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La casa di vetro
Loro” è stata una lettura breve ma abbastanza inquietante dove, sotto forma di memoriale, viene raccontata la storia di Margherita, una ragazza che inizia a lavorare come istitutrice in una splendida quanto strana villa, denominata “la casa di vetro”, nella periferia di Roma.
Qui vive una famiglia di origine aristocratica formata dal padre Umberto, la madre Alessandra e una coppia di gemelle di 10 anni, Lucrezia e Lavinia di cui Margherita dovrà prendersi cura.
Seppur ambientato ai giorni nostri, una volta che la protagonista arriva alla villa sembra di trovarsi in un luogo e in un tempo fuori dalla realtà.
In questa casa sin dall'inizio ci sono parecchie situazioni ambigue che lasciano quel leggero brivido di angoscia, le gemelle ad esempio sono praticamente identiche tra loro tanto da risultare difficile riconoscerle persino ai loro genitori.
Le apparizioni sono collegate soprattutto alla presenza di un tempietto che si trova nel parco vicino, dedicato alla dea Ecate e da quel momento la razionalità di Margherita inizia a vacillare.
Le sorprese però non sono finite neanche quando si è arrivati in un crescendo di pathos alla fine del memoriale.
Ed è qui che davanti al lettore si spalanca una porta che lo inonda di luce abbagliante per riportarlo alla verità: un finale più concreto e meno ambiguo di quello che troviamo in “Giro di vite” di Henry James a cui l'autore si è senz’altro ispirato per il suo romanzo.
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