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Un cold case per il vicequestore Schiavone
Manzini torna in libreria a poca distanza dalla sua precedente uscita (“Vecchie conoscenze”), e ammetto di esserne particolarmente felice. La conclusione del precedente romanzo mi aveva lasciato con tante domande a cui speravo di avere una immediata risposta: fortunatamente non abbiamo dovuto aspettare troppo tempo per leggere di Rocco Schiavone e delle rotture che gli si presentano quotidianamente.
In “Le ossa parlano” Rocco indaga su un crimine avvenuto anni prima, un crimine particolarmente efferato, che sconvolge nel profondo non solo il vicequestore. La morte di un bambino è un evento estremamente drammatico, se poi si ipotizza anche la violenza sessuale…
L’intera squadra verrà coinvolta nelle indagini per risolvere il “cold case”: Manzini approfondisce molto ciascun personaggio, ognuno ha i propri problemi, i propri pensieri e desideri. Mi sono sembrati tutti più maturi, più riflessivi, in alcuni casi anche più gentili (e non sono la sola ad averlo notato, anche lo stesso Rocco commenta: “Da quando Alberto frequentava Michela, aveva aperto uno spiraglio al resto dell’umanità, era gentile e a volte affabile”).
In questo romanzo abbiamo un Rocco addirittura più romantico se posso dirlo. Ma è un romanticismo “triste” quello che caratterizza il nostro vicequestore: una tristezza che permea non solo le sue relazioni amorose, ma anche le sue amicizie, i suoi affetti, i suoi ricordi e le sue speranze per un futuro che non potrà esserci (“I figli sono un’ipoteca, ti costringono a chiedere amore per tutta la vita, e spesso non te lo vogliono dare. Diventi un mendicante. Poi sono fragili, delicati, basta un niente e se ne vanno”).
“Le ossa parlano” non ha risposto a tutte le domande che avevo, e sicuramente me ne ha fatte nascere molte altre. Speriamo in una nuova indagine di Rocco a breve, ma, nel mentre, cosa vi posso dire se non “Buona lettura”? :))
“Se devo scegliere direi la natura. Ma quella ha regole troppo dure per gli esseri umani, ecco perché dobbiamo dare la colpa a qualcuno di averla creata.”