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Teresa Battalia, un'eroina da tragedia greca
E’ il quinto romanzo di Ilaria Tuti incentrato sulla figura, unica e straordinaria, di Teresa Battaglia, commissario di polizia che sembra ricordare certe eroine della tragedia greca. Non è un personaggio di facile lettura la nostra protagonista, una donna speciale, coraggiosa e nel contempo fragile, rocciosa e testarda, capace, nonostante un passato lacerante, di momenti insospettati di tenerezza e di abbandono. Nella storia, assai complessa e non semplice da seguire e interpretare, Teresa è contrapposta a Giacomo Mainardi, un sadico serial killer, dal passato tormentato e dalle capacità artistiche (compone mosaici) notevoli: ha avuto un’infanzia difficile, nato con una malformazione della gabbia toracica, il cosiddetto pectus excavatum, una anomalia congenita che ne minerà la salute e dalla quale, trascurato da un padre violento e indifferente, si libererà con un tardivo intervento chirurgico. Le due figure principali vengono in contatto, preda e cacciatore, ma verrà a stabilirsi nel contempo una sorta di complicità. Mainardi è inconsciamente attratto dalla fragilità di Teresa, Teresa vuole capire a fondo le motivazioni che spingono il killer al delitto, leggergli nella mente, sondare la sua complessa personalità, e per questo si attira critiche e incomprensioni da parte del diretto superiore, un uomo duro, insensibile, che ritiene Teresa una bizzarra sognatrice, lontana dalla evidenza dei fatti. Teresa è una donna ferita, trattata con violenza da un marito che la riempie di botte, fin quasi ad ucciderla, accusandola di tradirlo: incinta, perderà anche suo figlio, ma le sofferenze sembrano renderla più forte, capace di comprendere le situazioni più atroci, di ricostruire e interpretare storie aberranti, consapevole che “ anche nel cuore del peggiore assassino c’è qualcosa da salvare”.
Il romanzo corre su tre piani temporali: l’oggi, con la prigionia del killer e la sua fuga dall’ambulatorio del penitenziario, ventisette anni prima con la scoperta dei primi delitti, l’inizio delle indagini e le vicende dolorose di Teresa, e infine un balzo nel IV secolo ad Aquileia, avamposto militare romano a difesa delle incursioni barbariche ed epicentro propulsore del cristianesimo in Europa (qui giunsero i primi cristiani dal lontano Egitto) , sede anche di una vasta e famosa area archeologica e di una altrettanto famosa Basilica patriarcale e dei suoi celebri mosaici. Perché proprio Aquileia? Perché proprio qui il serial killer riesce a manomettere mosaici preziosi, sostituendo alcune tessere con frammenti di ossa prelevati dalle vittime assassinate. Ma la Tuti racconta anche la storia di un condottiero romano, Claudio, alle prese con i barbari, ed i riti esoterici relativi alla dea Iside e la loro connessione con i primi cristiani qui giunti dall’Egitto e da Roma ritenuti eretici.
Non è facile seguire tutta la storia nella sua complessità, anche per i frequenti salti temporali, e la complessità degli eventi narrati, ma l’autrice ne smorza le asperità con stile preciso, immaginifico, sia nella descrizione di crude scene di morte che nel racconto quotidiano della vita e nel soffermarsi più compiutamente sul rapporto tormentato e sofferto tra il killer e Teresa. I riferimenti storici su Aquileia sono preziosi e contribuiscono a rendere interessante la storia, quasi avvolgendola in un alone misterioso.
Il romanzo si lascia leggere con piacere e curiosità ( e qualche perplessità), soprattutto da chi riesce ad immedesimarsi con la protagonista, Teresa Battaglia, una donna alla soglia della pensione, apparentemente distrutta ma che sembra rinascere dalla cenere trasformandosi in fuoco inestinguibile.