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Rancore
 
Rancore 2022-04-11 15:45:49 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    11 Aprile, 2022
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Un rancore che si trasforma in odio profondo.

Ritorna Penelope Spada, l’ex pubblico ministero, in un nuovo giallo di Gianrico Carofiglio. Ecco in sintesi la storia. Un potente primario chirurgo ospedaliero, Vittorio Leonardi, notissimo per bravura e arroganza, viene trovato morto nel suo letto, colpito secondo l’amico e collega dottor Loporto da infarto miocardico. Il defunto, divorziato da anni, si era risposato con una giovane e affascinante star televisiva, Lisa Sensini, e Marina, l’unica figlia, vuole vederci chiaro: teme infatti che il padre sia stato ucciso, date le sue intenzioni di cambiare testamento maggiormente in favore della prima moglie. Penelope è pregata dalla figlia di indagare sulla morte del genitore, dietro congruo compenso, ed inizia contattando e interrogando alcuni personaggi, cominciando dal notaio estensore dell’atto testamentario e sentendo poi la badante, l’amico medico intervenuto dopo la morte, la prima moglie e, infine, la seconda, avvicinata, dopo pedinamenti e peripezie varie, in una palestra. Qui Penelope, pur senza rivelarsi, intreccia un rapporto amichevole con la principale sospettata, con tanto di incontri successivi e inviti a cena. Nel racconto, Carofiglio riporta saltuariamente antefatti accaduti cinque anni prima, quando Penelope era ancora nelle sue funzioni di pubblico ministero, ed era venuta a conoscenza, da una lettera anonima, di misteriose riunioni massoniche in un condominio milanese: riunioni dove personaggi altolocati e potenti della sanità, della magistratura e della politica influivano illegalmente su importanti nomine ai vertici amministrativi. Penelope viene a sapere che anche il professor Leonardi faceva parte della combriccola, anzi ne era uno dei membri più influenti: fa rintracciare il factotum del primario, un infermiere ospedaliero, che prima nega ogni rapporto, poi improvvisamente, messo alle strette durante l’interrogatorio, accusa un malore, cade a terra e muore. Penelope, colta di sorpresa, anche perché il fermo e l’interrogatorio non erano autorizzati, teme un’accusa di omicidio colposo e si dimette dalla magistratura. La narrazione dell’antefatto e delle dimissioni Penelope si sente di confidarle cinque anni dopo ad un caro amico, Alessandro, conosciuto al parco: un’amicizia sincera, incondizionata, anche per l’affinità dei due, accomunati dalla passione per la lettura e da reciproche confidenze.
Sapremo alla fine, colpo di scena magistrale, che il potente barone ospedaliero era stato deliberatamente ucciso da un personaggio fino alla fine insospettabile, che da anni covava un autentico progressivo rancore nei suoi confronti, rancore la cui natura lascio al lettore scoprire.
Tutta la storia è narrata dall’autore con la consueta maestria e precisione, con tempi espositivi perfetti, alternati a digressioni in antefatti esplicativi ed utili per capire la successione degli eventi: proprio dagli antefatti possiamo finalmente comprendere i motivi per i quali Penelope Spada non è più magistrato, una decisione coraggiosa e sofferta che ha inciso e incide sul carattere della protagonista rendendola a volte fragile e rassegnata. Anche se la vicenda narrata coinvolge emotivamente il lettore e lo induce a sospettare del possibile delitto vari personaggi, devo confessare che a volte ho trovato il ritmo narrativo lento, soprattutto nella parte centrale: in certe pagine emerge prepotente il Carofiglio esperto saggista, quando, ad esempio disserta sui vantaggi di una dieta vegana, oppure sulle varie astuzie da mettere in atto durante pedinamenti di soggetti sospettati, o ancora sulle modalità di esecuzione di alcuni complicati esercizi fisici in palestra. Tutte divagazioni legate ovviamente agli incontri di Penelope con altri personaggi della storia, ma esposte con un certo compiacimento professorale, da esperto autore di saggi ed anche, non dimentichiamolo, da consumato opinionista televisivo. Sia ben chiaro: non vuole essere una critica, solo una constatazione che non scalfisce la bellezza della storia e la bravura dell’autore.
Bravura attinta dalla sua attività di magistrato, come afferma in una recente intervista lo stesso Carofiglio: “ Non c’è dubbio che tutto quello che ho imparato sull’umanità e la disumanità sia confluito nei miei libri. Ciascuno di noi è il risultato di ciò che ha fatto, delle esperienze vissute. Penelope ha lasciato la magistratura per un evento tragico, cosa che a me non è capitata, ma la nostalgia di Penelope è anche la mia”. E noi ricorderemo con nostalgia Penelope, una protagonista che forse, come ha affermato lo stesso Carofiglio nell’intervista, non apparirà più in altri prossimi romanzi (speriamo che l’autore ci ripensi).



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Consigliato a chi ha letto...
Altri romanzi di Gianrico Carofiglio, in specie riguardanti Penelope Spada.
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