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Stefano e Ana
«Lo avevano guardato salire le scale, dalle telecamere, e si chiedevano cosa potesse volere da loro un ragazzino. Il casco in mano, il giubbotto aperto su un maglioncino leggero. Informale, ma elegante, scattante, giovane. Aveva esitato un po’ sul pianerottolo, ma questo l’aveva visto solo Oscar Falcone, dallo spioncino.»
Alessandro Robecchi torna in libreria con un’altra avventura dedicata al suo fortunato personaggio Carlo Montessori. Il romanzo che si viene presentando mostra ancora una volta la grande maestria del narratore ed è uno scritto che si presta a una lettura volutamente lenta per godere degli aspetti più intrinseci e al contempo propri di uno scritto che si lascia semplicemente gustare.
“Una annosa questione d’amore”, come direbbe Montessori, è oggetto del narrare. Infatti a essere protagonista è proprio un amore. Tra un ventenne ragazzo della Milano bene di nome Stefano ed una rumena di trentanove anni di bellissimo aspetto e dal nome Ana. Non c’è età che tenga o differenza che esista, i due si amano e tra loro le differenze possibili vengono meno. Che si tratti di anni, ceto sociale, o anche un passato molto da “dark lady” e molto poco da Milano bene. Tuttavia, di punto in bianco, Ana scompare. Di lei Stefano perde ogni traccia. Per ritrovarla decide di rivolgersi alla “Sistemi integrati” che per un effetto catena tirerà in ballo lo stesso Montessori. Man mano che l’opera proseguirà sarà però sempre più evidente come le sorti possano effettivamente cambiare e questo perché forse non esiste speranza alcuna per Stefano e la quarantenne.
Non mancano a colorare queste pagine anche Oscar Falcone e la Cirrielli che arriveranno a far squadra con Ghezzi e Carella che saranno incaricati di condurre una indagine parallela e avente ad oggetto usura, narcotraffico, finanza “malata”, boss delle ombre del vivere quotidiano e al contempo tutto quello che riguarda la faccia oscura della Milano che non è solo luci e abbagli.
Da qui l’ennesima bravura di Robecchi che propone sì un noir in suo perfetto stile ma che riesce anche a far convivere il giallo con la realtà del nostro quotidiano ma anche con le emozioni e le sfaccettature che caratterizzano ogni personaggio.
E potrà mai mancare l’audience, il dramma sfruttato e veicolato? No, certamente no. Ecco allora che entrano in gioco Bianca Ballesi e la presenza a “Crazy love” di Flora in quel che già in passato abbiamo conosciuto come “la grande fabbrica della merda”. Personaggi, ancora una volta, che tornano e che sono strumento perfetto per mostrare al mondo una realtà che non sempre è lucida e/o effetto di un vivere privo di secondi fini.
Il tutto è accompagnato da un ritmo che incalza, che si lascia godere e che porta anche il lettore a riflettere per mezzo di Carlo Montessori. Perché non solo le vicende ma anche le persone e i sentimenti avranno un ruolo determinante in questo scritto che ben mixa amore e mistero. Un titolo che sa essere struggente quanto incisivo nel suo essere un pugno nello stomaco.
«Niente. Solo schiuma. E l’annosa questione dell’amore.»
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com'è possibile recensire un libro e sbagliare ripetutamente il nome del protagonista?