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Un pericoloso scherzo a lieto fine.
E’ indubbiamente un bello scherzo quello giocato al maestro Crispini Fiorentino, uno dei personaggi bellanesi più miti, ligi al dovere, incapace di far del male neppure ad una mosca. Siamo negli anni ’30 del secolo scorso, a Bellano ci sono il maresciallo dei carabinieri Maccadò, la milizia fascista che controlla tutto e provvede che tutto proceda secondo i dettami del regime, oltre alla consueta fauna variopinta degli abitanti del borgo. Il fatto è presto detto: il Dopolavoro indice un concorso letterario, il Crispini è tentato e dopo qualche esitazione si getta nella mischia e compone un alato “Carme Italico” in endecasillabi , inneggiante alle virtù degli italici lavoratori. Solo che una compagnia di bricconi invia alla giuria a nome del Crispini un componimento infarcito di insulti e minacce. Apriti cielo! Il povero Crispini, inconsapevole, viene arrestato dalla milizia, trasferito a Como e imprigionato. Si allertano i carabinieri, si cercano complici, si teme un attentato. Tutto però è bene quel che finisce bene: l’autentica lettera con il componimento originale viene ritrovata sul fondo di una cassetta postale e fatta pervenire alla giuria del concorso, i carabinieri chiudono un occhio sui veri colpevoli, oppositori del regime ed etichettati come “ignoti”, il Crispini è rilasciato e torna a casa trasformato dalla brutta esperienza passata. Rivede le sue idee politiche, il suo ossequio verso chi comanda al momento perde colpi, si chiude in sé stesso. Al punto tale che, quando riceverà una lettera dal Dopolavoro come probabile vincitore, la rinvierà al mittente affermando che non è indirizzata a lui ( il nominativo infatti è quello dello pseudonimo - Apollinare D’Astici !- da lui stesso indicato all’inizio dell’avventura letteraria).
Il romanzo, come gran parte delle opere di Vitali, si legge d’un fiato, forse anche per i capitoli pur numerosi (95) ma brevi, collegati tra loro come vagoni di un lungo treno e l’autore lo sa fare con rara maestria collegando sapientemente frasi o battute. Lo stile come sempre è scorrevole, con qualche espressione dialettale, i personaggi secondari, con i loro stravaganti nomi e cognomi, sono come al solito ben azzeccati. Peccato che a metà romanzo si intuisca già come andrà a finire la storia, togliendo quel po’ di suspense che suscita un finale inatteso. Ma anche i personaggi di secondo piano con i loro intrallazzi e le loro vicende burlesche rendono tutta la storia sempre piacevole.
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