Dettagli Recensione
Arcadipane
«Ecco cos’è invecchiare: non avere più tempo per diventare bravo a fare niente.»
Con “Le bestie giovani” Davide Longo ci porta nella periferia torinese dove, in una mattina come tante, vengono ritrovate delle ossa. Sono dieci cadaveri e il comando incaricato non esita un attimo ad attribuire la paternità di questi a resti della Seconda guerra mondiale. Tuttavia, Arcadipane non è sicuro di quanto affermato da loro e continua a indagare. Troppe sono le circostanze che lo portano a dubitare, prima tra tutte ma non meno importante, quell’operazione chirurgica che si evince essere stata effettuata su un femore di un corpo e che certamente non può attribuirsi al periodo storico di riferimento.
Da qui torniamo indietro nel tempo, in un perfetto alternarsi tra presente e passato, tra fatti risalenti agli anni Settanta e altrettanti relativi al ritrovamento. Arcadipane con la sua squadra conducono tra le fila di queste nebbie e con rapidità l’opera giunge al suo compimento.
«Tutta gente che non ha capito l’unica cosa che c’è da capire: la vita è quello che si vede, al massimo quello che si fa. Nient’altro.»
Ha inizio da queste brevi premesse l’opera di Longo. Si tratta di uno scritto ben articolato, di facile lettura e ben strutturato nella sua forma. I personaggi arrivano per le loro caratteristiche peculiari e non mancano di coinvolgere il lettore. Quello che convince soltanto in parte è lo stile narrativo. Va bene la caratterizzazione dei personaggi ma personalmente non prediligo una penna troppo semplicistica e avvalorata di parolacce nel suo estrinsecarsi. Chiaramente una scelta voluta per rendere più appetibile il titolo e per renderlo più fruibile e concreto ma nella mia modesta impressione questo ha fatto perdere di intensità al componimento e al suo sviluppo che quindi si lascia apprezzare ma che non conquista completamente.