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La trasformazione di Flora de Pisis.
Geniale la trovata di Alessandro Robecchi: mettere al centro della storia, e farne una protagonista, l’ineffabile Flora de Pisis, la star della tv commerciale, un personaggio ben noto ai lettori che seguono le vicende di Carlo Monterosso, manager televisivo e investigatore a tempo perso. Flora è conduttrice del programma “Crazy Love”, ideato da un Monterosso poi amaramente pentitosi, un programma che mette in scena cinismo e finte lacrime: Flora, sfruttando gioie e dolori altrui, è diventata la regina dello spettacolo della Grande TV Commerciale (definita da Robecchi “La Grande Fabbrica della Merda”). Orbene, ecco la trovata: Flora viene rapita e portata in un capannone della periferia milanese, opportunamente attrezzato. I rapitori sono due strani personaggi: uno è Corrado Stranieri, efficiente dirigente d’azienda, colto, curiosamente interessato a tutto ciò che lo circonda, innamorato da giovane di nuovi movimenti letterari (surrealismo francese, prima metà del ‘900), l’altra è Caterina, commessa in un negozio di dischi. Corrado, con trucchi contabili, ha messo da parte un bel gruzzolo, e, una volta pensionato, si dedica al suo piano folle. Un piano che nasce dal suo carattere anticonformista e dall’attrazione che ha su di lui il surrealismo con i suoi esponenti di spicco (Apollinaire, Bréton, Aragon, Rimbaud, Mallarmé, per citarne alcuni, senza dimenticare Freud e Marx…) e soprattutto con il suo preferito, Robert Desnos, poeta raffinato, entusiasta della gioia di vivere e della libertà, fiero oppositore della nascente dittatura nazista e perciò internato in un campo di concentramento, ove morirà proprio nei giorni della liberazione. Quello che chiedono infatti i sequestratori è un’ora di trasmissione a reti unificate, senza interruzioni, tutta per Flora. Cosa dirà è un mistero. Tutto il romanzo è una schermaglia tra sequestratori e investigatori dell’azienda (Monterosso in prima fila), fino all’accettazione: Flora si esibirà, stampa, media e TV sono in fibrillazione, l’attesa per lo spettacolo diventa spasmodica, non si parla d’altro.
Arriva la grande serata, ma la polizia, seguendo un indizio, è già appostata nei pressi del capannone, pronta a intervenire. Flora appare, la sua ora inizia, ma, ecco la sorpresa: la sua è un’appassionata rivisitazione della vita di Robert Desnos, recitata e rivissuta con sincera commozione. I versi del poeta sono bellissimi e coinvolgenti, la didascalia finale è un omaggio alla memoria del poeta e un ringraziamento alla star della TV: “senza Flora tutto questo non sarebbe stato possibile, a lei i nostri ringraziamenti e le nostre scuse”.
Un bacio sulla guancia a Corrado Stranieri, Flora esce dal capannone eludendo la polizia, va in un bar e chiede soccorso. Tutto è finito, i sequestratori riescono a dileguarsi, solo il regista dello spettacolo, temendosi riconosciuto, si suiciderà.
Robecchi è abilissimo nel preparare, capitolo dopo capitolo, il colpo di scena finale, un appassionato ricordo di un grande poeta, ed è altrettanto abile nel descrivere le camaleontiche trasformazioni di Flora, da star della TV spazzatura a grande e coinvolgente interprete della vita di un grande poeta del surrealismo, e successivamente, alla fine del romanzo, il ritorno di Flora a recitare, come se niente fosse, la solita commedia delle lacrime e dei finti sentimenti. Ma Robecchi ci dice che Flora sa essere anche altro: lo dimostra l’inaspettato e commovente bacio d’addio a Corrado Stranieri, l’uomo che ha saputo piano piano, giorno dopo giorno, “sedurla” e trasformarla.
Un romanzo da centellinare capitolo dopo capitolo, anche per gustare le citazioni di brani delle poesie di Robert Desnos, un autore forse poco conosciuto dal grande pubblico ma capace, e non è poco, di sacrificare la vita per difendere fino all’ultimo gli ideali della sua vita: il coraggio, l’amore e la libertà.