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Buonvino e l'anaconda
Torna Walter Veltroni e la sua felice creatura di carta, il commissario Buonvino, ne C’è un cadavere al bioparco, edito da Marsilio. Dopo aver pubblicato Assassinio a Villa Borghese, Buonvino e il caso del bambino scomparso, Walter Veltroni torna a stupirci, raccontando le imprese di un commissario di stanza all’interno della fascinosa Villa Borghese a Roma, ove, in teoria, non dovrebbe mai accadere nulla. Ma …
In questo romanzo Buonvino è alle prese con un cadavere alquanto inusuale: un uomo viene trovato morto all’interno del Bioparco, e più precisamente all’interno della teca che ospita l’anaconda. L’uomo è stato ucciso recidendogli la testa , data in pasto al serpente, e il corpo nudo stritolato, invece, dalla stessa anaconda. Chi ha compiuto un delitto così atroce? E a chi appartengono i resti della povera vittima?
Il commissario è oltremodo terrorizzato, perché è erpetofobico, e quindi prova un terrore atavico verso qualsiasi tipo di rettile; così non sarà facile per lui condurre queste indagini.
L’ambientazione nel bioparco di Roma è , sicuramente, la seconda protagonista di questo libro. Resa con perizia di particolari e precisione assoluta, non si può guardare ad essa se non con accresciuto stupore:
“A quel tempo l’area circostante in origine denominata “campagna” di Villa Borghese, contava dodici ettari, che alla fine degli anni Venti sarebbero arrivati agli attuali diciassette. Hagenbeck aveva sostituito gran parte delle gabbie con dei più accoglienti fossati, nel tentativo di allestire degli ambienti che almeno simulassero, spesso con il ricorso a tecniche scenografiche, l’habitat naturale delle specie ospitate. Allora lo zoo non aveva finalità scientifiche, e neanche educative. Era solo un luogo di spettacolo. “
Il libro risponde bene alle caratteristiche del genere a cui appartiene. La trama è solida e ben congegnata, i personaggi vividamente descritti. Nel complesso una storia dei giorni nostri costruita con sapienza narrativa, che si legge tutta di un fiato.
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sto leggendo il primo di questa serie di gialli di Veltroni, con il commissario Buonvino, e secondo me è apprezzabile, anche se ancora non l'ho finito. Su Assassino a Villa Borghese ho letto un commento di Bruno Izzo, che pur stimando molto l'uomo, il politico, il cinefilo e anche lo scrittore lo dissuade da scrivere gialli, che non è roba per lui.
Ora io posso esprimermi solo per il 50% del primo giallo, che ho trovato a dir poco piacevole, per le descrizioni minuziose della città, per le citazioni letterarie, musicali e cinematografiche, per i cenni storici e non per ultimo per il suo stile.
Tu ne hai scritto bene ma il tuo giudizio quasi non rispetta la tua opinione, cos'è che non ti ha convinto?
Grazie comunque