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Un po' opaco
Conosco da poco Carrisi, e i primi libri che ho letto mi sono piaciuti molto. Soprattutto lo stile chiaro e immediato utilizzato dai grandi giallisti americani. Questo invece è una cosa diversa. Certo un bravo autore scrive ben comunque e il suo stile è inconfondibile, ma l'incursione in questo genere investigativo complottistico non mi ha entusiasmato. Il protagonista è Markus, un penitenziare: una sorta di investigatore del Vaticano che vive in modo del tutto anonimo e investiga sul male ovunque si nasconda. Nello specifico, poi ha anche merso la memoria e quindi garantisce senza dubbio la segretezza della sua missione, perché neanche lui ha un quadro completo di quello che ci si aspetti faccia. Al suo fianco le indagini sono fatte da una fotografa della polizia, sempre sul filo della legalità. I due portano alla luce una storia di follia, successa anni prima in una specie di clinica per ragazzi difficili che dove sono successe fatti inquietanti che hanno avuto effetti deleteri sui suoi ospiti. La storia pur scritta in modo gradevole è in molti punti poco credibile, i fatti ci vengono spiegati in modo poco convincente lasciando ampio spazio al sovrannaturale o a spiegazioni del tutto fantasiose.