e intricata, sicuramente non adatto a una lettura superficiale ed evasiva, per questo motivo mi ha ricordato a tratti Fred Vargas,
Il romanzo è disseminato di riferimenti letterari non per ultimo quelli a Pasolini e alla sua "misteriosa" morte, così perfettamente inserita nel romanzo, ma di sicuro pretestuosa, tanto per dare una velata, e anche non troppo, opinione in merito
"Nel novembre del ’75 ammazzano Pasolini. Qualche mese dopo Pelosi viene condannato per l’omicidio che ha confessato, ma sappiamo che sulla faccenda parecchi avevano dei dubbi e che la stampa di allora percorreva altre piste.
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– Nel ’76, quando il Pelosi era già in carcere, Spinapollice stava ancora cercando informazioni nell’ambiente dei ragazzi di vita perché gli era giunta voce che quella notte c’erano piú auto appartate all’idroscalo e che qualcuno aveva visto che ad ammazzare Pasolini era stato un gruppo. Seguendo quella pista, viene a sapere che Pasolini non era l’unico nell’ambiente dello spettacolo romano a bazzicare quel mondo. Qualche regista e qualche attore da anni facevano la stessa cosa, anche se in maniera meno sfacciata, ricevendo i ragazzi a casa o in camere di albergo."
"Erano anni, quelli, in cui l’omosessualità era accettata a stento se eri un regista di talento come Pasolini, pace all’anima sua. Io invece con il cartello di pederasta appeso al collo cosa sarei stato? La brutta copia di Pier Paolo, senza la sua intelligenza, il suo coraggio, la sua genialità provocatoria e senza nemmeno la sua morte tragica."
Nel suo romanzo c'è arte e religione, etica e sociale; un libro anche politico se vogliamo, perchè sviluppa problematiche che la politica dovrebbe risolvere.
Chiaro e coerente Longo, scrittore e lettore impegnato, ci porta, su un altro piano di lettura, a una letteratura che va oltre il thriller e che ci spinge a riflettere, con i giusti riferimenti, su tematiche più ampie, che anche se solo accennate, restano comunque impresse nella memoria del lettore, un esempio evidente è il richiamo alla tragedia del Vajont. Quello di Longo più che uno stimolo alla ricerca dell'assassino è quasi un suggerimento alla conoscenza...ad andare oltre l'apparenza e ricercare la verità sulle tante tragedie di questo paese mai del tutto risolte.