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Pietro e la sua rabbia impotente
Fabrizio Silei, ha lavorato per anni come sociologo, studiando tematiche legate all’identità e alla memoria, il mondo contadino e i suoi riti arcaici, le leggende. Tutte esperienze confluite nel suo libro di esordio, intitolato Trappola per lupi, protagonisti assoluti Pietro Bensi e Vitaliano Draghi. Ora torna in libreria sempre con gli stessi protagonisti in un romanzo intitolato La rabbia del lupo.
Siamo nel febbraio del 1937 e il contadino Pietro con il suo fido amico Vitaliano sono all’opera, fortunato regalo del Conte per il suo compleanno. Ma devono ben presto scappare per dedicarsi ad un caso che si presenta alquanto delicato: un cadavere di un uomo è, infatti, stato trovato alla Certosa, nel convento del Galluzzo:
“il solo palpito di vita nella mole enorme e scura del monastero che si distingueva appena e parve loro irraggiungibile, difeso com’era dalle alte mura perimetrali e issato sulla sommità del monte Acuto, alla confluenza fra l’Erna e la Greve.”
Il morto era:
“Un uomo piccolino, sui quarant’anni, con i baffi e i capelli brizzolati, il naso affilato ed elegante, la bocca contratta in una espressione di dolore”.
Nessuno però sa nulla di lui, e la sua presenza era ignota a tutti i frati presenti. Inoltre nella tasca della sua vestaglia viene trovata una scatola di fiammiferi provenienti da una nota casa chiusa della zona. Che ci faceva un uomo simile in un convento? Che cosa ha da spartire con i frati? Bisogna chiedere lumi al priore del convento, che nel trambusto pare essersi volatilizzato. Ma quando vanno nella sua cella lo trovano:
“seduto con la testa piegata sul petto come se dormisse, con le carte di un solitario disposte di fronte a sé sul piano della scrivania”.
Nella mano destra stringe due carte particolari, due jolly, due carte che:
“secondo il monaco erborista significano veleno”,
e nella cassaforte della sua cella trovano:
“denaro, gioielli, lettere tra il priore e una marchesa”.
Le indagini brancolano nel buio più totale, inoltre il clima di omertà pare regnare sovrano nel convento e sicuramente non aiuta. Riusciranno i nostri protagonisti a sbrogliare una così intricata matassa?
Un romanzo che affonda le radici in un passato ancestrale e popolare. Caratterizzato da una trama solida e da personaggi descritti minuziosamente, diventa, altro che un romanzo potenzialmente giallo, un ritratto fedele e preciso di una epoca, buia, pericolosa, che è il fascismo. Di particolare atmosfera, si nota anche la rabbia e il demone che colpiscono Pietro, impotente di fronte ad indagare delle ingiustizie e dei soprusi che hanno caratterizzato questo momento storico. Infatti Pietro ha:
“L’onda della rabbia, dopo essersi abbattuta sugli scogli della sua anima, si ritrova, il respiro tornava normale, il cuore si svuotava e si riempiva rallentando appena, riprendendo il suo ritmo per affrontare l’ultimo tratto di strada.”
Non c’è tregua e il superamento è ancora lontano. Allora:
“La luce. La luce chiarisce ogni cosa. Eppure sento che c’è tanto buio nell’anima mia.”
Un romanzo storico ben scritto, dalla trama elaborata. Una lettura avvincente e un po’ imponente, da assaporare con lentezza .