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La strategia dell'opossum
 
La strategia dell'opossum 2022-06-17 13:06:40 ornella donna
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
5.0
ornella donna Opinione inserita da ornella donna    17 Giugno, 2022
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Una finzione animalesca

Roberto Alajmo, vive a Palermo. Tra i suoi libri: Notizia del disastro, Cuore di madre, E’stato il figlio, Palermo è una cipolla, L’arte di annacarsi. Con Sellerio ha pubblicato Carne mia, L’estate del ’78, Repertorio dei pazzi della città di Palermo, Io non ci volevo venire , la prima indagine con protagonista Giovanni Di Dio. Ora torna con una seconda indagine, intitolata La strategia dell’opossum. Un giallo divertente e molto ironico.
Qual è la strategia dell’opossum? E’:
“Il suo animalesco istinto di sopravvivenza gli suggerisce di fingersi morto per scoraggiare i predatori. Gli opossum quando si vedono perduti fanno così: svengono, simulando di essere morti. O perlomeo , è una simulazione in cui l’opossum è il primo a credere veramente, cadendo in un forma di coma detta tanatosi, che prevede anche l’ulteriore realismo di una emissione di liquido puzzolente dall’apposito sfintere. (…) a quel punto l’opossum, rimasto solo, si alza come se niente fosse stato e va a cercarsi qualche frutto da sgranocchiare a mo’ di festeggiamento per lo scampato pericolo.”
Ed è esattamente quello che Giovanni Di Dio , detto Giovà, cerca di fare in questo romanzo. Lui di lavoro fa il metronotte, ogni sera compie il solito giro di villette, controlla che sia tutto a posto, si siede in macchina e cerca di arrivare a fine turno senza colpo ferire. Vorrebbe solo essere lasciato in pace, a vivere e a mangiare senza occuparsi di nulla. Lui ha un dono:
“non hai idea di niente, non esiste un afferra cazzi n’tall’aria peggio di te, ma in un modo o nell’altro il risultato lo porti sempre a casa.”
Invece non può, perché sua madre glielo impedisce. Lei è l’espressione di:
“come funziona il maschilismo matriarcale, modalità fondante della società siciliana. E’ vero che tra le mura di casa è la donna che comanda, ma quando si palesa un potere superiore lei capisce che deve solo badare a limitare i danni.”
Così a Giova tocca l’ingrato compito di far luce sulla scomparsa di toni, promesso sposo, che abbandona la sorella di Giova, Mariella, sull’altare, provocando all’interno della famiglia, e non solo, una specie di tsunami potente e violento. Che cosa è successo mai a Toni? Cosa faceva il bel tomo a Torino in una non meglio precisata industria? Riuscirà Giova a trovare il bandolo della matassa?
Un giallo fortemente ironico, dove si sorride molto di fronte all’impicciato protagonista che, suo malgrado, riesce sempre a superare gli ostacoli e le difficoltà. Un giallo di genere, ricco di ombre scure, intrallazzi, mafiosi terribili, e vendicativi travestiti da agnellini, doppie vite, traffici illeciti e quant’altro. Un romanzo che diverte, per trascorrere un paio di ore in compagnia di un romanzo scritto bene, con arguzia e ricerca letteraria. Per sorridere un po’ e gustare un ottimo testo, composto da una trama ben congegnata e un finale a sorpresa, inaspettato e curioso.

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Consigliato a chi ha letto ed apprezzato anche il precedente, Io non ci volevo venire. Stesso protagonista.
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