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Il Melville romano
Scrivere, fortissimamente scrivere, pur di scampare al fitness: completare un noir, ben congegnato e primo della carriera narrativa. Tanto ha potuto la paura di finire a sudare sul tapis roulant e sotto i pesi.
“Papà, se non scrivi ti segno in palestra!”: per scampare alla sorte iniqua minacciata dalla figlia, Roberto Cimpanelli ha portato a termine la stesura di una fresca storia poliziesca, ambientata a Roma e dintorni. Finora, il neo romanziere si era tenuto alla larga dalla carta stampata, avendo a che fare con il mondo della celluloide. Romano, è stato distributore di film di successo come “Balla coi lupi”, “Dirty dancing”; ha prodotto il debutto di Paolo Virzì (“La bella vita”); diretto “Baciami piccina” nel 2006, Gran Premio del pubblico nel Festival cinematografico di Annecy e dieci anni prima “Un inverno freddo freddo”, con Valerio Mastandrea e Cecilia Dazzi, Nastro d'argento SNGCI al miglior regista esordiente.
Se un particolare si fa subito strada nel romanzo, è la coralità. Pur avendo in primo piano un ex poliziotto, ora libraio nel centro della capitale, il romanzo si distingue per la quantità di personaggi, comprimari, generici e comparse. Un coro di caratteri della Roma attuale e reale: commercianti, insegnanti, professionisti, baristi, giornalai… la gente, i loro tic e luoghi comuni.
Ermanno D'Amore ha lasciato la Polizia dopo una brutta storia, che cerca di dimenticare dandosi al sesso infedele e compulsivo. È venuto alla luce settimino, da mamma americana e padre italiano, anche lui poliziotto. Ed è nato nel Massachusetts, nell'isola di Nantucket, il porto della baleniera Pequod nel capolavoro di Herman Melville “Moby Dick”. Non a caso si fa chiamare Herman.
Altro su Ermanno-Herman si apprenderà tra le pagine, considerata la cura che l’autore riserva al personaggio con cui condivide la passione per la sfida ancestrale alla balena bianca evocata da Melville.
Ermanno apprende dal telegiornale del brutale omicidio nell'elegante quartiere romano della Camilluccia. La vittima? Una persona perbene, riservata, dicono i vicini.All’esordio, il Cimpanelli scrittore racconta una vicenda a tinte forti, se si pensa che già nell'incipit c'è il primo cadavere, conciato da fare ribrezzo, la testa trafitta da un arpione metallico. Era l’avvocato Hernandez, inchiodato alla poltrona preferita da una fiocina da sub, entrata dall’occhio sinistro e uscita dalla nuca. Sangue e materia cerebrale dappertutto.
Al lampo di un temporale estivo, l'anziano dirimpettaio ha scorto un individuo sinistro che lo fissava dall’appartamento di fronte, cappello calcato in testa, capelli lunghi e grigi, forse a treccia, volto bianco che sembra privo di occhi. Sussurra alla moglie: “faccia bianca”, prima di perdere i sensi per un infarto.
Occhiali scuri di notte, berretto bianco di tela, capelli a coda sono anche i particolari dell’individuo che spacca la testa al pappone sorpreso a malmenare una prostituta di colore, nella pineta di Ostia. L’uomo ha colpito col manganello omicida impugnato dal delinquente pensando di levarsi di torno lo sconosciuto incomodo. “Mi ha fatto una carezza in testa, prima di andare via. Una persona gentile”, testimonia la ragazza al commissario.
Sempre ad Ostia, il gestore di un chiosco sul lungomare è ucciso con una fiocina nel cranio: Anzaldi, pedofilo, stupratore di ragazzini, mentre Hernandez era il difensore di un politico stupratore di una ragazzina. Tirando il processo alle lunghe, aveva guadagnato la prescrizione all'imputato, poi trovato annegato a Sabaudia.
“Stanno ammazzando quelli che abbiamo arrestato noi e l'hanno fatta franca con la giustizia”, dice Walter Canzio ad Ermanno. Anni prima, componevano una unità speciale per reati sessuali. D’Amore ha lasciato, Canzo è ancora ispettore. Ha ricevuto da mani anonime due dvd: “Per Walter ed Hermann”. Mostrano il killer dei pedofili in azione, ripreso da una telecamera GoPro.
“I prossimi che farà fuori sono quelli che abbiamo acchiappato noi?”. Nel centro di Roma, tutti i conoscenti di D’Amore commentano il caso. La gente chiama er Fiocina il regolatore di conti in sospeso con la legge... “hanno provato quello che hanno fatto subire alle piccole vittime”, dicono.
La fiocina ricorda pari pari quella impugnata dal capitano Achab nella caccia epica.