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La madonnina
«Madunina ghe scapa nient. Nulla può sfuggire ai suoi occhi. Dalla cima del Duomo scruta la vita ma osserva anche la morte.»
Luca Crovi rende omaggio al commissario De Vincenzi, creatura di Augusto De Angelis, con due libri che aprono le fila a “Il gigante e la madonnina”. In questi, “L’ombra del campione” e “L’ultima canzone del Naviglio”, conosciamo del personaggio e delle prime avventure.
Ma veniamo a noi. Siamo nel 1932, siamo a Milano e il presunto suicidio di Clotilde, apparentemente gettata giù dal Duomo, scuote gli animi. Ad indagare è Carlo De Vincenzi che, detto “il poeta del crimine” proprio per il suo amore per i classici e i libri in genere, non è così convinto di questo scenario. La vittima, d’altra parte, era stata maestra, ricamatrice, impiegata ed istitutrice. Era forse irrequieta ma anche espansiva e vivace, aveva anche lavorato in una rubinetteria e ora, con la nuova occupazione, era felice. Perché dunque suicidarsi?
Al contempo la città attende con ansia il ritorno sul ring di San Siro di primo Carnera, il boxeur detto “la montagna che cammina”. E se qualcuno volesse ostacolare questo evento?
Giorni ambigui, fatti di mistero e cupezza, dove ogni azione può essere intrapresa e interpretata in modo diverso e in cui il commissario dovrà agire per trovare una verità oscura e intricata in una matassa i cui nodi non sembrano volersi sciogliere.
Al giallo milanese ambientato nel passato si somma uno stile fluido e magnetico che trattiene e coinvolge tra descrizioni di ambienti e scenari e situazioni che si snodano con rapidità. Forse non il migliore della serie ma un degno nuovo capitolo che ben lascia spazio a ore liete e che dona ai lettori spunti di riflessione e un intreccio ben costruito. Tra presente e passato, tra giallo e mistero, in una Italia che mostra un volto diverso da quello che oggi conosciamo.